Terrorista islamico catturato a Fabbrico, grazie a un’operazione della Digos di Genova

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Yaseen Tahir, 24 anni, pakistano, indagato numero uno di una cellula denominata Gruppo Gabar è stato arrestato ieri. Fra le accuse, l’essere era il capo di una cellula vicina all’attentatore di Charlie Hebdo. Il ragazzo si era stabilito circa un anno fa a Fabbrico dove viveva in un appartamento in via Trieste e dove lavorava come operaio metalmeccanico.

La delicata operazione che ha portato all’arresto di 14 persone in tutta Italia è stata condotta dalla Digos di Genova.

Yaseen Tahir postava sui social video in cui compariva vestito con una tunica nera mentre recitava testi inneggianti alla violenza anche impugnando machete e coltellacci mimando il taglio della gola.

Gli agenti della Polizia di Stato di Reggio Emilia hanno fatto un blitz all’alba sfondando la porta di casa a Fabbrico e catturandolo mentre.
Il suo ruolo era promuovere “a partire dall’aprile 2021 la formazione di una cellula in Italia reclutando sodali e individuando un covo (‘la Tana’), acquistando armi, offrendo ospitalità e mantenendo contatti con i vertici dell’organizzazione”. T.Y riceveva diverse visite di componenti del gruppo a Fabbrico nel settembre del 2021 e in particolare al telefono aveva rapporti privilegiati con tale Peer (‘maestro’), Raan Nadem, pachistano, 33 anni, attualmente detenuto in Francia.
Fra i dialoghi registrati: “Ora bisogna andare in ogni città e trovare quelle dieci persone che mi servono…più saremo, meglio è…”. Importante anche crearsi un covo: “Fammi lavorare due mesi e poi troviamo una nostra Tana e facciamo il gruppo Gabar qui in Italia, tra due mesi comincio a comprare delle armi”.

Tutta l’operazione nasce da informazioni risalenti al 2020 dal comparto intelligence nazionale sulla presenza in Italia di alcuni stranieri inseriti nel circuito relazionale diretto da Hassan Zaheer Mahmood, il 27enne pakistano che il 25 settembre di due anni fa a Parigi, nei pressi della ex sede del giornale satirico Charlie Hebdo, ha gravemente ferito con un machete due persone per «vendicare» la ripubblicazione delle vignette sul profeta dopo la strage del gennaio 2015 ad opera dei fratelli Cherif e Said Kouachi e il terrorista islamico Amedy Coulibaly durante il quale persero la vita 12 persone.

nsr