Pugilato, l’essenza del nobile sport. Intervista a tutto campo al coach Michael Galli: “Da amore a prima vista, a passione, fino a una sorta di dipendenza”


Michael Galli, 37 anni, non è un “semplice” maestro di pugilato che forma agonisti di tutto rispetto (ndr, la società sportiva Boxe Tricolore Olmedo di Reggio Emilia per la quale Galli è istruttore, continua ad attestarsi prima in classifica regionale e sesta in classifica italiana), è qualcosa di più. Si potrebbe definire un “contagiatore istantaneo di passione pugilistica”, per questo bisogna fare attenzione: chi varca la porta della palestra presso il Mirabello e prova una sua lezione il rischio è che poi non riesca più a farne a meno. Giovani, adulti, maschi, femmine… Michael riesce magicamente a creare un unicum, dove ciascuno gioca la propria parte in base alle capacità e specificità di ogni singolo, al fine di affrontare al meglio, con tanto di medaglia, anche i match più insidiosi sul ring per diventare futuri campioni. Ma c’è anche un altro obiettivo parallelo e costante per il coach che si sta facendo strada nella boxe italiana: fare del pugilato uno stile di vita. Per tutti.

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Galli, parliamo innanzitutto delle origini. Quando e in che modo è scattato nella sua vita l’amore per il pugilato?

La scintilla per il pugilato è scattata a 21anni, purtroppo mi sono reso conto successivamente che come età era già tardi per arrivare agli obiettivi che mi ero posto in questo sport. Dopo poco tempo che frequentavo la palestra Team Olimpia Boxe Carpi, l’allenatore Antonio Manfredini mi ha subito messo sul quadrato per testarmi. Da lì in poi sono passato con gli agonisti e non ho più mancato un allenamento. È stato amore a prima vista perchè ho sempre cercato uno sport che mi desse un contatto fisico realistico, e nelle arti marziali che ho frequentato fin da bambino non l’avevo trovato.

Michael Galli con il tecnico cubano della nazionale dominicana

Cosa l’ha portata a praticarlo tutti i giorni?

Sentivo che il pugilato mi dava sempre più sicurezza e vedevo che si trattava di un vero e proprio stile di vita, non solo di un semplice sport. Da amore a prima vista, è diventato passione, e poi si è trasformato in una specie di dipendenza.

Ad un certo punto ha deciso di fare della boxe una scelta di vita anche professionale.

Neanch’io avrei mai creduto di poter far della mia passione la mia professione. Ero un disegnatore tecnico, ma a causa della crisi l’azienda è fallita. Quello che poteva sembrare una sfortuna, si è invece rivelata per me una grande occasione per potermi cimentare come istruttore alla Boxe Tricolore di Reggio, che mi ha dato questa opportunità. Quando mi sono reso conto che c’era interesse nei miei corsi, ho deciso di dedicarmi al 100% alla palestra.

Un lavoro che lei svolge con tenacia e passione, trasmettendo lo sport nobile, oltre che agli agonisti, anche a un numero sempre crescete di amatori. Perchè a suo avviso una persona dovrebbe praticare pugilato?

Il pugilato dà sicurezza in se stessi, impone delle regole non solo dentro al ring, come per esempio uno stile di vita sano e rispetto per gli altri. A livello agonistico richiede grande caparbietà e costanza, non c’è tempo per concedersi vizi e distrazioni. A livello amatoriale non c’è contatto fisico, ma è comunque utile per uomini e donne di tutte le età per mettersi in gioco, avere le basi per la difesa personale e mantenere il fisico sempre in forma.

Ci racconti la sua giornata tipo di Maestro di pugilato.

Quando lavoro e passione coincidono, non c’è mai una pausa: tutto il giorno sono in palestra per i vari corsi giovanili, amatori e agonisti, le ore libere che mi sono ritagliato servono per organizzare match per il weekend per i miei pugili, controllare record degli avversari, contattare altri allenatori. Quando capita un weekend senza match, ne approfitto per preparare i programmi di allenamento della settimana successiva, oppure organizzo sessioni di sparring straordinarie per gli agonisti.

Michael Galli con Mattia De Bianchi

Parliamo degli agonisti che allena e dei risultati ottenuti sotto gli occhi di tutti, a partire da Mattia de Bianchi e George Painstil che nei mesi scorsi sono diventati professionisti. Che tipo di allenamento necessita un pugile?

Ho circa 30 agonisti all’attivo, dai 13enni ai quasi 40enni, ognuno con diverse caratteristiche; a tutti cerco di trasmettere la mia passione e di insegnare quello che ho imparato negli anni sia a livello tecnico che atletico. Un pugile ha bisogno di un allenamento quotidiano di un paio d’ore, poi tocca al maestro capire quali sono i punti di forza di ognuno su cui andare a lavorare e quali i difetti da correggere. Per i miei due professionisti ovviamente l’impegno richiesto è maggiore, serve anche un allenamento in più la mattina.

Michael Galli con George Painstil

In base a cosa sceglie i programmi di allenamento?

I programmi di allenamento li strutturo innanzitutto in base a quello che ho imparato nei miei anni di pratica alla Team Olimpia Boxe, alla Robur di Scandicci (durante il servizio di leva) e grazie alle mie esperienze nelle palestre nazionali di Cuba, Panama e Santo Domingo, che io considero essere tra i paesi più forti al mondo a livello pugilistico. Inoltre il tipo di allenamento varia in base alle date programmate di match e tornei, e spesso capita che all’interno dello stesso corso i pugili debbano seguire preparazioni diverse.

Quali sono gli scogli principali che deve affrontare un giovane pugile?

Quando sei sul ring, non c’è nessuno che può aiutarti o risolverti i problemi, quindi hai di fronte a te le tue paure e insicurezze, e bisogna imparare a superarle: è così che si forma il carattere del vero pugile.

Gli agonisti che segue riescono a mantenere i ritmi di sacrifici che richiede la boxe?

Non posso lamentarmi, i miei agonisti sono ragazzi seri e riescono a mantenere i ritmi che la boxe impone, anche se a volte devo rimetterli in riga. Per giovani della loro età non è sempre facile rinunciare alla maggioranza dei vizi della nostra società, come fumo, alcool, droga, notti in bianco, cibo spazzatura.

La Boxe Tricolore Olmedo Reggio Emilia è stata premiata come la numero uno a livello regionale. Quali sono i prossimi obiettivi sportivi?

Siamo primi in classifica regionale già da quattro anni, e sesti in classifica italiana; quest’anno crediamo di poter confermare questi risultati. Ma il mio obiettivo principale è portare ogni singolo pugile al massimo del suo potenziale.

Oggi anche le donne hanno accesso alla boxe, uno sport un tempo a loro precluso. Anche sul ring riescono ad essere migliori degli uomini?:)

In che senso “anche sul ring migliori degli uomini”? 🙂 Nella mia palestra le donne vengono trattate e allenate esattamente come gli uomini, per ottenere dei risultati devono comunque dar tutte se stesse, ma dalla mia esperienza devo riconoscere che le ragazze non si lamentano della fatica come i maschi.

Marina Bortolani, @nextstopreggio