Sciopero alla Lanzi Renzo contro l’appalto del magazzino: i lavoratori fanno appello a Stefano Landi

Sciopero riuscito alla Landi Renzo, gli operai svuotano i reparti produttivi e il magazzino per opporsi alla scelta della Direzione Aziendale di esternalizzare il Reparto Spedizioni.
I lavoratori della Landi Renzi, su proposta di Fiom Fim e delle proprie Rsu, hanno scioperato ieri per chiedere alla Proprietà di sospendere temporaneamente la decisione di appaltare le attività di magazzino.

L’alta adesione allo sciopero conferma quanto era già esplicitamente emerso dalle assemblee sindacali dei giorni precedenti in cui gli operai avevano chiesto al sindacato di farsi portavoce di un appello alla Proprietà per fermare, anche solo temporaneamente, l’esternalizzazione.
“Contestiamo la scelta dell’esternalizzazione perché è una forma di risparmio da parte dell’azienda che si realizza esclusivamente a danno dei lavoratori – spiegano la Fiom di Reggio Emilia e la Fim Emilia Centrale – e non capiamo come una scelta di questo tipo possa essere considerata strategica per il futuro della Landi Renzo”.

In passato è successo spesso che le aziende facessero appalti per poter applicare a quei lavoratori condizioni contrattuali inferiori, e quindi a parità di attività risparmiare sugli stipendi ma, spiegano Fim e Fiom, negli ultimi anni molte imprese importanti hanno fatto scelte nella direzione opposta, e per questo la scelta di Landi Renzo viene considerata anacronistica oltre che socialmente ingiusta.
Secondo l’azienda, i magazzinieri del reparto esternalizzato sarebbero ricollocati in produzione e in questo modo, riferisce il sindacato, con buone probabilità sarebbero demansionati. Inoltre, in questa maniera andrebbero a ricoprire attività produttive che potrebbero garantire un futuro stabile a una parte dei tanti, lavoratori precari oggi presenti in azienda.

“L’effetto collaterale di questa esternalizzazione è la mancata conferma di lavoratori in somministrazione che ormai avevano cominciato a credere di poter essere stabilizzati alla Landi Renzo dopo anni di precarietà e che invece si troveranno da gennaio senza lavoro” continuano Fim e Fiom. In estrema sintesi, spiegano i rappresentanti dei lavoratori “si tratta di una scelta industriale che produrrà nuovi disoccupati e demansionamenti con la conseguenza che i dipendenti della Landi Renzo vedranno svilire le professionalità maturate in decenni di lavoro in azienda”.
L’azienda di Corte Tegge di proprietà del Presidente della Camera di Commercio Stefano Landi, nei mesi scorsi si è resa protagonista di un’importante acquisizione del valore di 26 milioni di euro della Metatron di Castel Maggiore, in provincia di Bologna.
“L’acquisizione di metatron, a differenza della scelta di esternalizzare, ha rappresentato un’operazione strategica per il gruppo Landi Renzo, che in questa maniera potrebbe consolidare ulteriormente la propria presenza nel settore del mid&heavy duty – spiegano i sindacati -e ha dimostrato la volontà della proprietà di voler dare un futuro ad un’azienda che compete in un settore in profonda e veloce trasformazione come quello dell’automotive ma non si capisce perché per risparmiare qualche centinaio di migliaia di euro si faccia perdere il lavoro a una dozzina di precari per i quali sarebbe stata invece finalmente possibile la stabilizzazione del lavoro mentre ad altrettanti magazzinieri verrà prospettato un probabile demansionamento”.

Per i lavoratori della Landi Renzo è una scelta industriale socialmente ingiusta che permetterà di ottenere un risparmio all’impresa sulle spalle della parte più debole dell’azienda, i lavoratori precari e gli operai.
I sindacati fanno sapere di essere disponibili ad un confronto con la Direzione per ricercare congiuntamente soluzioni per rendere più efficiente il magazzino, ma chiedono che nel frattempo venga sospesa la procedura di esternalizzazione di quelle attività. Nei prossimi giorni non è escluso che riprendano in maniera più vigorosa le proteste dei lavoratori.

m.s.