“Parole parole parole”, l’opera di Elena Mazzi all’ingresso dell’Itis Nobili

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Continua il percorso di contaminazione dell’opera d’arte pubblica ‘Parole parole parole’ dell’artista Elena Mazzi sul territorio. Questa mattina è stata infatti svelata l’installazione realizzata dall’artista in collaborazione con gli studenti dell’istituto superiore “Leopoldo Nobili” di Reggio Emilia, nell’ambito del progetto regionale “Post it. Insieme contro la violenza maschile sulle donne” promosso e coordinato dal Comune di Reggio Emilia, con il contributo della Regione Emilia Romagna e realizzato in collaborazione con l’Associazione Nondasola.

L’Istituto “Nobili” ha aderito al progetto con grande entusiasmo e partecipazione, coinvolgendo le classi seconde che hanno partecipato ai laboratori di prevenzione realizzati dall’Associazione Nondasola e dall’artista Elena Mazzi. Gli incontri con le classi seconde sono stati l’occasione per ragionare sul valore delle parole e sulle radici culturali della violenza favorendo una presa di coscienza e di responsabilità perché è imparando a conoscere che si può riconoscere quando è in atto un’ingiustizia o una prevaricazione; altra finalità dei workshop è stata esplorare come la contaminazione dell’arte e della cultura possano generare nuovi sguardi e pensieri e sostenere un sano protagonismo nel contrasto alle discriminazioni e agli stereotipi di genere.

All’inaugurazione dell’opera erano presenti l’Assessora alla cultura e alle pari opportunità Annalisa Rabitti, il Dirigente scolastico dell’I.I.S. “Nobili” Elena Guidi, Alessandra Campani dell’Associazione Nondasola e in rappresentanza degli studenti e delle studentesse che hanno partecipato all’esperienza laboratoriale, erano presenti le classi 2^ T e 2^ G.

L’Assessora Rabitti commenta: “L’idea che abbiamo messo in campo è sensibilizzare al tema della violenza maschile sulle donne attraverso l’arte, ossia con un linguaggio espressivo che riesce ad arrivare a tutti e tutte perché coinvolge e avvolge, apre a domande e stimola riflessioni. L’opera d’arte pubblica ‘Parole parole parole’ di Elena Mazzi porta dentro alla scuola pensieri, esperienze, consapevolezze sulla parte che ciascuno di noi può fare nel prevenire la violenza sulle donne e al contempo porta la bellezza e la profondità connaturata all’arte stessa. Le giovani generazioni sono il nostro futuro, ma anche il nostro presente ed è fondamentale coltivare un dialogo aperto e continuo con loro per promuovere una cultura dei diritti e delle pari opportunità.”

Per il Dirigente Guidi, “E’ necessario dare spazio di ascolto, riflessione e confronto a ragazzi e ragazze su queste tematiche: infatti proprio durante l’adolescenza i giovani si aprono all’esperienza dei sentimenti e delle relazioni con l’altro, sperimentando per imparare. In un mondo fatto di immagini e contenuti multimediali, veloci e spesso violentemente espressivi, in grado di rappresentare perlopiù in modo parziale e stereotipato il rapporto uomo-donna, un’opera d’arte fatta di parole evoca con forza la pervasività e la profondità che la parola dà alla riflessione sulle proprie esperienze, sedimentando e generando consapevolezza, nella dimensione dell’incontro e del dialogo con l’altro, alla scoperta di sé”. 

L’OPERA – “Parole parole parole” è l’opera realizzata nel 2021 dall’artista Elena Mazzi per il Comune di Reggio Emilia attraverso il coinvolgimento delle realtà del territorio impegnate nella prevenzione e nel contrasto alla violenza maschile sulle donne, a partire dal Centro Antiviolenza

– Casa delle Donne gestito dall’Associazione Nondasola che è stata in dialogo continuo e diretto con l’artista affinchè potesse raccogliere le parole, le emozioni e le testimonianze delle donne che lavorano al centro antivIolenza e quelle delle donne che vi sono ospitate.

Elena Mazzi ha incontrato anche altre referenti delle istituzioni che compongono il Tavolo interistituzionale per il contrasto alla violenza maschile sulle donne, coordinato dall’assessora alla Cultura e Pari opportunità Annalisa Rabitti e istituito in modo permanente dal Comune di Reggio Emilia nel 2006. Un’opera quindi che è stata realizzata dal basso e in modo collettivo, e che raccoglie le parole di chi la città la abita e la vive e di chi ha incontrato la violenza subendola o ascoltandola; un’opera, insomma, che vuol restituire alla città le esperienze vissute in uno strumento di prevenzione della violenza sulle donne.
L’opera consiste in una carta da parati costruita con segni grafici colorati che racchiudono parole potenti che invitano alla riflessione; la carta da parati è un oggetto contemporaneo, che si appiccica alle pareti proprio come la violenza si appiccica alla pelle, ma è anche una decorazione per le mura domestiche, luogo dove avvengono la maggior parte delle violenze sulle donne; allo steso tempo la carta da parati si presta ad essere trasferita anche in ambienti pubblici e istituzionali diventando silenziosamente parte dell’architettura urbana e testimonianza dell’impegno quotidiano nel contrasto alla violenza di genere.
Un’opera d’arte replicabile all’infinito che invade non solo luoghi, ma anche lo spazio del dibattito pubblico e culturale per contribuire alla formazione di una cultura della non discriminazione e delle pari opportunità.

Ad oggi l’opera è stata installata presso l’atrio principale della Biblioteca Panizzi del Comune di Reggio Emilia; negli spazi del Centro culturale, espositivo e di produzione del Comune di Reggio Emilia ‘Spazio Gerra’; presso la sede del Centro Antiviolenza gestito dall’Associazione Nondasola e nella sede dell’associazione stessa dove si promuovono attività di accoglienza alle donne migranti con il progetto Lunenomadi; alla Casa della Cultura del Comune di Casina; al Liceo Chierici.

(Foto di Fabio Zani)