Vicecomandante della Municipale di Montecchio ai domiciliari per concussione, abuso d’ufficio, peculato, truffa e mobbing

Brillante operazione della Procura reggiana (ndr, titolare dell’inchiesta la Dott.ssa Valentina Salvi) e del Carabinieri di Reggio Emilia che ha portato i Carabinieri della Compagnia di Castelnovo ne’ Monti a dare esecuzione a due misure cautelari nei confronti di Fabbiani Tito, 56 anni e Pallai Annalisa, 46 anni, entrambi appartenenti al Corpo di Polizia Municipale dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza, il primo Vicecomandante del comando di Polizia di Montecchio.

Tutto ha origine a una serie di esposti anonimi, il primo inviato nel novembre 2017, nei quali venivano descritte le condotte dei due indagati. La Procura (nella foto a fianco il pm Valentina Salvi) non ha sottovalutato le segnalazioni e, grazie anche al prezioso impregno profuso dai Carabinieri attraverso accurate e faticose indagini, sono emersi gravi indizi di copevolezza circa le condotte criminose concretizzatesi in delitti di concussione, abuso d’ufficio, peculato, omessa denuncia, truffa aggravata ai danni dello Stato e mobbing.

Diversi comportamenti oggetto della corposa indagine perpetrati per circa 10 anni.

In particolare è emerso che gli indagati, abusando della loro qualità di Pubblici Ufficiali, hanno indotto un noto imprenditore della Val d’Enza a concedere loro in comodato gratuito (utenze comprese) un’abitazione in San Polo d’Enza. Gli operanti hanno altresì accertato che il Vicecomandante ha utilizzato un’autovettura Mazda Cx3, acquisita dall’Unione come mezzo di servizio, per scopi personali, in modo esclusivo e continuativo, con ingente danno patrimoniale arrecato alla P.A.. E’ inoltre emerso un consolidato quadro di comportamenti illeciti posti in essere durante il servizio quali pause non autorizzate, accudimento di figli minori anche nel luogo di lavoro e addirittura assenze ingiustificate.

Ma l’aspetto che man mano ha assunto contorni inauditi è il massiccio ricorso del Vicecomandante Fabbiani alle pratiche del mobbing e del bossing nei confronti di dipendenti e collaboratori, che si estrinsecavano in una serie estenuante di vessazioni psicologiche e maltrattamenti con aggressioni verbali, obblighi di prestazioni non rientranti nelle mansioni di servizio, richieste di delazione nei confronti di colleghi e altre nefandezze, sotto la costante minaccia, se non avessero ottemperato alle sue richieste, di essere assegnati a turni di lavoro meno favorevoli o sottoposti a procedimenti disciplinari o ancora di vedere negate le proprie richieste in materia di ferie, permessi e orari di servizio. Un vero e proprio “sistema di potere” basato su minacce, umiliazioni e demansionamenti che si perpetuava sin dal 2010 che che vede vittime circa 10 persone (nella foto sopra il Colonnello Buda, Comandante Provinciale dei Carabinieri)).

Dai testimoni sentiti è emerso che lo stabile del comando della Polizia Municipale era definita “Casa Fabbiani”, proprio perchè il Vicecomandante e la Pallai utilizzavano il comando come una vera e propria casa dove veniva accudita anche la figlia di pochi mesi. Addirittura una volta arrestato un uomo gli sarebbe stato detto di non fare confusione per non svegliare la bambina che dormiva.

Sulla base della notevole mole di risultanze acquisite il GIP presso il Tribunale di Reggio Emilia, dott. Luca Ramponi, su richiesta del P.M. Dott.ssa Valentina Salvi, ha applicato nei confronti di Fabbiani Tito la misura della custodia cautelare in regime di arresti domiciliari e di Pallai Annalisa la misura della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio per mesi sei. I provvedimenti sono stati notificati agli indagati nella mattinata del 16 luglio 2018.

I sindaci dei comuni della Val D’Enza da cui dipende il Corpo di Polizia Municipale dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza non sapevano nulla? Non si sono mai accordi di alcunché? Cos’hanno fatto? “Per il momento non possiamo rispondere”, ha detto la Salvi.

Le indagini proseguono. La vicenda potrebbe risultare ulteriormente più complicata e grave di quanto emerge allo stato attuale.

Marina Bortolani, @nextstopreggio

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Pubblichiamo di seguito integralmente il comunicato del Presidente dell’Unione Val d’Enza, Paolo Burani, sulla vicenda relativo alla recente notizia sopra riportata, ricordando che fanno parte dell’Unione val D’Enza i seguenti comuni: Bibbiano, Campegine, Canossa, Cavriago, Gattatico, Montecchio Emilia, Sant’Ilario d’Enza, San Polo d’Enza e la Provincia di Reggio Emilia.

“Con riferimento alla notizia di arresto degli operatori della Polizia municipale della Val d’Enza, Tito Fabbiani e Annalisa Pallai, appresa in mattinata dalla Conferenza stampa dei Carabinieri di Castelnovo Monti, dichiaro a nome di tutti i Sindaci della Val d’Enza il pieno sostegno all’operato delle Forze dell’Ordine e della Magistratura.
Siamo indignati nell’apprendere i capi d’accusa a carico degli operatori Fabbiani e Pallai componenti del nostro comando di Polizia municipale. La gravità delle accuse ci porta ad essere fermi nel dire che ci auguriamo che sia fatta luce su tutto, e che si proceda in modo rapido e senza sconti a nessuno.
È nell’interesse dell’Ente e della Comunità fare assoluta chiarezza sull’operato delle persone coinvolte, al fine di salvaguardare il lavoro di tanti altri dipendenti pubblici dei Comuni e dell’Unione, in primo luogo gli agenti della Polizia municipale, che ogni giorno operano sul territorio con impegno e dedizione per la sicurezza delle persone, lavorando con diligenza, rispetto dei cittadini e delle Istituzioni, e in piena osservanza delle norme. Fatti come questo rischiano di porre in cattiva luce gli importanti servizi ogni giorno messi a disposizione della Comunità, ed è assolutamente necessario allontanare tutti quelli che non vivono il servizio pubblico come servizio alla Comunità, ma lo usano per secondi fini.
Pur non essendo al corrente nel dettaglio dei capi d’accusa , gli Uffici dell’Unione hanno fornito nei mesi scorsi il massimo supporto agli organi inquirenti, al fine di fare luce su eventuali illeciti. A partire dalla fine del 2017 sono stati forniti copie di atti, fascicoli, tabulati sulle presenze, atti amministrativi, ed ogni altro documento utile a fare luce in generale sull’organizzazione del Servizio ed in particolare sul comportamento dei dipendenti in questione.

Dallo scorso aprile, pur non avendo informazioni in merito alle indagini né elementi giuridicamente rilevanti per sospendere dal Servizio gli Agenti in questione, ma volendo comunque adottare possibili misure cautelari, la Comandante, Cristina Caggiati, ha provveduto collocandoli a riposo in attesa degli sviluppi.
Successivamente, nel mese di maggio, è pervenuta la richiesta di revocare ad entrambi i dipendenti l’arma d’ordinanza. Sempre a scopo cautelativo, non essendo il dipendente in servizio in quanto collocato a riposo come sopra esposto, la Comandante – oltre a revocare l’arma come disposto – ha predisposto nei confronti di Fabbiani la revoca di nomina quale Vicecomandante.
La notizia di reato appresa in mattinata consentirà di provvedere con atti di maggiore forza per sanzionare le condotte illecite molto gravi che hanno portato all’arresto, secondo le modalità previste dal Contratto di lavoro degli Enti locali, fino al possibile licenziamento.
Valuteremo inoltre la possibilità di costituirci parte civile per i danni ricevuti dall’Ente a seguito dei comportamenti illeciti perpetrati dai due dipendenti.
L’approfondita indagine svolta dalla Magistratura e dai Carabinieri, se da un lato evidenzia condotte individuali riprovevoli, dall’altro evidenzia il funzionamento regolare di tutti i servizi ed il corretto comportamento di tutti gli altri dipendenti, ai quali va il sostegno dell’Amministrazione e l’incoraggiamento a proseguire nell’importante lavoro quotidiano a servizio della comunità”.