Occupazione e coesione sociale: Reggio Emilia continua a migliorare

L’ottavo “Rapporto sulla coesione sociale” realizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con il Comune capoluogo, infatti, presenta la fotografia di un territorio in cui, tra l’altro, l’occupazione è aumentata, nel solo 2018, di 3.248 unità (dato che si colloca ben sopra la media di 2.000 unità dell’ultimo quinquennio), mentre è calata di 0,6 punti la disoccupazione (attestata al 4,2% e ancora in calo dopo aver toccato il record negativo nel 2014, con il 6,6%), si è ridotto di due punti il lavoro precario tra i nuovi assunti e il Pil procapite, crescendo di 360 euro, si è riportato ai livelli pre-crisi.

A questi primi valori riferiti all’economia e al lavoro, il Rapporto associa decine di altri indicatori che, in sostanza, parlano di un territorio che – come sottolineano il Sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi, e il curatore del Rapporto, lo psicosociologo Gino Mazzoli – “ritrova finalmente un migliore equilibrio, mettendosi via via alle spalle tanta parte degli effetti della lunga crisi partita nel 2008”.

E il miglioramento, come si è detto, appare evidente su molti fronti, a partire dal lavoro, con un tasso di occupazione cresciuto di un punto (è al 69,4%, al terzo posto in Emilia-Romagna e 11 punti al di sopra di quello nazionale) e un numero complessivo di occupati – pari a 240.787 unità – che si è riportato ai più alti livelli toccati negli ultimi 15 anni.

“A questo – sottolinea Gino Mazzoli – si aggiunge il significativo calo delle persone in condizione di vulnerabilità: nel 2018 abbiamo registrato una flessione complessiva di ben 3.400 unità, con 1.700 cassintegrati in meno, un calo 1.000 iscritti alle liste di disoccupazione, la diminuzione di 700 contratti di solidarietà e la diminuzione della cassa integrazione per due milioni di ore”.

“E’ evidente – aggiunge Mazzoli – che sono dati incoraggianti, ma che non debbono indurre a sottovalutare quelle situazioni di vulnerabilità che nel 2015 arrivarono addirittura a toccare 70.000 persone, ma che ancora oggi sin avvicinano comunque alle 44.000 unità”.

Un aiuto, in questo senso, dovrebbe giungere già dalla chiusura del 2019 e anche dal prossimo anno. “Le previsioni di Prometeia elaborate dal nostro Ufficio studi – sottolinea al proposito il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landi – parlano di un tasso di disoccupazione che dovrebbe attestarsi al 4% a fine anno, per poi scendere al 3,8% nel 2020; i dati potrebbero essere anche migliori, ma oggi dobbiamo tenere conto delle incognite legate ad una previsione di leggero calo – seppure nel solo 2019 – del Pil dell’industria manifatturiera”.

Dopo il brillante +3,9% del 2018, l’export presenta quest’anno flussi rallentati, con un +0,5% nel primo semestre; “stiamo comunque parlando di crescita”, osserva Mazzoli, “così come di crescita parliamo a proposito del reddito disponibile delle famiglie, che nel 2018 è salito di quasi il 3%”.

Su questo versante, le previsioni della Camera di Commercio parlano di un +2,4% per il 2019; dato, anche questo, positivo, ma che in buona misura andrà ad alimentare il risparmio e non i consumi. Resta infatti in calo – spiega Mazzoli – “la propensione al rischio e all’investimento che ha visto aumentare di oltre l’11% i depositi bancari nel 2018, con un contemporaneo calo degli impieghi; il rapporto tra i due valori si è così portato dal 152 al 119%”.

A segnalare il miglioramento delle condizioni finanziarie dei nuclei reggiani concorre poi il rilevante calo delle sofferenze bancarie delle famiglie, che dai 317 milioni del 2017 si sono portate a 197 milioni nel 2018.

“Questo quadro socioeconomico – sottolinea il Sindaco Luca Vecchi – certifica ormai definitivamente che siamo avviati fuori dalla crisi: siamo una città che esce diversa da come era entrata nella recessione globale che ha investito tutti, dal 2008 in poi”. “Dieci anni dopo i livelli di occupazione e disoccupazione e i dati dell’economia fotografano un territorio fra i più dinamici del Paese, come d’altronde accade lungo tutto l’asse della via Emilia”.

“Sono confortanti – spiega Vecchi – anche alcuni rilevatori sociali che hanno a che fare con la riduzione delle persone vulnerabili, delle sofferenze bancarie e il drastico abbattimento dell’insuccesso scolastico. Al tempo stesso alcune performance ambientali, seppur in un contesto di area vasta complicato, sono da giudicare come positive”.

“Considerano la situazione in cui versa l’intera economia italiana – conclude il Sindaco di Reggio Emilia – è peraltro giusto mantenere grande attenzione verso le fasce più fragili della società e, in questo senso, gli investimenti in campo sanitario, educativo e culturale sono fondamentali, per mantenere la coesione sociale”.

Dall’ampio “Rapporto sulla coesione sociale” curato dalla Camera di Commercio in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia emergono bene i significativi dati richiamati da Vecchi e relativi, ad esempio, alla rilevante flessione dei tassi di dispersione scolastica, associati anche ad un tasso di insuccesso scolastico tra gli stranieri che dal 12,9% del 2010 si è portato all’attuale 4,9%; “dati – sottolinea Mazzoli – che segnalano, contemporaneamente, il miglioramento deciso dei livelli di integrazione e la maggiore stabilizzazione dei movimenti della popolazione straniera nel nostro territorio”.

Pur con il permanere di problemi legati alle polveri sottili (Reggio Emilia è tra le città più virtuose della Pianura Padana, ma si colloca comunque al 20° posto della graduatoria nazionale per giorni di sforamento), il capoluogo guadagna 12 posti nella graduatoria ambientale italiana.

Rispetto a tutti questi dinamici dati spicca la decisa stazionarietà dei dati demografici, anche se all’interno di una popolazione sostanzialmente stabile (531.891 abitanti nel 2019, cioè 684 in meno rispetto al 2018) si evidenzia il costante invecchiamento degli abitanti (il 25% sul totale) e quella che Mazzoli definisce l’”atomizzazione” dei nuclei familiari.

I dati, infatti, parlano di un aumento delle famiglie unipersonali (sono il 35% in provincia e il 42% nel capoluogo) e di quelle composte da due sole persone (36%).

Elena B.