Pedofilo pakistano libero: nessuna incompatibilità per il Gip Ghini

Ore 14.30: è notizia di poche ore fa che anche il plenum del Csm ha confermato l’archiviazione per il Dott. Ghini che diventa quindi definitiva.

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Esattamente un anno fa, il 10 luglio 2017, nella Bassa reggiana un 21enne pakistano richiedente asilo avvicinò un 13enne sordomuto e affetto da deficit cognitivi invitandolo a seguirlo in campagna dove abusò sessualmente di lui. La vittima confidò l’accaduto ai genitori che portarono immediatamente il figlio in ospedale dove venne accertata dai sanitari la violenza.

Da lì la denuncia e la richiesta della custodia cautelare in carcere da parte del Pubblico Ministero titolare dell’inchiesta a seguito di incontrovertibili prove di responsabilità e confessione da parte dell’autore.

Il GIP (Giudice per le Indagini Preliminari) Giovanni Ghini decise di lasciare libero con obbligo di firma il reo confesso, avendone riscontrato lo “straordinario senso di autodisciplina dimostrato” che addirittura si era “messo da solo agli arresti domiciliari”.

Reo di aver applicato la legge (ndr, “dura lex, sed lex”) da quel momento si scatenò la gogna nei confronti del Giudice, con tanto di manifestazione davanti al Palazzo di Giustizia alla quale erano presenti anche politici e amministratori del Movimento5Stelle e Lega Nord. Poco dopo il Ministro della Giustizia di allora Andrea Orlando (PD) fece partire l’azione disciplinare attualmente nelle mani del Procuratore generale della Cassazione, mentre il Consiglio Superiore della Magistratura investì la Prima Commissione per decidere circa l’incompatibilità ambientale che ne avrebbe comportato il trasferimento. L’azione presso il Csm fu attivata da Pierantonio Zanettin (Forza Italia).

Tutti contro Ghini, dunque. Da destra a sinistra. Golosa preda anche per quei cittadini anti tutto, in particolare anti-Magistratura, che sono scesi in piazza per gridare il proprio scandalo nei confronti di un Giudice. Ma non solo. Ghini fu vittima di un aggressione verbale durante una cena in un ristorante a Ca Bertacchi e vittima di pesanti attacchi sui social fino a sfociare in minacce di morte.

Ora la Prima Commissione del Csm ha deciso all’unanimità per l’archiviazione della posizione di Ghini in merito all’incompatibilità ambientale. Successivamente spetterà al plenum del Csm decidere in modo definitivo. Così come spetterà allo stesso plenum decidere in modo definitivo sull’azione disciplinare dopo che il Procuratore Generale avrà chiesto il rinvio a giudizio o l’archiviazione.

Per il momento quindi il primo step della vicenda è stato vinto dal Giudice Ghini.

Nel frattempo un altro Giudice reggiano, per una vicenda analoga di abusi sessuali, ha applicato la legge allo stesso modo, lasciando quindi libero il reo confesso. Ma sul fatto non sono emerse sollevazioni politiche e/o popolari.

Marina Bortolani, @nextstopreggio