Infiltrazioni mafiose e agricoltura reggiana, l’appello di Cervi (CIA)

“Attenzione massima ai tentativi di infiltrazioni mafiose nell’agricoltura reggiana”. È il forte monito lanciato da Antenore Cervi, presidente Cia-Agricoltori Italiani di Reggio e vicepresidente vicario regionale, in concomitanza con il festival ‘Noi contro le mafie’. La confederazione ha recentemente firmatoil ‘Protocollo d’Intesa per la gestione dei beni sequestrati e confiscati” su proposta del presidente del Tribunale di Reggio Emilia e componente del collegio giudicante del processo Aemilia, Cristina Beretti. E collabora attivamente fin dal 2001 con “Libera”, a cui dà un concreto sostegno tecnico e formativo.

Cervi entra nel dettaglio della denuncia. “Le mafie guardano con molta attenzione ai beni che non si svalutano, come possono esserlo i terreni per il settore vitivinicolo, o la produzione del Parmigiano Reggiano – spiega -. Ma anche il settore zootecnico è da tempo nel mirino: le aziende agricole possono infatti rappresentare uno dei maggiori investimenti per le organizzazioni criminali. A testimoniarlo sono le diverse inchieste che hanno portato alla luce, nel nostro Paese, i tentacoli delle mafie sulle campagne italiane. È molto pericoloso negarlo: l’agricoltura è molto appetibile, e non solo per le organizzazioni criminali italiane”.

Per contrastare i tentativi di infiltrazioni, Cia ha messo in campo sistemi di controllo “molto rigidi e severi sulle operazioni vagliate in sede. Monitora la situazione patrimoniale e valuta il ‘curriculum’ dei privati e delle aziende che vogliono investire ingenti somme sul nostro territorio. Sappiamo infatti molto bene che i capitali derivanti dalle attività criminali vengono spesso immessi nell’economia pulita, grazie alla quale riciclano poi il denaro. Il primo campanello d’allarme? Grande disponibilità economica e contemporanea assenza di esperienza nel settore”.

Aggiunge: “Come Cia, ci impegniamo a difendere i nostri agricoltori da questa piaga. È necessario che i nostri agricoltori siano consapevoli dei rischi che vi sono, e siamo decisi ad essere sempre più parte attiva nella lotta alla mafia e ad ogni sua declinazione”. Cervi mette quindi in guardia: “Nessuno si deve offendere quando affermiamo che il nostro territorio e l’imprenditoria sono permeabili. Non siamo immuni”.

Correlato al tema delle infiltrazioni mafiose vi è poi quello del caporalato. “Vi è il sentore che sul nostro territorio – denuncia – il fenomeno sia presente in zootecnia e riguardi, in particolare, la mungitura. Si teme che vi sia una ‘gestione coordinata’ dei lavoratori indiani, che farebbe a capo a un’unica regia di connazionali. Per contrastare con sempre più forza il fenomeno, occorre dare vita a un sistema più semplificato e introdurre incentivi alle aziende agricole per far decollare la ‘Rete del Lavoro Agricolo di Qualità’. Cia sostiene infine la necessità di apportare alcune modifiche alla ‘Legge contro il caporalato’, in modo da renderla più efficace contro i criminali e più equa per chi rispetta i lavoratori”.

l.s.