Le ragioni della contro-manifestazione alla Giornata del Ricordo: “Revisionismo storico che delegittima la resistenza partigiana, riabilitando i fascisti in un nuovo ruolo da vittime”

(Foto di Fabio Zani)

Contro-manifestazione a pochi metri dall’iniziativa organizzata per la Giornata della Memoria nel ricordo delle vittime delle Foibe. Le ragioni della contro-manifestazione diffuse dal centro sociale Laboratorio Aq16:

“In seguito ai fatti del 9 ottobre scorso, si è tornato a parlare di antifascismo. L’attacco da parte di gruppi di estrema destra, in questo caso Forza Nuova, presieduta da Roberto Fiore, alla sede della CGIL di Roma, in occasione di una manifestazione contro il Green Pass. Dopo questo episodio, sono state discusse in Senato ben quattro mozioni, presentate da PD, LeU, M5S e Italia Viva, per chiedere all’Esecutivo di sciogliere il partito di estrema destra, estendendo la richiesta anche nei confronti di altre formazioni che si ispirano al fascismo, come Casapound e Lealtà e Azione.

Il Presidente del Consiglio Draghi, ha rassicurato il segretario del primo sindacato italiano Maurizio Landini, che se ne discuterà…
Ancora oggi non c’è chiarezza sulle decisioni del Governo. Oltretutto, a peggiorare le cose, confondendo le acque, si è aggiunta la richiesta della destra parlamentare di mettere fuori legge tutti i gruppi “estremisti”, citando tra le righe le dichiarazioni di Salvini sull’antifascismo, esternato in occasione del 25 aprile di due anni orsono. Quest’ultimo infatti, come bene racconta Chiara Colombini, nel suo libro “Anche i Partigiani però”, definì il 25 aprile un derby retrò tra rossi e neri. Quindi schierarsi tra antifascisti e fascisti significa essere marginali, di conseguenza fuori dalla storia; lasciando così intendere che l’antifascismo è una cosa da “rossi” e del loro recinto ideologico retrò e non, in realtà, il valore fondante della nostra Costituzione.
Tutto ciò richiede una riflessione profonda, una fotografia ben precisa della realtà. Questa va doverosamente analizzata in tutta la sua complessità.

L’altra parte del fascismo
Certo accogliamo favorevolmente le proposte parlamentari di mettere fuorilegge i partiti neofascisti come sancisce la nostra Costituzione. Con altrettanta attenzione, bisogna arginare e schierarsi con dovuta fermezza, nei confronti del “brodo culturale” nel quale questi partiti prosperano e trovano una retorica amica.
Parliamo del revisionismo storico che delegittima la resistenza partigiana, riabilitando i fascisti, ritagliando per essi un nuovo ruolo da vittime.
Una narrazione che con l’introduzione di date celebrative, come il 10 febbraio, giorno del “Ricordo”, relativo alla questione delle foibe, costruisce una memoria artificiosamente condivisa. Essa infatti tende a equiparare l’antifascismo al fascismo e gli antifascisti ai fascisti. “Ricordo” ha una similitudine con “Memoria”… non è un caso… Ci riferiamo al giorno della “Memoria” celebrato il 27 gennaio per commemorare le vittime della Shoah. L’accostamento temporale e terminologico, tra le due giornate intende sottolineare, in maniera faziosa, la similitudine tra i due eventi storici.
Il paragone tra Memoria e Ricordo si consolida nel dualismo tra foibe e Shoah, giocando, non a caso, sulla portata emotiva che quest’ultimo suscita. Un vero e proprio topos, utilizzato sempre più spesso dalla politica.

Quindi, secondo questa costruzione retorica, le foibe sarebbero, per la destra, equiparabili alla Shoah. Chi, delle foibe, ne sminuisce la portata storica viene tacciato di negazionismo, così come per chi nega l’olocausto. Fine esercizio retorico che ha fatto pericolosamente breccia nel discorso mainstream.
In merito a questo accostamento retorico lo storico Eric Gobetti, nel suo libro capolavoro “E allora le Foibe”, riporta le parole di Salvini che nel commemorare il giorno del ricordo del 2019, ricoprendo la carica di ministro dell’interno e vicepremier, dichiara da Basovizza: “I bimbi morti nelle foibe e i bimbi di Auschwitz sono uguali. Non esistono martiri di serie A e serie B”.
Da un punto di vista storico questa similitudine non ha alcun senso. Non solo per l’ordine di grandezza dei due fenomeni, ma soprattutto per la motivazione degli aggressori e la tipologia delle vittime. Sempre Gobetti ricorda che le uccisioni compiute tra il ‘43 e ‘45 sul confine orientale, non possono essere in alcuno modo considerate un tentativo di genocidio e le vittime non sono individuate in quanto appartenenti ad uno specifico popolo.
Oltretutto l’insistenza sulla presenza di bambini e donne tra le vittime delle foibe è un ulteriore artificio retorico, volto a creare l’immagine di un popolo innocente massacrato senza pietà.

(Foto di Fabio Zani)

Archetipo del revisionismo fascista: Norma Cossetto
Un esempio su tutti è quello di Norma Cossetto, donna istriana, fascista, uccisa nell’ottobre del ‘43, archetipo perfetto per l’uso propagandistico della tragedia. Non è un caso se viene definita “l’Anna Frank” italiana. Nel 2005 le è stata attribuita la medaglia d’oro al merito civile tra mille dubbi della comunità storica italiana.
E’ così che il revisionismo storico si fa narrazione della memoria collettiva del paese. Alla sua vicenda sono dedicati il film “Rosso Istria” e la graphic novel “Foiba Rossa” edita dalla casa editrice neofascista Ferrogallico e pubblicata anche grazie ai finanziamenti della regione Veneto.

Anche nella città di Reggio Emilia la Cossetto è stata al centro del dibattito pubblico, in seguito alla richiesta dei consiglieri Panarari e Bassi che hanno proposto l’intitolazione di una strada o luogo dell’odonomastica reggiana, dando in questo modo la possibilità ai fascisti di celebrare il proprio vittimismo e avere un luogo fisico riconosciuto da tutta la comunità del territorio, effettuando un lifting di melliflua innocenza.
Seppure la proposta di Panarari è stata accettata quella di Bassi, l’intitolazione di una rotonda alle porte della città, è stata invece bocciata dal consiglio comunale, grazie anche all’interesse suscitato dalla preoccupazione di molti antifascisti e l’approfondimento politico in merito alla vicenda da essi stessi portato all’attenzione pubblica.

Altri fronti del revisionismo storico
Altra cosa importante è che questa mutazione, ai danni della memoria collettiva, arriva da più fronti. Da una parte ci sono molte pubblicazioni di indiscusso successo commerciale sulle foibe, che come rivela la storica Claudia Cernigoi in: “Operazione foibe, tra storia e mito”, sono caratterizzate dall’assenza di ogni archivio e da una ricorsività dei testi che, citandosi vicendevolmente, finiscono per diventare fonti, cercando così di accreditarsi come attendibili nonostante la loro palese inattendibilità storica.
Sul fronte della cultura mainstream la forma di intossicazione è la produzione di film come quelli prodotti dalla RAI televisione di stato: Rosso Istria, insieme ad una fiction del 2005, “Il cuore nel pozzo”. Veri e propri prodotti propagandistici dove il pubblico è portato, volutamente, ad empatizzare con le camicie nere.

Sfumature di revisionismo
Variante peggiorativa del revisionismo storico è la memoria riconciliata, proposta in città dall’ormai ex vescovo Camisasca che auspicava che il 25 Aprile diventasse la festa dei morti della guerra civile, inserendosi così tra i tanti che a destra appoggiano l’idea salviniana del derby tra rossi e neri. Come sottolinea lo storico C. Pavone, studioso indiscusso della resistenza, non avrebbe alcun senso che la memoria dei democratici si riconciliasse con quella dei responsabili della dittatura fascista, come se la memoria dei colonialisti si riconciliasse con quella dei colonizzati, insieme al cammino da loro percorso per liberarsi. Antifascismo ed eredi del fascismo hanno in Italia trovato modo, in virtù della vittoria dei primi, di convivere per più di mezzo secolo ognuno con la propria memoria, irriducibile a quella dell’altro. Smussare, levigare, ripulire, addomesticare la memoria significa addormentarsi nella convinzione che le grandi partite della storia si concludano con un pari e patta.

Conclusioni
Pensiamo quindi che sia urgente fermare la narrazione mistificatoria, tossica, che viene ripetuta a livelli mediatici e istituzionali sempre più elevati.
Quest’ultima sembra ormai diventata verità di Stato e come lo storico Francesco Filippi ci ricorda nei suoi libri: “Perché siamo ancora fascisti” e “Il fascismo ha fatto anche cose buone”, tale versione ufficiale fatta di slogan e cifre “inconfutabili” finisce per costruire un immaginario collettivo errato. Chiediamo quindi a tutta la parte antifascista della città, intellettuali, studiosi, associazionismo di schierarsi di fronte a questo bivio di coscienze, di non accettare la versione propagandistica revisionista come seria o attendibile, in quanto tale non è.
Tutto ciò correndo il rischio di essere etichettati ingiustamente “negazionisti”, assumendosi il dovere di dare di nuovo centralità all’antifascismo. Non deporlo come un ferro vecchio da imbiancare come un sepolcro solo in occasioni celebrative.
Agli amministratori che rappresentano le Istituzioni del territorio chiediamo di evitare un uso distorto del passato che conseguenzialmente produce nuova violenza.

Il 10 febbraio, il “Giorno del ricordo”, va riconosciuto per quello che è, la festa dell’orgoglio fascista. Va da sé che è un dovere di antifascisti prendere una posizione avversa a questa celebrazione.
Inoltre è imprescindibile da parte della politica illuminare la complessità del quadro. Innanzitutto non attirare l’attenzione solamente quando si parla di fascismo sui gruppi neofascisti più stupidi e folcloristici, come giustamente Elia Rosati autore di “Casapound” e Valerio Renzi autore de “La politica della ruspa” ci fanno notare. Enzo Traverso, nel libro “I nuovi volti del Fascismo” (😎, fa una differenza tra partiti neofascisti e partiti post-fascisti. I primi, nostalgici, fanno riferimento al fascismo e ne auspicano il ritorno, i secondi attingono a piene mani dalla storia fascista senza mai nominarla. Questi ultimi sono l’altra parte del quadro, godono di maggiore popolarità e legittimazione, in più sono gli artefici del revisionismo storico e della politica della riconciliazione, ormai diventata narrazione di Stato, con date ufficiali come quella del 10 febbraio.

Chiediamo a tutte e tutti di firmare e diffondere questo appello e prendere una posizione chiara contro la retorica post-fascista, lentamente e subdolamente divenuta narrazione ufficiale tendente a modificare la memoria collettiva del nostro paese.

Un esempio di quanto detto viene dall’ultima edizione di Atreju che ha visto la partecipazione di tutto l’arco politico all’evento. Un nuovo passaggio verso la normalizzazione e la legittimazione dei post-fascisti italiani, i quali tramite il proprio capo, Giorgia Meloni, hanno ringraziato prima denigrando apertamente i propri ospiti di centrosinistra intervenuti i giorni prima e infine dichiarando senza remore “Noi siamo dalla parte giusta della storia”, cioè “noi eredi del fascismo storico siamo dalla parte giusta della storia”, o ancora più semplicemente “il fascismo è stata la parte giusta della storia”. Chi da antifascista ha presenziato a quella kermesse ha dato, probabilmente inconsapevolmente, sponda a questo tipo di affermazioni gravissime. Affermazioni che, dobbiamo tutti dire apertamente, non sono conciliabili con la democrazia sorta dalla resistenza antifascista e che d’ora in avanti è bene evitare di legittimare.

Siamo ancora in tempo per invertire la tendenza.
A tutte e tutti chiediamo di dichiararsi orgogliosamente antifasciste e antifascisti.
ORA E SEMPRE RESISTENZA ❗”
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PRIMI FIRMATARI:
Alessandro Adani, Paolo Albani, Mirko Amadei, Antonella Amodei, Carla Arleoni, Simon Armini, Mariangela Apostolico, Mirco Baschieri, Ernestina Bazzi, Nicoletta Bedeschi, Viviana Bedogni, Lorenzo Belardinelli, Mariangela Belloni, Gianni Benassi, Dario Benassi, Luca Benassi, Nicola Bertani, Nicola Daniele Bertani, Luciana Bertocchi, Carmen Bertocchi, Barbara Bertoli, Anna Bigi, Lorenzo Bonvicini, Cecilia Botturi, Pietro Braglia, Luca Buffagni, Rossella Buonanno, Biancamaria Burani, Paolo Burani, Valda Busani, Giovanna Calvi, Franco Camerini, Gino Caraffi, Roberto Cardarelli, Simone Casarini, Luca Censi, Ideo Cerlini, Nuccia Ciambrone, Elena Codeluppi, Daniele Codeluppi, Massimo Corbetti, Marco Cosentina, Simonetta Crotti, Davide Davoli, Flora Decarlo, Dario De Lucia, Maria Diletto, Riccardo Fabbi, Francesco Fantuzzi, Ettore Farioli, Alessandra Ferretti, Alberto Fontanesi, Alessandra Fontanesi, Alessandro Fontanesi, Elisabetta Franceschini, Alessandro Franchi, Silvano Franchi, Luca Gaccioli, Roberto Galantini, Giulia Galeotti, Luca Gandolfo, Vittorio Gazzotti, Renzo Giannoccolo, Magda Giabbi, Romano Giuffrida, Giorgio Gollini, Luca Gorini, Annalisa Govi, Giuliano Gualandri, Nicola Guarino, Marta Iotti, Mario Lanzafame, Antonietta Levo, Serena Ligabue, Paola Lomastro Fontanesi, Andrea Mainardi, Enrico Manzo, Maria Manzotti, Marcello Martinucci, Andrea Marzolino, Sara Marzolino, Alessandro Marzolino, Giglio Mazzi, Giuseppe Merella, Saverio Morselli, Renato Moschetti, Giuseppe Napolitano, Pierino Nasuti, Matteo Neri, Alberto Nicolini, Katia Orlandini, Giovanna Ottolini, Donata Paderni, Tonino Palma, Giovanna Panigaldi, Daniele Paone, Francesco Paone, Maria Antonietta Paparella, Cosimo Pederzoli, Miria Pergetti, Gianni Piccinini, Francesca Pinchera, Luca Prandini, Giorgio Prandini, Eduardo Raia, Silvia Riccò, Marcello Rinaldi, Patrizia Rivi, Laura Rodolfi, Stefano Roggiero, Silvio Rosati, Carla Ruffini, Margherita Sassi, Alessandra Scaglioni, Nunzio Siciliano, Elena Sordini, Domenico Soriano, Ottavio Tarabelloni, Gianluca Tegoni, Sergio Toffanetti, Gianfranco Vacondio, Carmen Venturelli, Marco Vicini, Federica Zambelli.