Perché il Comune di Reggio Emilia non si espone sulle violenze in carcere? Lettera firmata da 100 cittadine e cittadini

Lo scorso marzo sono circolati video brutali di violenze avvenute in carcere ai danni di un giovane legato, incappucciato e pestato poi da dieci agenti della polizia penitenziaria che ora sono accusati, a vario titolo, di tortura, lesioni e falso.

Il Giudice ha ammesso quali parti civili numerosi esponenti istituzionali, quale il Garante regionale delle persone sottoposte a misure limitative o restrittive della libertà personale, il Garante nazionale e le note associazioni che lottano per i diritti dei detenuti, Antigone e Yairaiha. La gravità dei fatti è emersa anche dalla decisione di chiamare il Ministero della Giustizia a difendersi quale responsabile civile dei danni subiti dal detenuto.

E il Comune di Reggio Emilia? Come spiega Silvia Panini, promotrice della lettera, “non solo non si è costituito parte civile nel processo ma il sindaco Luca Vecchi non si è neanche esposto ufficialmente sull’accaduto condannando i fatti”.

“Con la presente lettera chiediamo spiegazioni ufficiali al Sindaco per la scelta di non mostrare solidarietà con la presunta vittima di violenza” continua Gianluca Guerra, portavoce di Volt Emilia-Romagna. La lettera è stata sottoscritta da più di cento persone da tutta la Regione Emilia-Romagna ed è stata protocollata, richiedendo così formalmente una risposta da parte degli organi competenti.

La lettera
Egregio Signor Sindaco,
Siamo un gruppo di cittadine e cittadini che hanno a cuore la condizione e il trattamento delle persone in detenzione, nella Sua come in tante altre città della nostra regione. Con la presente vorremmo quindi portare alla Sua attenzione una questione che certamente ha trattato e di cui ha sentito parlare molto negli ultimi tempi eppure che ci sembra non abbia ricevuto da parte Sua e del Comune l’attenzione e la cura necessari: ci riferiamo al caso delle violenze subite da un detenuto straniero nell’aprile 2023 presso il carcere di Reggio Emilia, fatto di violenza di cui tutti abbiamo potuto vedere le immagini che sono state riprese dalle telecamere di sorveglianza dell’istituto penitenziario. Recentemente presso il
Tribunale di Reggio Emilia si è avviato il processo per il giudizio di dieci agenti di polizia penitenziaria accusati, a vario titolo, di tortura, lesioni e falso.
Il Giudice ha ammesso quali parti civili numerosi esponenti istituzionali, quale il Garante regionale delle persone sottoposte a misure limitative o restrittive della libertà personale, il Garante nazionale e le note associazioni che lottano per i diritti dei detenuti, Antigone e Yairaiha.
La gravità dei fatti è emersa anche dalla decisione di chiamare il Ministero della Giustizia a difendersi quale responsabile civile dei danni subiti dal detenuto.
Tutto ciò dimostra che le istituzioni si sono attivate per vedere affermarsi il diritto delle persone detenute e confermare la necessità e validità della legge contro la tortura, legge che come saprà le forze conservatrici del paese vorrebbero abrogare.
Ora, il grande assente in questa vicenda ci è parso essere il Comune di Reggio Emilia, e per questo ci rivolgiamo a lei, in quanto non solo non si è costituito parte civile nel processo ma non si è neanche esposto ufficialmente sull’accaduto condannando i fatti.
Questo vuoto si è fatta anche notare una presenza dell’Assessore con delega alla Legalità della giunta da Lei presieduta, Avv. Nicola Tria, che risulta essere il difensore di uno degli agenti indagati per tortura e lesioni personali. Tutto questo temiamo abbia inibito il Comune nella sua costituzione a parte civile nel processo assumendo così una posizione ambigua e priva di senso della tutela dei diritti dei cittadini anche questi sono reclusi.
Con questa lettera siamo a chiederLe spiegazioni ufficiali rispetto all’accaduto.
Confidiamo inoltre che l’Amministrazione si attivi in tutte le sue capacità per mostrare, nelle sedi legali e ufficiali, il rifiuto totale verso ogni forma di abuso di potere di questo genere. Se l’intento comune, come auspichiamo, è quello che il carcere esperisca alla sua funzione rieducativa e risocializzante, è fondamentale ribadire che le Istituzioni Pubbliche devono schierarsi sempre dalla parte dei Diritti e della legalità, opponendosi con forza alla spirale di violenza e isolamento cui l’assenza di servizi e l’esclusione sociale – oggi connotati distintivi delle carceri italiane – portano.
Restiamo a disposizione per fornire ulteriori informazioni.
Ringraziando per l’attenzione e l’impegno nel tutelare il rispetto della dignità umana del nostro territorio, porgiamo distinti saluti.

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