Nonostante la “ripresina” natalizia il commercio reggiano chiude il 2020 a -5,3%

Nonostante il lieve incremento delle vendite al dettaglio registrato nell’ultimo trimestre (+0,3%), il commercio reggiano ha comunque chiuso il 2020 in “rosso”. L’aumento dell’ultimo scorcio dell’anno – influenzato probabilmente dalle vendite pre-natalizie – non è stato infatti sufficiente a compensare le forti penalizzazioni subite a causa dell’emergenza sanitaria e delle misure di contrasto adottate.

Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio sui risultati dell’indagine congiunturale del sistema camerale, il calo complessivo registrato dalle vendite nel 2020 è stato del 5,3% rispetto all’anno precedente, quando comunque si era registrata una contrazione dello 0,8%
Tornando ai dati del periodo ottobre-dicembre, ad incidere in modo determinante sul trend positivo delle vendite al dettaglio sono stati sicuramente i dati della grande distribuzione organizzata: ipermercati, supermercati e grandi magazzini hanno infatti registrato un incremento delle vendite del 13,5% rispetto allo stesso trimestre del 2019. In crescita anche il commercio di prodotti alimentari nei negozi di vicinato, aumentate del 4,8% su base annua.

In controtendenza, in provincia di Reggio Emilia, le vendite degli esercizi di commercio di prodotti non alimentari, che nel trimestre ottobre-dicembre 2020 si sono ridotte del 6% rispetto all’analogo periodo di un anno prima.

Relativamente alle attese per il primo trimestre del 2021, oltre il 60% degli esercizi commerciali reggiani del dettaglio alimentare e della grande distribuzione organizzata è orientato verso la possibilità di una sostanziale stabilità nelle vendite, mentre meno del 10% prevede un incremento.

Ben più pesanti le previsioni relative al commercio non alimentare, dove il 53% degli esercizi  ipotizza una ulteriore contrazione delle vendite e solo il 4% è orientato verso una possibile crescita.
 
Il focus dell’indagine della Camera di Commercio analizza anche gli effetti della pandemia sull’occupazione del settore del commercio, evidenziando che più della metà delle aziende non ha  modificato le modalità di lavoro in azienda, mentre per far fronte agli effetti della pandemia il 34% delle imprese ha usufruito di ammortizzatori sociali (Cassa Integrazione) o ha fatto ricorso ad altri strumenti (ad esempio lo smart working) o ad altre modalità di sostegno d’emergenza. Il 6% delle aziende, infine, ha scelto di non rinnovare i contratti in scadenza o di posticipare o cancellare le assunzioni previste.
Per quanto riguarda l’impatto del Covid-19 sulla catena di fornitura delle imprese commerciali provinciali, il rallentamento riscontrato da poco meno delle aziende intervistate è stato fronteggiato sostituendo parte dei fornitori per poter proseguire l’attività.