Reggio Emilia piange Mario Monducci, morto nel cuore della notte per un infarto. Se ne va un pezzo di Politica reggiana “con la P maiuscola”

Se n’è andato verso l’una di notte Mario Monducci, il suo cuore ha cessato di battere a 70 anni a causa di un infarto nella sua casa, in via Dante Alighieri in centro storico, dove abitava da 38 anni. Inutili i tentativi per cercare di rianimarlo durati circa un’ora. Lascia i figli Stefano, Francesco e gli amati nipoti Frida e Matteo di 11 e 2 anni. A causa delle norme per il contenimento della diffusione del Covid, il funerale si svolgerà in forma strettamente privata.

Sempre rispettoso delle regole, e quindi anche dei recenti DPCM, da due mesi non usciva di casa schivando il contagio.

Monducci era un personaggio molto noto e stimato a Reggio Emilia: dalla politica, allo sport, al lavoro e alla famiglia. Un uomo d’altri tempi, idealista nei suoi valori, un battitore libero, coerente, competente, generoso e affidabile. La sua stretta di mano era già una garanzia: piuttosto ci rimetteva sul piano economico, ma se aveva fatto una promessa la portava avanti fino in fondo con onore.

Mario Monducci e il figlio Stefano durante una partita del Vicenza Calcio

Con lui se ne va un pezzo importante di storia politica reggiana. Per anni Capogruppo per il partito Repubblicano in Consiglio Comunale, ne divenne parlamentare nel 1983 (IX legislatura), incarico poi interrotto “per motivi personali”, come rispose un giorno durante una piacevolissima conversazione in piazza Martiri dei Caduti. Cercai di andargli sotto per saperne di più, ma Mario era sempre molto schivo e riservato sul suo privato, capii però che alla base ci fu una scelta d’amore.

Dopo la crisi dei partiti e l’avvento del civismo, furono tanti i cittadini reggiani che chiesero a Monducci di candidarsi a Sindaco di Reggio Emilia nel 2004. Pur con pochissime forze a disposizione accettò la sfida incassando il 5% dei consensi e l’elezione in Consiglio Comunale per “Gente di Reggio”. Anni durante i quali portò avanti nuovamente con grinta e convinzione le battaglie storiche di sempre, in particolare a difesa dell’ambiente, affiancato dai comitati anti-inceneritore e da un embrionale Movimento5Stelle i cui attivisti reggiani lo delusero poi amaramente.

“Non esiste più la Politica con la P maiuscola”, evidenziava spesso Mario. “Faccio fatica anche a definirla “politica” quella che vedo oggi: il bene comune non è più al centro, tante persone sono guidate unicamente dal proprio tornaconto e per questo calpestano in un secondo principi, valori e amicizie. Non vedo moralità ed etica nella politica attuale”.
Per un “anticonformista politico” che aveva rinunciato alla poltrona parlamentare per questione affettive, che aveva fatto innumerevoli battaglie scomode, che viveva la politica con profonda passione, era davvero troppo.

Da destra a sinistra, ai civici e alla cooperazione reggiana con cui ha continuato a collaborare anche come Revisore dei conti prima di andare in pensione un anno fa, Monducci ha sempre goduto la medesima stima sia dei colleghi che degli avversari politici.

Era anche un appassionato sportivo: fan sfegatato del Vicenza Calcio fin da bambino, di cui seguiva spesso le partite insieme al figlio Stefano, è stato anche patron per tanti anni della squadra reggiana dell’hockey “Amatori Vneck Reggio” portandola a disputare campionati in serie A.

Con Mario Monducci se ne va un uomo di cultura dai mille interessi e dalle forti passioni vissute sempre con il cuore. All’apparenza molto serioso, a tratti quasi burbero, Mario Monducci era un uomo dolcissimo. Si potrebbero raccontare diversi aneddoti a conferma di questo. Ne ricordo in particolare uno data la passione comune per i cani.

Per tanti anni Monducci ha avuto paura dei cani. Se si cercava di convincerlo a prenderne uno, rispondeva elegantemente con decisione di “non essere portato”. Poi un bel giorno arrivò suo figlio Stefano dal Brasile con Romeo, un cucciolo di labrador nero. Costretto inizialmente a una convivenza mai considerata prima, nacque in tempi brevi un rapporto speciale.

Nell’agosto di un’estate particolarmente torrida a Reggio Emilia, mentre il figlio Stefano era in vacanza con la famiglia e quindi aveva in affido totale Romeo, mi offrì un caffè nel bar pasticceria Boni di via Roma desideroso di condividere una cosa a suo avviso importante: “Avevi ragione! Avere un cane è bellissimo!”, mi disse con entusiasmo. “Sto scoprendo un rapporto che mai avrei pensato, un’amicizia particolare con Romeo, il cane di mio figlio: trascorriamo belle giornate insieme dopo il lavoro e a volte sembra quasi che mi parli con quello sguardo così profondo”.
Vista la sofferenza del cane per il caldo, mi spiegò che tutti i giorni inumidiva un panno di cotone che poi metteva sul corpo dell’animale per dargli un po’ di sollievo.
“Quando faccio così si vede che sta decisamente meglio e mi guarda ringraziandomi per la freschezza ricevuta, lo sento proprio, quindi lo coccolo un po’ e gli dico di non temere che ci sono io a occuparmi di lui. Poi ci guardiamo un film seduti sul divano mentre lo accarezzo finchè non si addormenta … ma non dirlo a mio figlio, perchè in teoria non dovrei abituarlo a salire sul divano”. Oggi rompo quel segreto, troppo dolce per non raccontarlo, ma l’amore del figlio Stefano capiva benissimo: “Pensa che mio padre di nascosto gli dava anche i wurstel e la simmenthal”.

Marina Bortolani, @nextstopreggio