Storie venute da lontano: i profughi a Reggio diventano attori insieme al pubblico

«In un tempo che sigilla i confini, impedisce l’approdo ad altri essere umani e nega la dignità delle persone dimenticando le promesse della nostra Costituzione, ci pare fondamentale un luogo di incontro, di scambio, di ascolto, dove la parola, il canto, la musica, accendono luce e allontanano la paura. Un rito che conforta come un buon tè alla menta attorno a un fuoco»: Monica Morini, Bernardino Bonzani e Annamaria Gozzi introducono l’esperienza di Gheto Stories da loro ideata che vede protagonisti, assieme al pubblico, un gruppo di giovani narratori rifugiati, italiani e di seconda generazione.

Gheto Stories, progetto del Teatro dell’Orsa realizzato in collaborazione con i rifugiati e richiedenti asilo del progetto Sprar e Cas, Coop Dimora d’Abramo e Associazione Roots Evolution, mercoledì 29 agosto alle ore 21 sarà in scena al Parco della Rocca di Castelnovo di Sotto, in provincia di Reggio Emilia.

«L’idea di Gheto Stories prende vita dalle memorie raccolte durante i laboratori con i giovani rifugiati del progetto Sprar del Comune di Reggio Emilia, dal progetto Argonauti e dal progetto Antenate» continuano gli ideatori. «Il Gheto è un luogo delle città dove si raccolgono i giovani, anche quelli che non hanno più nulla, per sognare futuro. Nel Gheto tutto è possibile, fare il tè senza il tè, sorseggiare il gusto della condivisione. Se molti sognano insieme la stessa cosa, quella diventa possibile. Nel Gheto una pentola vuota si riempie prima di acqua poi di storie, ogni persona può contribuire con il poco che ha. Un ciuffo di menta, un po’ di zucchero, la legna per il fuoco, un bicchierino, un fiammifero, un canto, un pezzo di vita».

M.P.