Reggiani a Predappio al corteo fascista. Spunta la scritta su Bibbiano. “Qui c’è il corpo del Duce: per un Camerata è Terra Santa”. Foto e Video

Che un gruppo di reggiani andasse a Predappio ieri, al corteo di commemorazione per l’anniversario della Marcia su Roma dei fascisti, era nell’aria. Non è la prima volta. Quest’anno ho deciso di andarci per documentare da vicino un evento che richiama migliaia di nostalgici e al quale partecipano anche nostri concittadini.

Hanno chiesto gentilmente la riservatezza, spiegando che erano lì per onorare la memoria di Benito Mussolini la cui salma giace nel cimitero di San Cassiano a pochi passi dal centro di Predappio: due uomini lavorano in un ente pubblico locale, un ragazzo in una nota cooperativa di sinistra, un signore pensionato, con cappello e occhiali scuri per non farsi riconoscere, era al corteo di nascosto dalla moglie: “La mia consorte sa che sono di destra, ma le ho sempre tenuto nascosto la mia profonda fede… sa com’è, suo padre era comunista, ma uno di quelli che finchè il Duce aveva potere, giravano per Reggio Emilia esibendo con orgoglio la camicia nera, poi zac! Tutti a rinnegare Mussolini. In tanti, dopo aver beneficiato degli aiuti del Duce, hanno fatto così, nomi e cognomi noti. Un libro li snocciola tutti, se vuole, e se mi promette che poi ci fa un articolo, glie lo regalo”.

Ma c’era un altra “presenza reggiana” al corteo dei fascisti a Predappio, in una domenica quasi estiva di fine ottobre: la scritta “Parlateci di Bibbiano!” non passava inosservata sotto al cartello del comune di Predappio. I reggiani presenti giurano di non essere stati loro ad attaccarla, anche se ne condividono la battaglia.

Poi mi salutano cortesemente e tornano in fila nel lungo corteo, insieme alle altre 3.000 persone: uomini, donne e alcuni bambini, quasi tutti vestiti di nero con chiare scritte o simboli di evocazione fascista.

Una volta giunto il corteo davanti al cimitero dove riposa in una cripta la salma del Duce (ndr, aperta per l’occasione ai visitatori), si sono susseguiti diversi interventi di chiaro richiamo nostalgico al fascismo, anche se i camerata sono i primi a sconfessare il termine “nostalgico”: “Camerati, sbaglia chi ci considera dei nostalgici, perchè noi siamo i continuatori della Rivoluzione fascista. La nostra bandiera è più nera della notte”, ha detto l’oratore.

Fra gli interventi anche le preghiere del Legionario e del Duce, accompagnate dal suono delle campane a festa: “Dove il tuo corpo giace, per un camerata è Terra Santa. Duce, continua a vegliare sulla tua Patria. Noi camerati saremo sempre i tuoi profeti. E se un giorno il nostro sangue dovesse scorrere accoglilo nel tuo calice”.

“No, Mussolini è ancora vivo!” grida disperato un signore dal pubblico. “No, il Duce non è mai morto. E’ sempre qui con noi”, gli fa eco un altro Camerata. Poi, tutti con le mani alzate per il saluto romano gridando: “Duce! Duce! Duce!”.

La Corte di Cassazione nei mesi scorsi ha emesso Sentenza condannando a un mese e 10 giorni di reclusione un avvocato che a Roma, durante una manifestazione sullo sgombero dei nomadi, aveva fatto il saluto romano. Gli ermellini non l’hanno considerato di lieve entità, ma una “precisa volontà” di “rivendicare orgogliosamente il credo fascista“. Inneggiare al fascismo è vietato dalla legge Mancino perché rievoca un’ideologia basata su “valori politici di discriminazione razziale e intolleranza… il saluto fascista seguito dalla parola “presente!” è una “espressione gestuale pregiudizievole dell’ordinamento democratico e dei valori che vi sono sottesi”.
Comunque, a garantire la sicurezza dell’evento di Predappio c’erano Polizia di Stato e Carabinieri e allo stato attuale non risultano denunce.

I comizi terminano in poco tempo. “Camerati! Riii-poso!”, ancora saluti romani, il segno della croce e di nuovo in fila per poter accedere alla cripta dove riposa la salma di Mussolini.

Preghiera del Legionario e del Duce. Interventi a Predappio (27.10.2019)

Intravedo di nuovo i reggiani, mi avvicino per chiedere un commento finale comunicando loro che non avrei documentato la visita nella cripta, preferendo raggiungere la spiaggia della mia amata Cervia e lo storico chioschetto della Piedina romagnola sul lungomare. Ma non ho potuto: mi hanno guardata infastiditi, rinnegano di fatto la cortese conoscenza avvenuta un’ora prima. Sul momento ci sono rimasta un po’ male, poi ho messo a fuoco che il loro sguardo severo non si staccava dal badge che indossavo al collo sul quale era scritto a chiare lettere “Stampa”. Allora ho sorriso, ricordando le parole dell’oratore che dal pulpito poco prima si era raccomando a gran voce: “Camerati! Non parlate con i giornalisti! Ripeto: non-parlate-con-i-giornalisti! Se vi si avvicinano fate finta di niente. Se vi fanno domande non rispondente. Se insistono, mandateli dal nostro servizio d’ordine!”.

Marina Bortolani, @nextstopreggio

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