Prima catechesi dell’arcivescovo Morandi in una cattedrale gremita anche di molti giovani

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Era gremita la Cattedrale – e tanti erano i giovani anche sulla scalinata del presbiterio – la sera di mercoledì 8 marzo per la prima delle tre catechesi dell’arcivescovo Giacomo su un tema assai impegnativo e di grande attualità: il combattimento spirituale per conservare la vita nuova in Cristo.

La sua meditazione ha saputo unire competenza profonda sui testi biblici ampiamente citati e un forte afflato pastorale. Con grande attenzione e condivisione l’uditorio ha seguito l’intervento del vescovo, esposto in un linguaggio coinvolgente, semplice ma non semplicistico, chiaro, accompagnato da simpatiche battute e soprattutto dal sorriso. Nulla dei terrificanti “quaresimali” dei secoli passati, quando i predicatori con voce tonante minacciavano dal pulpito ai fedeli il fuco e le pene dell’inferno!

Tema della prima serata è stato il dono della Vita Nuova, con riferimento al capitolo 6, versetto 13  della lettera di San Paolo ai Romani: “Siamo vivi tornati dai morti”. L’appello accorato paolino ad essere saldi deriva dal fatto che sì, c’è stata la vittoria di Cristo sul peccato, ma il “il drago” dell’Apocalisse, il demonio, continua sulla terra la sua opera per indebolire chi segue i comandamenti di Dio.

Dunque l’umanità non è più sotto il dominio del peccato, ma nel contempo deve opporsi al maligno che seduce. Occorre persistere nell’attuare il bene e non è ammessa dunque nessuna autogiustificazione se si fa del male. Con il battesimo la persona è entrata in una realtà nuova, è entrata in una nuova relazione con Gesù. L’arcivescovo ha sottolineato che il cristianesimo è innanzitutto relazione con Cristo, che ci vuole conformi a lui; inoltre ha focalizzato l’esperienza della conversione: conoscere il proprio peccato e la scoperta gioiosa di essere perdonati.

E’ necessario allora non volgersi indietro, rimpiangere il passato, occorre invece accettare il dono splendido della libertà. Lo stesso Sant’Agostino chiedeva a Dio il dono della continenza, “ma non subito”, come si legge nelle “Confessioni”.

L’arcivescovo Giacomo ha anche stigmatizzato la tristezza che spesso contraddistingue il cristiano: essa è “la staffetta del peccato”, per la Chiesa orientale è “l’ottavo vizio capitale”.

Mons. Morandi ha concluso il suo magistrale intervento con due citazioni: Benedetto XVI che ha affermato che il cristianesimo non è un’etica, ma una persona; Paolo VI che ha sostenuto che il mondo ascolta ora solo i testimoni e non chi si atteggia a maestro.

Giuseppe Adriano Rossi