Sofferenza, malattie invalidanti e individualismo. Riflessioni in Parrocchia a San Pietro con i professionisti

In una società in cui il ruolo dominante è ricoperto da un sistema di pensiero che privilegia la prevaricazione di un individualismo sfrenato, l’assenza di comprensione, di solidarietà, sembra ricollegarsi all’attuale difficoltà a riconoscere i legami di amore nelle relazioni umane.
Come viene vissuta la sofferenza? La malattia invalidante? Quali mezzi di difesa sono disponibili? Come si può ancora aspirare all’autorealizzazione nella comunità in cui ognuno di noi è inserito? Cosa, nella vita, possiamo ancora sperare? La Parrocchia di San Pietro accoglie questi interrogativi e riflette su come superare le barriere psicologiche della sofferenza che non consentono di vivere in una dimensione più ampia gli spazi progettuali soggettivi, in pressochè assenza di riferimenti etico-religiosi.
Papa Francesco, nell’ultimo libro “Gaudete et Exultate” esorta a non cadere nella tendenza all’individualismo, all’autoreferenzialità perchè finiscono per renderci prigionieri della nostra corporeità, mentre ci illudiamo di possedere il nostro corpo, di dominarlo con la forza della ragione e non con la forza dell’amore.
“ Queste sono persone – afferma il Papa – che non vogliono piangere; preferiscono ignorare le situazioni di dolore, coprirle e nasconderle, credendo sia possibile dissimulare la realtà in cui si fa presente la sofferenza”.
Monsignor Tiziano Ghirelli, parroco di San Pietro, ha accolto le parole del Santo Padre e ha dato l’incarico alla dott.ssa Clorinda Salardi, psicoterapeuta e membro della Commissione Famiglia della parrocchia, di organizzare una giornata seminariale che si terrà presso il Teatro Parrocchiale di via Samarotto 1 sabato 6 Ottobre sul tema : “ La sofferenza…. ha un senso?”
Dopo il saluto introduttivo di Mons. Ghirelli alle 9:30, la dottoressa Salardi proporrà le sue riflessioni: “Un itinerario dentro la sofferenza”, a cui farà seguito la relazione del dott. Donato Ferro, diacono: “Et verbum caro factum est: Incarnazione e sofferenza nel Vangelo di Giovanni”.
La dott.ssa Cristina Castelli, avvocato canonista, riprendendo il discorso di Papa Francesco sulle Beatitudini (Mt. 5,3-12) si pone il quesito se: “Esse possano costituire, anche nel mondo contemporaneo, la carta di identità del cristiano”. La dott.ssa Monica Ferri, psicoterapeuta e supervisore dell’équipe del Consultorio Diocesano di San Miniato (Pisa), con il titolo della sua relazione: “Gemito fecondo” si chiede: Quale ascolto nelle relazioni di aiuto?.
Infine, Mons. Ghirelli invita alla riflessione su: “Fondamento della speranza cristiana. Con il contributo iconografico dell’architetto Gian Lorenzo Bernini”.
Si chiude la sessione del mattino con il dibattito e, dopo il rinfresco, dalle ore 14:30 il seminario continua con la Tavola Rotonda sul tema : “La Sindrome di Alienazione Parentale (PAS). Approfondimenti”
Si tratta di una tematica attuale per la quale ci sono stati già nel passato vari dibattiti culturali, politici, giuridici che hanno coinvolto avvocati, psicologi, psicoterapeuti, giudici.
Tale disturbo origina da una forte conflittualità che si manifesta con il rifiuto e la denigrazione di uno dei due genitori nei confronti dell’altro genitore davanti al figlio con il rischio di pregiudicare gravemente la sua sfera emotiva.
E’ evidente l’assoluta mancanza di comprensione del genitore che esercita una violenza sul minore, il quale diventa ostile all’altro genitore fino ad ostacolare qualsiasi rapporto con lui.
Secondo Richard Gardner, psichiatra statunitense, che ha studiato la PAS a partire dagli anni Ottanta, l’animosità del bambino può essere giustificata solo in presenza di abusi veri, o di abbandono da parte del genitore. Ne consegue che la principale manifestazione della PAS risulta essere la campagna denigratoria del bambino contro il genitore, campagna che non ha giustificazione. In sintesi la PAS è la combinazione di indottrinamento del genitore alienante e del contributo proprio del bambino allo svilimento del genitore alienato.
Dimostrare tale combinazione presenta difficoltà di una certa rilevanza, percui la PAS ha confini non propriamente certi e definiti. Ciò comporta, per il giudice, di attuare una valutazione molto più rigorosa rispetto a qualsiasi altra forma di disagio supportata da un indiscusso riconoscimento scientifico.
Pertanto, i relatori intendono approfondire con un approccio interdisciplinare tali tematiche.
Tuttavia rimane indiscutibile l’importanza che il giudice effettui l’indagine in concreto, caso per caso, per decidere quali atteggiamenti sono riconducibili alla PAS.
Coordinatore della Tavola Rotonda è il Prof. Marco Monzani, noto criminologo. Il prof. Monzani è docente di Criminologia al Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università degli Studi di Padova e dirige il Centro Universitario di Studi e Ricerche in Scienze Criminologiche e Vittimologia (SCRIVI) dell’Università di Venezia, dove insegna anche Psicologia Giuridica, Criminologia e Vittimologia al Dipartimento di Psicologia.
Il dibattito interdisciplinare viene proposto dall’Avv. Giuliana Azzolini (“E’ possibile coordinare le professionalità ed evitare la sofferenza?”) dall’Avv. Giovanna Fava (“Aggiornamento, educazione, condizionamenti e diritti”), dal Dott. Carmine Pascarella, psicoterapeuta e dirigente dell’Ausl di Reggio Emilia, Servizio di Neuropsichiatria Infantile (“Il bambino nel mare in burrasca del conflitto familiare: quali conseguenze?”), dalla dott.ssa Barbara Soncini, mediatrice familiare: “Anche mamma e papà soffrono: il dolore del legame spezzato”), la Sig.ra Barbara Frontera e il Dott. Romano Mazzali daranno la loro testimonianza, dopo il dibattito conclude il seminario il dott. Marco Monzani.

Monica M. P.