“Silk Faw, quel che si può”, di Francesco Fantuzzi (Ecologia Integrale)

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Francesco Fantuzzi

In questi giorni si stanno assegnando a Stoccolma i premi Nobel.
Il Sindaco di Reggio Emilia auspicava quello per la pace ma, senza tema di smentita, dopo la Commissione consiliare di ieri, si è candidato con autorevolezza anche a quello per la coerenza.
Passare da fautore di un progetto assurdo e incompatibile con l’ambiente a porre ultimatum assertivi alla medesima azienda sul cui apparente prestigio ha evidentemente a lungo puntato, assieme al “governatore” Bonaccini, appare in tutta franchezza l’anello di congiunzione tra tragedia e farsa.

Tragedia per l’approccio sviluppista di un’amministrazione turboliberista, per la quale il dogma della crescita a ogni costo calpesta il territorio, il suolo, la salute di cittadine e cittadini, in nome di un “progresso” che ormai è appannaggio solo di pochi ultraricchi che viaggiano a 400 all’ora.
Farsa per la ridda di affermazioni imbarazzanti e contraddittorie che il nostro primo cittadino ha rilasciato in questi mesi, in uno slalom sconcertante tra “meritiamo il Nobel per la Pace” e “nutro scetticismo e pessimismo sull’investimento”, quello che avrebbe dovuto essere “il più grande dal dopoguerra”.

Ma è necessario essere chiari e netti: il problema non è l’affidabilità degli investitori o, se vogliamo, questa è la coda di un mostro la cui testa è la visione di un territorio all’esclusivo servizio di un’economia predatoria dell’ambiente e della giustizia sociale: è inaccettabile perdere per sempre 36 ettari di terreno vergine per produrre autovetture per ultraricchi.
Massima solidarietà ai 60 lavoratori che non ricevono gli stipendi: ma la collettività viene prima dei loro legittimi diritti e non è mai stata considerata, così come il suo diritto a vivere in un ambiente che non aggiunge altro cemento a un suolo già devastato.

Due domande si impongono pertanto al Sindaco da oggi ultimativo: se i 36 ettari possono tornare a uso agricolo, per quale motivo si è sempre affermato che i diritti acquisiti non sono più modificabili?
Perché non puntare inoltre su progetti si mobilità alternativa e dolce e non ancora una volta su fabbriche di automobili che non fanno altro che sostituire numericamente auto ibride e forse elettriche ad auto ad energia fossile?
Non ci appassiona parlare delle Cayman, ma dei caimani che fanno scempio del loro territorio in nome del progresso.

Francesco Fantuzzi, Ecologia integrale