Reggio Emilia Città senza barriere: al via il progetto “B. Diritto alla Bellezza”

Si parla di bellezza, addirittura di un Diritto alla bellezza, e allora la citazione da L’Idiota di Dostoevskij è d’obbligo, nel punto in cui Ippolit dice: “‘È vero, principe, che lei una volta ha detto che la bellezza salverà il mondo? State a sentire, signori’, gridò, rivolgendosi a tutti, ‘il principe sostiene che la bellezza salverà il mondo! E io sostengo che questi giocondi pensieri gli vengono in testa perché è innamorato. Signori, il principe è innamorato […] Ma quale bellezza salverà il mondo?’”.  A Reggio Emilia raccolgono la sfida e cercano insieme la risposta. Una riposta che chiami in causa tutti e ciascuno come persone, guardandosi negli occhi e rovistando tra i propri “giocondi pensieri” di esseri umani mossi e uniti da rispetto, civismo, solidarietà, affetto.

Un Manifesto del Diritto alla bellezza scritto a migliaia di mani, da una città intera. Sabato 5 maggio i cittadini e le cittadine di Reggio Emilia l’hanno firmato insieme dentro un magazzino dismesso del quartiere Santa Croce, in via Gioia 24, oggetto di un importante intervento di rigenerazione nell’ambito del progetto ‘Riuso’ promosso dal Comune di Reggio Emilia e inserito nel Programma di riqualificazione urbana Santa Croce-Reggiane. La rigenerazione (o riqualificazione, appunto) a Reggio Emilia non è solo quella pur importantissima dei luoghi fisici, ma anche e contemporaneamente quella della comunità, del tessuto sociale, delle persone: le cosiddette ‘strutture immateriali’. L’appello è per tutte le persone: donne e uomini, fragili e creativi, artisti e psichiatri, scrittori e disabili, architetti e intellettuali, imprenditori, bambini e bambine.

E’ stato il momento di lancio del progetto “B. – bellezza, buonavita, business” promosso dal Comune di Reggio Emilia, patrocinato dalla Regione EmiliaRomagna e finanziato con 120.000 euro dal Dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio del Ministri. B. vuole riaffermare il diritto alla bellezza come base per provare a pensare una società almeno un po’ diversa, partendo dal concetto che l’incontro tra creatività e fragilità possa generare nuove opportunità di inclusione sociale.

Sulla base di un format fuori dagli schemi e dagli steccati più consueti, anche le aziende saranno chiamate a fare la propria parte, immaginando nuove forme di responsabilità sociale che incrocino il mondo della disabilità e quello dell’arte, della bellezza e del design. Un esempio di dove si vuole arrivare è il lavoro dello stilista Antonio Marras, che ha creato una linea di T-shirt nata proprio dall’incontro con alcune persone con disabilità in carico ai servizi sociali e sanitari di Reggio Emilia. “C’è stato un incontro particolare – commenta Marras – Ci siamo visti, ci siamo guardati, ci siamo toccati ed è nato un contatto tra persone che pur senza conoscersi hanno qualcosa in comune. È stata un’emozione molto forte che è esplosa in un pianto, non mi vergogno a dirlo. E ho subito fatto in modo di dare un senso a quell’incontro”.

La bellezza di cui spesso si parla è quella esteriore – dichiara il sindaco Luca Vecchi – La bellezza, quella vera, è ciò che nasce nella dimensione interiore. Perché è lì che i valori migliori delle persone danno gambe alle migliori azioni. Porre il tema della bellezza in una città significa non solo prendersi cura dell’ambiente esterno. Significa prendersi cura delle persone, di quelle più fragili, e sapere che per parlare ai primi devi sapere parlare agli ultimi. B. è il tentativo, certo non scontato, di portare lo spirito del Reggio Emilia Approach, che ci ha resi famosi nel mondo per i nostri servizi per l’infanzia, nei confronti della fragilità, generando un’innovazione che nasce dalla collaborazione, dalla cooperazione, dalla condivisione, come sempre in tutte le migliori esperienze collettive della nostra città”.

B. – BELLEZZA, BUONAVITA, BUSINESS: CHE COS’È, DA DOVE NASCE, DOVE VA

Da oltre tre anni il Comune, attraverso la sua partecipata Farmacie comunali riunite (Fcr), sta sviluppando il progetto Reggio Emilia città senza barriere (www.cittasenzabarriere.re.it) per il superamento delle barriere fisiche e mentali, per promuovere un nuovo approccio alla disabilità e, più in generale, al welfare.

Un investimento di 500mila euro in due anni (e altri 450mila per il 2018) tra lavori pubblici e iniziative di sensibilizzazione: come il Kit di rampe mobili ‘Non sono perfetto ma sono accogliente’, che verrà distribuito a decine di negozi, o l’iniziativa ‘Esperti per esperienza’ che ha formato una squadra di volontari per aiutare le famiglie a superare il momento della diagnosi di disabilità, oltre a interventi specifici, sui progetti o nei cantieri, di rimozione di barriere in luoghi pubblici e di installazione di percorsi per persone cieche.

“Fcr da sempre contribuisce alle politiche sociali della città – ricorda la presidente Annalisa Rabitti, coordinatrice ed animatrice del progetto – Con Città senza barriere abbiamo voluto dare un ulteriore impulso coinvolgendo centinaia di persone in progetti dal basso. E proprio partendo dai bisogni, dai desideri e dai  StartFragmentdiritti dei più fragili ci siamo accorti di un’urgenza e di un’opportunità: quella di preoccuparci anche del diritto alla bellezza”. B. nasce dunque dall’incontro tra le politiche di innovazione sociale del Comune e il Consorzio di solidarietà Oscar Romero, che riunisce alcune delle principali cooperative sociali del territorio e che da oltre trent’anni si occupa di servizi alla persona e dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.

“Abbiamo intuito – spiega Beniamino Ferroni del Consorzio – che la bellezza può concorrere alla risposta. Può entrare a far parte dell’infrastruttura immateriale che consente di generare opportunità e quindi diritti, salute e cura per le persone più fragili”. Nel 2015 lo stesso Consorzio Romero ha inaugurato “La Polveriera”, (www.lapolveriera.net) un innovativo progetto di rigenerazione urbana, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, che ha recuperato due capannoni e spazi pubblici scoperti dell’ex area militare per insediarvi servizi per la città e centri diurni.

“Polveriera – continua Rabitti – è un esempio di quello che vogliamo fare con B: far sì che le persone fragili possano essere accolte negli spazi più belli della città, accompagnate dalle competenze migliori, dando loro opportunità di incontrare bellezza e creatività. Crediamo che queste cose siano centrali nel loro percorso, come lo sono per tutti, per questo vogliamo scrivere un Manifesto che ci impegni a promuoverle insieme”. Ora B. vuole allargare questo sguardo a più imprese possibile, farlo diventare il motore di un nuovo modello di welfare. In che modo? “Da sempre – ricorda Daniele Marchi, assessore allo Sviluppo economico, in una Reggio Emilia dove si cerca uno sviluppo sostenibile e non solo economico – il lavoro è lo strumento principe per le politiche di inclusione, perché significa reddito, dignità, identità. La nostra città negli anni ha saputo sviluppare queste opportunità, ma corriamo il rischio di accontentarci. È come se agli scarti della società si possano offrire solo opportunità a basso valore aggiunto: pulire le strade, le case, piccoli assemblaggi. Crediamo che connettere e contaminare il sistema economico che si occupa di bellezza, design e creatività col mondo della fragilità possa generare interessanti traiettorie di innovazione sociale ed economica”.

LE AZIENDE E IL WELFARE DELLA CITTÀ: FAR VINCERE TUTTI

Le aziende, che vorranno partecipare, potranno beneficiare gratuitamente dell’aiuto di designer e creativi selezionati per produrre la loro ‘linea etica’ chiavi in mano,   StartFragmentdestinando una quota dei loro profitti al finanziamento del progetto e, nel lungo periodo, contribuendo alla valorizzazione del welfare della città. “In questo modo – spiega Rabitti – potranno anche adempiere agli obblighi della legge 68/99 sull’impiego dei disabili nei luoghi di lavoro”. Insomma il gioco è quello di far vincere tutti: gli utenti, che saranno coinvolti in un progetto realmente produttivo. Le aziende, che potranno impiegare disabili e arricchire la loro produzione di un nuovo sguardo. I ‘consumatori finali’, che avranno in casa oggetti belli ma anche ricchi di storia. E i cittadini di Reggio Emilia che potranno sperimentare un nuovo modo di intendere la bellezza, l’inclusione e la città.

PILLOLE DI B.

Gli organizzatori di B. hanno chiesto ad anziani, bambini, utenti disabili, carcerati di definire cosa sia per loro la bellezza. Le loro risposte saranno ‘esposte’ durante la giornata di lavori. Eccone alcune. “La cosa più bella? Aver vinto il salto in alto nel campionato studentesco del 1951”, Gianni Rubatelli, 84 anni. “È applicarsi a faticose passioni per esprimere il mio pensiero”, Dario, disabile. “La bellezza è essere libero, stare bene con me stesso e avere sotto controllo le mie emozioni”, un detenuto del carcere di Reggio Emilia. “Sono belle le fontane del centro che fanno un bel suono: fanno shhhhh”, Reina, 4 anni. “La bellezza potrebbe avere un profumo di viola o di lavanda”, Susanna, 4 anni.

Comune RE