Via Paradisi, Federico Amico, Stefania Bondavalli e Roberta Mori: “Progetto necessario”

«Il progetto “902 / abitare solidale” del Comune di Reggio Emilia, cofinanziato dalla Regione, è un’opportunità importante quanto attesa dalla cittadinanza». Non hanno dubbi i consiglieri Federico Amico (ER Coraggiosa), Stefania Bondavalli (Bonaccini Presidente) e Roberta Mori (PD), che ieri hanno incontrato il Comitato dei cittadini di via Paradisi. «Il degrado abitativo e sociale che da decenni investe una rilevante parte del patrimonio abitativo pubblico e privato della zona urbana in prossimità della stazione, ha danneggiato fortemente prima di tutto i proprietari e i residenti, nonché l’attrattività, la sicurezza e la coesione della città intera».

«Senza sicurezza e un’efficace rigenerazione urbana – proseguono i consiglieri di maggioranza – perdono tutti. La riqualificazione anche abitativa è la strada giusta per salvaguardare le persone residenti oggi e domani in via Paradisi e il progetto comunale, a consumo zero di suolo, ha le carte in regola per rendere davvero vivibile questa zona, restituendo il senso di accoglienza che è proprio delle nostre comunità».

L’intervento, che prevede la realizzazione di alloggi popolari e di abitare sociale, secondo Amico, Bondavalli e Mori è «estraneo a logiche immobiliariste e prevede, oltre al condominio identificato, la riqualificazione di molte aree a uso pubblico. La definizione operativa del progetto, al tempo stesso, non può che essere partecipata nell’interesse di ciascuno e di tutti. Ha fatto bene il Comune, subito dopo la fase di manifestazione di interesse nella quale era necessario e urgente reperire i finanziamenti ad aprire il dialogo e il confronto con le persone interessate, ora c’è tutto il tempo di recepire le diverse esigenze dei proprietari trovando soluzioni adeguate ad ogni situazione, senza ledere i legittimi diritti di nessuno».

Con un richiamo alla sobrietà e alla correttezza nel linguaggio: «I toni accesi, nonostante la legittima preoccupazione dei cittadini che in questa fase hanno vissuto un difetto di comunicazione, devono però ripristinare espressioni corrette. Fare riferimento a processi di “sostituzione umana”, che richiamano scenari terribili, alimenta una lettura distorta e fuorviante, mentre l’intervento in quell’area è fortemente richiesto dai cittadini stessi. Gli strumenti ci sono e vanno calibrati sulle singole richieste. Noi siamo disponibili a dare una mano al percorso progettuale e di coinvolgimento attivo della cittadinanza. Siamo certi – concludono – che Reggio Emilia, conosciuta come “Città delle persone” e per la qualità innovativa di tanti progetti di rigenerazione, sarà la prima a cercare risposte concrete alle inquietudini dei proprietari, agli interessi in campo e alle necessità di vivibilità dei quartieri».

Vincenzo C.