“Via Foscato da 26 giorni al buio, altro che ‘sportelli’ di quartiere”: la denuncia di Alessandro Fontanesi

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Oggi inizia il ventiseiesimo giorno di buio in via Foscato. Avete letto bene, 26.

Fa sinceramente sorridere la propaganda dello “sportello” che verrà aperto una volta a settimana in quartiere, come annunciato alcuni giorni fa sulla stampa locale. Guardacaso proprio ora che ci sono le elezioni. Solo un caso, si. La situazione del Foscato è piuttosto “critica”, non da oggi, nonostante i continui solleciti della presidente del Centro Sociale, nonostante le segnalazioni, spesso ignorate, alle istituzioni ed anche agli organi d’informazione.

La vicepresidente della regione, quella ecologista, femminista, ista, ista e tanto altro, è venuta al Foscato lo scorso 31 maggio, accompagnata dai vari funzionari “del partito” prestati alle varie associazioni del territorio e da allora al Foscato si sono contate una ragazza accoltellata, un uomo aggredito e morso alla spalla, tre auto a cui sono stati rotti i vetri nel parcheggio di via Campobasso. Spaccio pressoché quotidiano e più volte segnalato, con “protagonista” un “residente” arcinoto alle forze dell’ordine, sempre quello, ma non si può dire l’origine perché si è razzisti. Quasi ogni sera ci sono interventi di polizia o carabinieri, quando non addirittura l’ambulanza.

Da oltre tre mesi il murales delle partigiane e dei partigiani del Foscato è al buio ed i cui due lampioni sono “fulminati”, spenti, al buio. 

Come al buio è via Foscato ormai da un mese, il problema sarebbero i cavi “inglobati” negli alberi e pertanto non si può intervenire. Quindi se ne deduce che si potrà andare avanti così. Magari se l’illuminazione pubblica fosse stata ucraina, probabilmente ora ci si vedrebbe fino in capo al mondo. 

A questo punto i casi sono due, o quello che viene annunciato (in ritardo tra l’altro) è solo propaganda, o la vicepresidente della regione ha preso male gli appunti, nonostante gli iperbolici stanziamenti milionari annunciati e che nulla servono per ciò che avviene al Foscato ogni giorno, anche conseguenza di politiche abitative senza criterio. 

Altro che sportelli, quando il Foscato si chiamava “villaggio” gli abitanti si occupavano del quartiere, consapevoli che le istituzioni li supportavano non appena c’era un problema. Mentre oggi il Foscato è diventato il ricettacolo di vari “problemi” che le istituzioni, qui, pensano forse di nascondere, come si suol dire, sotto il tappeto.

Alessandro Fontanesi – Reggio Emilia