Martiri del 7 Luglio, la proposta di Eboli di un incontro con i famigliari di tutte vittime spacca la sinistra reggiana

La proposta di Marco Eboli (leggi qui), figlio di Paolo, poliziotto ferito durante gli scontri del 7 luglio del 1960 durante i quali morirono i manifestanti Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri e Afro Tondelli trova gelo a sinistra, dove fra le numerose repliche sui social emergono dure critiche alla proposta di Eboli, appelli per un processo che identifichi una volta per tutte i responsabili di quelle tragiche morti e l’amarezza per una mancata verità anche quando al Governo c’era il centrosinistra.

Paolo Eboli

Fra questi Gianni Tasselli (ex Segretario Rifondazione Comunista): “Prima si rifaccia il processo e si capisca chi sono i responsabili… Il centrosinistra non ha mai voluto fare niente. Da Rifondazione Comunista abbiamo sollecitato fin da quando eravamo al governo, ma il PD è sordo. Capisco che ci sia chi non vuole fare emergere la verità, ma penso che la verità vada detta sempre, anche se è scomoda. Perchè la verità è rivoluzionaria, di suo”.

Dello stesso avviso Alessandro Fontanesi (ex segretario Comunisti Italiani) che rincara la dose interpretando la proposta di Eboli come una provocazione politica: “Puntuale come il fastidioso caldo di luglio, non si fa attendere la solita provocazione su quanto avvenne il 7 luglio 1960 a Reggio Emilia. Non casualmente che siano proprio i nostalgici di Salò e del Movimento Sociale a reiterarla con cadenza periodica. Guardacaso proprio il partito che, col suo sostegno in parlamento, diede vita al quel governo Tambroni “protagonista” della mattanza di piazza di quei giorni. Genova, Licata, Roma.
Lo sterile appello affinché “si ricordino tutte le vittime” non solo è moralmente degradante, ma ancor di più fuoriluogo e fuori tempo. Perché a Reggio Emilia le vittime sono state 5, morte ammazzate dalla polizia di Scelba, morte ammazzate durante una pacifica manifestazione. Altro che “non autorizzata”. Di non autorizzato era la violenza di chi, preposto all’ordine pubblico, ha iniziato invece a sparare su manifestanti inermi e soprattutto non armati.
Pretendere rispetto con la provocazione è stomachevole, lo è ancor di più facendosi beffa di 5 morti innocenti. Erano comunisti. Tanto basta per fare propaganda dopo 60 anni”.

Ma c’è un’altra sinistra reggiana, iscritta o simpatizzante dell’Associazione “Porto Franco” guidata dall’ex Assessore PD Franco Corradini e che sulla pagina facebook intercetta 3.250 like, che replica con un’apertura circa la lettura di quei fatti 60 anni dopo e con un’autocritica: “Marco Eboli chiede a tutti i protagonisti una rilettura dei fatti del 7 luglio 1960. Senza concessioni e giustificazionismi per chi ha sparato e ucciso 5 persone è giusto ripercorrere quegli anni segnati da violenze e intolleranza di cui anche il padre di Eboli fu vittima. Violenze e intolleranza che non erano giustificate e che videro protagonista attiva anche parte della Sinistra. Dopo 60 anni la sfida di una lettura più complessiva non è un arretramento rispetto ai valori della Sinistra, ma un atto di coraggio che può aiutare, pur nella diversità, a considerare il confronto sui fatti storici, anche i più dolorosi, un fatto normale.
Francesco Guccini in una sua recente intervista raccontava che aveva letto i libri del fascista Pisanò che lo avevano aiutato a capire un pezzo di storia italiana ai tempi della Resistenza e del dopoguerra. Interessanti, diceva, ma lui continuava ad essere dalla parte dei partigiani.
Giustamente, diciamo noi, arricchito, però, da una lettura senza pregiudizi della storia”.

nsr