Strage di Bologna, Fontanesi: “Il prezzo della giustizia e della verità in un Paese senza memoria”

Due anni fa, sentita in aula al processo contro Gilberto Cavallini, accusato di concorso nell’attentato alla stazione di Bologna e poi condannato, Francesca Mambro, esecutrice col marito Giusva Fioravanti della strage del 2 agosto, ebbe parole e dir poco riprovevoli: “Sono qui a fatica per la giustizia e non per la mia coscienza”, “essere qui mi provoca angoscia e ansia”, “sono state dette troppe menzogne e cattiverie”, “noi ragazzi di destra carne da macello, io qui sono una deportata”. Parole che fanno il paio con quelle dell’altro assassino ed esecutore della stessa strage, Luigi Ciavardini, il terzo ad essere condannato per la medesima strage che, sempre di fronte alla stessa Corte, si era definito “l’86^ vittima”. Oggi, addirittura, Ciavardini potrà liberamente manifestare il 2 agosto a capo dei revisionist fascisti, mentre le istituzioni rinunceranno a farlo senza il consueto corteo in via Indipenza fino a Piazza Medaglie d’Oro.

Lo scorso mese di gennaio è stata emessa la sentenza di ergastolo anche per Gilberto Cavallini, ex terrorista fascista italiano dei Nar. Ci sono voluti 40 anni e nel frattempo il “signore” in questione, che ha quasi settant’anni, è diventato vecchio. Sempre nel frattempo i terroristi “siamo” andati a combatterli in Iraq, in Afganistan, quando avremmo dovuto sbattere in galera i terroristi italiani, fascisti, che mettevano le bombe nei treni, nelle stazioni e nelle banche, per conto dei governi amici, facendo la guerra ai civili italiani. Ma guarda caso, alcuni di loro, come Delfo Zorzi, sono riusciti persino a fuggire in Giappone, dove hanno cambiato nome e dove sono diventati agiati imprenditori.

Altri, addirittura, come il boia di Piazza Loggia, Carlo Maria Maggi, sono morti nel loro letto, senza aver mai risposto dei propri crimini. E mentre si susseguono puntuali ogni anno, alla vigilia del 2 agosto, le farneticazioni dei revisionisti fascisti, con la complicità dei politici, delle istituzioni, della quasi totalità dell’informazione e persino degli storici, bisognerebbe spiegare cosa è successo nel nostro Paese, da Portella delle Ginestre in poi, a Piazza Fontana, a Piazza Loggia, sul treno Italicus, a Ustica, in ragione dell’anticomunismo, dove i morti li commissionavano gli “amici” però.

Alla stazione di Bologna, sulla lapide nella ex sala d’aspetto, è scritto a chiare lettere: “VITTIME DEL TERRORISMO FASCISTA”.
Il pensiero e la memoria non possono pertanto non correre alle 85 vittime ed agli oltre 200 feriti di quel 2 agosto, alla piccola Angela Fresu di soli 3 anni ed a tutti i loro famigliari, che da 40 anni non hanno smesso, non solo di ricordare, ma di pretendere una giustizia finalmente definitiva e compiuta.
Tuttavia dopo 40 anni la memoria di quei morti viene ripetutamente svilita, offesa, insultata, non solo da uno Stato che nel corso degli anni si è sempre dimostrato assente, che tace su quelle che furono le trame occulte di quegli anni, ma persino da provocazioni ignobili come queste. E ogni anno che passa è sempre la stessa storia.

La verità processuale esiste ed in parte coincide con quella storica, Francesca Mambro ha ben 9 ergastoli da scontare, oltre ad un totale di altri 24 anni di carcere e con lei il marito Fioravanti, eppure entrambi sono liberi dal 2013. Di che deportazione vanno vaneggiando?? Quale angoscia?? Quale ansia?? Loro sono liberi, ma quegli 85 morti non tornano più! In questi giorni è venuta alla luce una intercettazione di Carlo Maria Maggi, condannato per la strage fascista a Brescia: “Si sicuramente…. sono stati loro” riferito a Mambro e Fioravanti, “E intanto lui ha i soldi” riferito sempre a Fioravanti, conferma quest’ultima dell’enorme potere ricattatorio che due degli esecutori della strage fascista a Bologna, che sono anche congiunti nella vita, hanno da sempre, soprattutto in merito a quelli che sono i mandanti della bomba commissionata il 2 agosto.

Forti di questo “potere”, fingono di non sapere, di non aver avuto rapporti anche con la P2, hanno taciuto in cambio della libertà, l’inconfessabile mercimonio politico tra lo Stato, tra ampi settori dello Stato ad ogni livello e gli stragisti fascisti. Ecco la verità scomoda che come tutti i muri della storia crollerà sotto il peso delle menzogne che hanno sempre precluso il raggiungimento pieno della giustizia e della verità.
E’ dunque questa la vergogna di un Paese dove non basta che a pagare, per questa così come per tutte le altre stragi fasciste che hanno insanguinato l’Italia per oltre un decennio, siano sempre e soltanto le vittime, ma addirittura si ha l’indecenza e l’impudenza di accusare i famigliari delle vittime di non sapere perdonare dopo 40 anni, a inconfutabile conferma di quale sia il prezzo della giustizia e della verità in un Paese senza più memoria.

Alessandro Fontanesi, Reggio Emilia