Smart working nel pubblico, la Cisl “I dati reggiani smentiscono le parole del giuslavorista Pietro Inchino”

A Reggio Emilia e provincia 19.000 i dipendenti pubblici che, nei mesi del lockdown, si sono attivati al 78% con il lavoro agile. I colletti bianchi, nella nostra provincia, sono espressione del mondo della scuola (con circa 7350 persone, numeri ai quali aggiungere i precari), della sanità pubblica (circa 5400), degli enti locali (5200), e dello stato (800).
“Il 78% di lavoro agile a Reggio Emilia, oltre ad essere superiore alla media nazionale (73%) è in molti casi equiparabile o superiori a moltissime realtà imprenditoriali colpite parimenti dal coronavirus. Sono inaccettabili e di basso livello le parole dell’ex parlamentare e giuslavorista Pietro Inchino”. Parole dei sindacalisti Cisl Rosamaria Papaleo, segretaria, Fabio Bertoia, funzione pubblica, Monica Leonardi, della scuola.

Monica Leonardi

In queste ore, infatti, fa discutere in tutta Italia la dichiarazione Pietro Ichino che parlando dello smart working per i dipendenti pubblici, si è infatti espresso così: “Nella maggior parte dei casi è stata una vacanza pressoché totale, retribuita al 100%. Si sarebbe potuto estendere al pubblico il trattamento di integrazione salariale, cioè la cassa integrazione che per i dipendenti pubblici non esiste, visto che il datore di lavoro è lo Stato, e destinare il risparmio ad altri settori”.

Fabio Bertoia

“I numeri dicono che le cose sono differenti – spiegano i sindacalisti Cisl –. Ci sono casi esempi virtuosi che hanno dimostrato come dalle scuole di montagna e della Bassa, dai Comuni alla Provincia o alle sedi Inps, moltissime attività hanno, fortunatamente, potuto proseguire proprio grazie a smart working (lavoro a distanza indipendentemente dal luogo) e telelavoro (lavoro a distanza da un posto fisso)”.

Rosamaria Papaleo

“A Reggio Emilia – concludono Papaleo, Bertoia e Leonardi – lavorare in questi mesi per obiettivi e da remoto, ha significato, tra l’altro, minor impatto ambientale, liberare il tempo dei trasporti ad altre attività (anche lavorative), con indubbi benefici economici per le amministrazioni, per i lavoratori e per l’intera collettività. Ora dovremo, piuttosto, strutturare l’aumentato smart working nei confini normativi, attuando tutte le tutele e dotando i lavoratori di strumenti adeguati”.

UN ESEMPIO / COSI’ ALL’INPS REGGIO EMILIA

Durante l’emergenza Coronavirus nella pubblica amministrazione, all’Inps di Reggio su 179 sono in smart working (154) e telelavoro (7) quindi tot 161 persone mentre gli altri in congedi pregressi vari.
“Questo – spiega Francesco Cimino, direttore Inps Reggio Emilia – ha previsto la necessità di dotare i colleghi di pc ultraslim, con rete intranet, ma c’era anche chi disponeva di pc proprio rete propria ma con assistenza continua per il rafforzamento dei collegamenti internet. Da casa è stato possibile svolgere tutto ciò che compete alla sede Inps, tra cui le aumentate richieste di cassa integrazione ordinaria, la verifica del regolare versamento della contribuzione da parte di aziende e datori di lavoro (sia pubblici che privati) e di recupero dei crediti vantati dall’Istituto, nonché nell’erogazione di servizi e prestazioni sia di carattere previdenziale che assistenziale ai cittadini, sia lavoratori attivi che cessati dal servizio che pensionati”.

“La produttività – spiega il direttore Cimino – è cambiata positivamente. I dati parlano di numeri elevati monitorati sempre allo stesso modo. Anche per i dipendenti dell’Inps la novità è stata positiva e da poter essere sperimentata in un eventuale futuro, magari normale.
Proprio in termini di produttività e quindi di quantità di pratiche lavorate Reggio Emilia aveva totalizzato una produttività del 126,87 a fine anno e nel primo trimestre 2020 ha già raggiunto 103,88. Sul primo trimestre 2020 ci attestiamo come media nazionale sul 104 quando il requisito è 100.