Possibile: “Sulla vendita di case popolari la giunta non vuole fare chiarezza. Stop della vendita di case popolari come a Bologna”

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Comitato di Reggio Emilia di "Possibile"

A seguito della risposta dell’assessore De Franco in merito alla ormai nota questione dell’alienamento di una parte del patrimonio di edilizia popolare per 3,5 milioni del comune per finanziare i lavori di Via Paradisi ci troviamo costretti a controbattere ancora. Le posizioni espresse dall’assessore sono state contraddittorie dall’inizio della vicenda, urge chiarezza: se il Comune non vuole vendere le case perchè le ha messe nel piano alienazioni?
Così si apre il comunicato con cui il comitato Reggiano di Possibile, il partito fondato nel 2015 da Pippo Civati, ha sentito il bisogno di commentare la recente decisione da parte dell’amministrazione comunale di disfarsi di un’ingente quantità di immobili di edilizia popolare.

Cominciamo riportando uno stralcio sulle case da mettere in vendita dal testo di bilancio del comune: “si tratta di numerosi alloggi, in passato utilizzati per ERP ma ad oggi inutilizzati, per i quali non si ritiene conveniente ed opportuno intervenire con le necessarie spese di ristrutturazione.”
Ma subito dopo sullo stesso testo leggiamo: “si sta procedendo all’analitica individuazione degli stabili”. Da giorni chiediamo come si possa stabilire se sia “conveniente ed opportuno” ristrutturare uno stabile non ancora individuato.
In ogni caso nessun problema, verrebbe da dire, perché il 5 aprile su 24Emilia De Franco ci ha svelato che gli alloggi in realtà non sono in alcun modo problematici. (ma perché liberarsene allora?)
Dopo l’ODG presentato in consiglio comunale grazie a Coalizione Civica in cui esprimevamo dubbi sulla scelta di vendere queste case, l’assessore in un intervento su TeleTricolore il 31 marzo ha detto: “ci teniamo molto al nostro patrimonio pubblico, ce lo teniamo caro, non ci sarà nessuna vendita”

Eppure, – prosegue il testo del partito guidato dal 2019 da Beatrice Brignone – l’assessore in una nota apparsa sulla stampa solo cinque giorni dopo, dice: “Valutiamo dunque utile alienare alcuni alloggi in queste condizioni per acquisire invece alloggi in condomini a maggioranza o totale proprietà pubblica ai fini di una migliore gestione del nostro patrimonio”

La questione si gioca tutta sulla differenza (meramente tecnica, ma non in termini di esito finale) fra vendita e permuta. Poco importa il tipo di transazione se il risultato finale è in entrambi i casi che queste case non saranno più di proprietà del comune.
Viene poi sempre da chiedersi come si possa sperare che i proprietari accettino la permuta della loro casa per un’altra della quale il proprietario stesso ha, in un testo approvato in consiglio comunale, detto che “non si ritiene conveniente ed opportuno intervenire con le necessarie spese di ristrutturazione.”
Sempre sul tema permute e sempre dal comunicato apparso sulla stampa “abbiamo previsto tra le opzioni la possibilità di offrire un nostro alloggio in cambio ai proprietari privati per garantire loro la possibilità di mantenere una casa di proprietà al termine del percorso.” dunque le case popolari da riscattare con questa permuta sarebbero offerte ai privati, cosa vuol dire allora, subito dopo nel testo:”permettiamo agli attuali inquilini Erp di riscattare la casa pubblica in cui vivono spesso da decenni”?
anche perché la casa pubblica in cui vivono da decenni la si vuole acquisire per demolirla, un aspetto tutt’altro che secondario.

La Giunta di Luca Vecchi sta avendo un problema non solo di comunicazione, ogni giorno viene fuori una posizione diversa, ma proprio di poca chiarezza su cosa fare dei beni pubblici che ha in gestione fino al 2024, Reggio merita più chiarezza.
La nostra posizione è semplice, pur sapendo che il progetto di via Paradisi prevede fra le altre cose la creazione di altri alloggi di edilizia popolare e nonostante tutta la fiducia che si possa avere nella riuscita dell’operazione, creare un precedente che legittimi l’idea di finanziare i progetti del comune alienando una parte del patrimonio di edilizia popolare è una scelta pericolosissima, perché a nessuno di noi è dato sapere chi governerà la città fra 5 o 10 anni.
Nei giorni scorsi abbiamo proposto un’idea della quale rimaniamo convinti: un blocco totale della vendita di alloggi d’edilizia popolare come fatto a Bologna, città con una storia e problematiche diverse dalla nostra ma che ha saputo fare una scelta coraggiosa e lungimirante.