Sanità, Catellani e Delmonte (Lega): “La Regione faccia il punto sul pronto soccorso di Scandiano e sull’impiego dell’automedica da Reggio Emilia”

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Maura Catellani e Gabriele Delmonte (Lega)

La Giunta regionale sciolga ogni dubbio sui problemi che hanno portato alla chiusura e chiarisca i tempi di riapertura del pronto soccorso e il ventilato impiego dell’automedica da Reggio Emilia nelle ore notturne per i cittadini scandianesi.

I consiglieri regionali della Lega, Maura Catellani e Gabriele Delmonte, rilanciano le proteste dei cittadini di Scandiano di cui era si erano già fatti portavoce i rappresentanti locali del Carroccio,  la consigliera comunale Chiara Ferrari e i militanti Gianluca Ganassi ed Enrico Ferrari.

Ora un’interrogazione di Catellani e Delmonte chiede alla Regione anche soluzioni al provvedimento di “chiusura del punto nascite di Scandiano, che risulta chiuso a scopo precauzionale insieme con il Pronto Soccorso, senza che la cittadinanza abbia ricevuto indicazioni precise da parte della Regione Emilia Romagna e dall’AUSL di Reggio Emilia”. L’emergenza determinata dalla chiusura del Pronto Soccorso ha indebolito “un  ospedale di medie dimensioni che storicamente ha sempre  svolto  un ruolo fondamentale di riferimento locale per rispondere ai bisogni di ricovero e assistenza specialistica della popolazione residente con una  dotazione di circa 101 posti letto utilizzati sia per i ricoveri ordinari che ricoveri in Day Hospital, Day Surgery e osservazione breve”. 

I rappresentanti scandianesi della Lega non nascondono che le “reiterate politiche di tagli alla Sanità hanno ingenerato forti dubbi circa la riapertura h24 del Pronto Soccorso di Scandiano che, nella migliore delle ipotesi, vanterà una apertura di sole dodici ore (dalle ore 8:00 alle ore 20:00)” anche per una carenza di organico dal momento che sono due i bandi concorsuali per la ricerca di personale competente non andati a buon fine”. Eppure, rilanciano Catellani e Delmonte chiedendo lumi alla Giunta Bonaccini, il Magati di Scandiano “serve un bacino di utenza di più di 80.000 persone, le quali si troverebbero in totale assenza di un presidio sanitario dovendo fare affidamento, in caso di emergenza, unicamente su un’Automedica proveniente da Reggio Emilia, con rischio che la continuità assistenziale non venga garantita ad un territorio vasto e popoloso” concludono i leghisti.