E’ stata una settimana nera per l’Emilia Romagna, dove in pochi giorni si sono verificati ben cinque. L’ultimo, quello di Cecilia Hazana, 34 anni, colpita violentemente a morte dal suo ex Mirko Genco, 24enne residente a Parma e venditore porta a porta.
L’omicidio di Cecilia è avvenuto in un parco pubblico fra via Patti e via Melato, vicino all’ex Polveriera. L’uomo era figlio di una donna vittima di femminicidio.
Mirco Genco già il 5 settembre era stato arrestato per atti persecutori nei confronti della vittima. Scarcerato il 6 settembre, era sottoposto sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento.
Il 10 settembre era stato nuovamente arrestato per violazione alla misura del divieto di avvicinamento, violazione di domicilio e ulteriori atti vessatori, ottenendo il 23 settembre gli arresti domiciliari sino al 4 novembre, giorno in cui è decaduta la misura cautelare per la sopraggiunta sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Reggio Emilia il 3 novembre a 2 anni di reclusione con pena sospesa.
Ed è proprio su questo aspetto che durante il presidio organizzato domenica sul luogo dell’omicidio da Non Una Di Meno, Nondasola e Donne in Nero al quale hanno partecipato molte persone, erano diverse le grida di denuncia per una Giustizia che non avrebbe saputo proteggere Cecilia: “Cecilia è stata uccisa due volte, dall’orco e dalla Giustizia che non l’ha protetta”.
Genko era diventato per Cecilia un vero e proprio stalker: si nascondeva spesso nei garage del palazzo di via Melato dove abitava Cecilia con la mamma e il figlioletto. Si appostava per ore e per giorni e appena la donna usciva o entrava lui saltava fuori e la importunava.
Appostamenti che hanno necessitato dell’intervento delle forze dell’ordine più volte. Ma non è stato abbastanza.
L’uomo non era in carcere e ha ucciso Juana Cecilia Hazana.
nsr
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