“Veglia anti-omofobia, cavallo di Troia della rivalutazione del peccato”. Corsini (Gruppo di Riparazione) striglia il Vescovo

Veglia anti-omofobia e preghiera di riparazione: domenica 20 maggio ore 21.00 si svolgeranno in città due iniziative alle quali parteciperanno diversi cattolici reggiani. 1) “La verità vi farà liberi: per il superamento dell’omofobia, della transfobia, e di ogni intolleranza” è la serata organizzata nella parrocchia di Regina Pacis dal parroco Don Paolo Cugini. 2) “S. Rosario di Riparazione per la veglia “omoereticadella parrocchia di Regina Pacis” è l’iniziativa che si svolgerà contemporaneamente davanti alla casa del Vescovo, organizzata dal “Gruppo di preghiera di riparazione 20 maggio” creato specificatamente per l’occasione. Intanto il Vescovo di Reggio Emilia S.E. Massimo Camisasca ha diffuso una lettera illustrando le ragioni che lo spingono a partecipare e sostenere la veglia organizzata a Regina Pacis (leggi qui). Argomentazioni che lasciano perplessi il Gruppo di preghiera di riparazione 20 maggio.

NextStopReggio ha intervistato Alessandro Corsini, fra gli organizzatori del gruppo di preghiera di riparazione.

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Alessandro, come e perchè avete organizzato la veglia di riparazione del 20 maggio sotto la casa del Vescovo?

Per riparare il tradimento dei pastori della Chiesa che dovrebbero condurre le pecorelle a Cristo sulla via della verità, al fine di capire ciò che è bene e ciò che è male, in primis verso le persone con una tendenza: noi preghiamo per la conversione di queste persone. La necessità della nostra preghiera nasce inoltre dopo aver scoperto della partecipazione del Vescovo di Reggio Emilia a diversi passati incontri organizzati dal gruppo di Don Cugini, parroco di Regina Pacis. Conoscevamo già Don Cugini e avevamo ben presente il carattere anti-magisteriale di ciò che veniva insegnato e dichiarato in quelle riunioni, tanto che già l’anno scorso avevamo informato il Vescovo di quegli incontri.

E il vescovo cosa fece?

Il Ponzio Pilato: se ne lavò le mani. Anzi, partecipò appunto ai loro incontri e noi lo apprendemmo dal blog di don Cugini che riportava le parole del Vescovo, il quale se ne guardava bene dall’ammonire queste persone dal loro peccato mortale insegnando la via della castità, cioè la strada che la Chiesa ha sempre insegnato. Il Vescovo ha invece utilizzato i soliti termini: accoglienza, apertura, incontro… un insieme di parole che nascondono al loro interno il cavallo di Troia della rivalutazione di un peccato, facendolo entrare dentro la Chiesa come qualcosa non solo di accettabile, ma addirittura quasi auspicabile, di normale.

Il problema quindi quale sarebbe?
Il problema è che è una bestemmia, perchè nel Catechismo della Chiesa cattolica il peccato contro natura grida vendetta al cospetto di Dio. Si tratta di uno dei più gravi peccati in assoluto.

Il Vescovo nella sua lettera scrive: “… il Catechismo della Chiesa Cattolica invita all’accoglienza verso tutti e assieme alla strada della castità, che certamente non può essere imposta, ma deve essere proposta a ognuno”.

Innanzitutto qui c’è un errore enorme di fondo. Va chiarito il concetto di “imporre” rispetto a quello del “proporre”: i comandamenti devono essere proposti dalla Chiesa? Dio che fine ha fatto? Si ha la percezione che un peccato fa male a Dio prima di tutti? E’ sbagliato e falso che la Chiesa debba proporre e non imporre: la Chiesa ha sempre imposto, perchè la verità si impone sull’errore.

Detta così può avere il sapore di un’imposizione dal sapore arrogante.

Assolutamente no. Perchè non lo si fa in maniera dispotica e arrogante, ma per la salvezza delle anime.

La critica principale che vi viene rivolta è quella di eccessivo integralismo cattolico.

Magari! La verità deve essere assunta in quanto verità “integralmente”, eppure oggi il concetto di integralismo cattolico viene visto come un qualcosa di pericoloso. Perchè la verità è pericolosa per questo mondo? Se ci fosse la verità non ci sarebbero i milioni di errori che vengono spacciati per verità. L’Arcigay, che sarà presente in prima fila sventolando la berretta del Monsignore come trofeo, promuove il libero sesso contro natura. Come si può quindi andare a “proporre la castità” (come dice il vescovo) a chi lotta per liberalizzare una cultura sodomita? Sarebbe come andare al festival delle conigliette di Play-Boy a proporre di essere casti e puri.

Nella sua nota S.E. Camisasca cita e sostiene l’impegno di courage (ndr dal sito courageitalia.it: “Courage è un apostolato della Chiesa Cattolica che offre accompagnamento spirituale alle persone con attrazione per lo stesso sesso ed ai loro cari”).

Sì, ma lui si rende conto che non sta andando a un incontro di courage? Dovrebbe aver presente che sta andando invece a un gruppo guidato da Don Cugini, che a sua volta si riferisce al progetto Gionata che è il portale di cristiani lgbt il cui progetto, dalla pagine del loro sito, ha presenti anche immagini blasfeme. Camisasca, furbescamente, non ha citato il portale Gionata.

Cos’è quindi a vostro avviso la veglia organizzata da Don Cugini?

La veglia è a nostro avviso una veglia eretica, un cavallo di Troia per far entrare l’omosessualità dentro la Chiesa.

Alla veglia a Regina Pacis sarà presente anche la teologa Lidia Maggi.

E’ una pastora protestante condannata dalla Chiesa. Nella sua organizzazione l’omosessualità è già stata sdoganata da tempo, tanto che vengono sposate le coppie omosessuali. Una presenza significativa da cui si capisce chiaramente dove si vuole arrivare. Ovviamente il Vescovo nella sua nota non fa alcun riferimento nemmeno a lei.

Il vescovo, sempre nella sua lettera, afferma: “Non capisco il tono, le espressioni e le iniziative di coloro che organizzano una preghiera sotto la casa del vescovo. Sempre si può pregare e in ogni luogo, ma una proposta del genere serve all’unità della Chiesa?”. Cosa replicate?

Innanzitutto che anche qui casca male: un Vescovo dovrebbe sapere che l’unità si fa solo nella verità. Non si può stare uniti con verità ed errore insieme. I primi violentatori della Chiesa sono quei falsi pastori che disperdono il loro gregge lasciandolo in balia dei lupi, come sta succedendo in questo caso, creando scandalo. Sono gli stessi che non condannano il progetto Gionata.

Per voi chi sono gli omosessuali?

Partiamo da una premessa importante: è sbagliato chiamarli “omosessuali”, come è sbagliato anche chiamarli “gay”. Sono termini inventi dalla propaganda Lgbt per normalizzare i gay, termine che dovrebbe far pensare a una gioia, quando è un’assurdità totale.

Perchè?
Perchè non può esserci gioia al di fuori della legge di Dio. Nè al di fuori dell’ordine naturale creato da Dio. Le persone devono essere separate dalla loro tendenza.

Quindi come devono essere chiamati?

“Persone con tendenza omosessuale”. Alle comunità e lobby lgbt dà fastidio quando si separa la persona dalla tendenza, perchè la persona va rispettata, ma non la sua tendenza, che la devia, l’allontana da Dio, l’offende e l’allontana dalla sua stessa felicità. La Chiesa ha indicato per loro un percorso di conversione attraverso la castità, courage ne è un esempio. Evidenzio che anche queste persone sono chiamate alla santità, come tutti i cristiani, ma la loro santità passa dal combattere la loro tendenza.

Anche il Vescovo Camisasca nella sua lettera evidenzia l’importanza della castità.

Sì, ma come un ideale. Una persona che ha fede sa bene che una cosa giusta e vera secondo Dio non è un “ideale”, ma l’unica via possibile verso la salvezza e la felicità. Chi parla di ideali sta relativizzando la fede. Cosa gravissima.

Marina Bortolani, @nextstopreggio.it