Aneurisma, intervento innovativo svolto all’ospedale di Reggio Emilia salva un uomo di 51 anni

Un rarissimo caso di aneurisma del tronco celiaco (*) che comprimeva la via biliare, vale a dire la via di scarico della bile nella colecisti e nell’intestino, è stato trattato nella sala ibrida del reparto di Gastroenterologia Endoscopia digestiva con un intervento combinato di chirurgia vascolare e di endoscopia digestiva, mai realizzato prima d’ora in Italia e oltre confine.
Il paziente é stato ricoverato in urgenza per il riscontro di un ittero che segnalava una situazione patologica di insufficienza epatica acuta in veloce e progressivo aggravamento. L’uomo, 51 anni, in breve tempo è stato sottoposto nella sala ibrida al piano terra del Core a un intervento “combinato” in cui è stata utilizzata un’avanzata tecnologia di realtà aumentata da pochi anni a disposizione del Santa Maria Nuova, che ha visto la fusione delle immagini TAC con l’Angiografia in diretta per tutte e due le procedure eseguite in successione.

Si è proceduto dapprima alla fase vascolare con puntura arteriosa in sede inguinale destra dell’arteria femorale comune e si è “navigato” grazie alla ricostruzione virtuale dei vasi risalendo all’interno dell’aorta addominale fino a raggiungere l’origine dell’aneurisma del Tronco Celiaco, vale a dire del vaso che alimenta lo stomaco, la milza e il fegato. Si è quindi inserito in posizione “a ponte” tra l’origine e la fine della dilatazione aneurismatica uno stent ricoperto di Gore-Tex, cioè una retina metallica in acciaio inossidabile, che una volta aperta mediante il gonfiaggio del palloncino al suo interno, ha costituito il nuovo passaggio per il sangue con esclusione completa della sacca aneurismatica. La sacca risultando a questo punto estromessa da flusso e pressione sanguigna è diventata in tal modo non più a rischio di rottura.

La procedura è poi continuata con la parte di endoscopia biliare. Il paziente infatti, necessitava anche di un iter per consentire alla bile, ostruita dall’aneurisma, di riprendere a passare nel duodeno. Dopo valutazione del quadro con ecoendoscopia che ha confermato la situazione di compressione biliare da parte della sacca aneurismatica, si è passati, sempre con utilizzo della “fusione TAC” (integrazione di immagini TAC come un “navigatore virtuale”), a Colangiografia (iniezione di mezzo di contrasto nella via biliare), sfinterotomia di accesso (apertura della comunicazione tra via biliare e intestino) e successivo posizionamento di una protesi per eliminare il restringimento del dotto biliare e consentire in tal modo il drenaggio della bile.
L’operazione eseguita in anestesia generale, è durata complessivamente due ore. Il paziente ha avuto un ottimo decorso post-operatorio ed è stato dimesso in pochi giorni.

L’intervento combinato, mai eseguito prima d’ora, è stato effettuato dal direttore della Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Romano Sassatelli e dal direttore della Chirurgia Vascolare Nicola Tusini, con l’Anestesista Caterina Papini, le equipe infermieristiche della Chirurgia Vascolare e della Gastroenterologia, e grazie ai tecnici di Radiologia.

Grande soddisfazione per un lavoro che è di squadra – sottolineano il dottor Sassatelli e il dottor Tusini -. Un intervento che dimostra come l’eccellenza delle tecnologie e delle professionalità e la capacità di collaborazione disponibili nella nostra realtà sanitaria territoriale siano in grado di ottenere ottimi risultati e di risolvere le problematiche dei pazienti nel modo più appropriato. In questo caso la manovra combinata e l’aiuto della tecnologia avanzata della sala ibrida hanno consentito di ottenere un risultato ottimale e di evitare al paziente la ripetizione di anestesia e procedura”.

(*tronco celiaco: arteria che nasce dall’aorta e porta il sangue a milza, stomaco e fegato).

SALA IBRIDA
La Sala ibrida è il fiore all’occhiello del CORE. Inaugurata nel 2017 contestualmente all’apertura della nuova Gastroenterologia Endoscopia Digestiva è utilizzata da questa struttura e dalla Chirurgia Vascolare. L’apparecchio radiologico robotizzato consente di avere un innovativo approccio di “realtà aumentata” grazie alla fusione delle immagini di TAC, RMN (Risonanza Magnetica) e TAC-PET. Permette cioè di ricostruire modelli tridimensionali dei vasi attraverso le immagini radiologiche che vengono proiettati nel corpo del paziente al fine di poter “navigare” in tutta sicurezza.