Scarpette rosse negli ospedali reggiani, per dire no alla violenza contro le donne

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L’azienda sanitaria ha sottolineato il 25 novembre, la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, per ricordare le vittime di maltrattamenti, abusi e femminicidi e per combattere le discriminazioni e le disuguaglianze di genere disponendo paia di scarpe rosse femminili agli ingressi delle strutture più frequentate, tra queste gli ospedali e i consultori.

Ad accompagnare le installazioni è l’immagine della grafic artist Susanna Gentili dal titolo “Liberazione” che rappresenta una figura di donna che apre una porta avendo la chiave della serratura appesa al collo, completata dalla frase: “Uscire dalla volenza si può”.

Le strutture sanitarie sono parte importante nella presa in carico, nell’assistenza e nel supporto ai percorsi di uscita dalla violenza per le donne che vi si affidano, in collaborazione con i servizi sociali e le associazioni del territorio.

Sono tanti i servizi interessati dal contatto con le donne, dai Centri Salute Donna sino ai reparti ospedalieri di Ostetricia e Ginecologia e in ognuno è offerta un’occasione di ascolto, di informazione e di supporto.

In Pronto Soccorso, poi, è attiva una specifica procedura di accoglienza della donna che abbia subito violenza fisica e/o sessuale che garantisce tutela dell’anonimato e sostegno psicologico.

Inoltre, tra il personale in forza all’azienda sanitaria, è rappresentata in maggioranza la componente femminile, in tutti i ruoli, raggiungendo il numero di circa 5.500 donne ovvero il 75% del totale.
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Susanna Gentili è un’illustratrice e designer con sede a Roma. Diplomata in Graphic Design all’Accademia di Belle Arti di Roma, prosegue gli studi presso Mimaster Illustrazione, a Milano, specializzandosi in illustrazione editoriale per riviste e libri.

 Le scarpe rosse: origine del simbolo
Le paia di scarpe femminili di colore rosso sono diventate simbolo della lotta al femminicidio e alla violenza sulle donne a partire dal 2012, anno nel quale l’artista Elina Chauvet le utilizzò per la prima volta in un’installazione pubblica davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per ricordare le centinaia di donne scomparse e uccise nella città messicana di Juarez.