“Nessun premio di 1.000 euro al personale della sanità: pacco vuoto e famigerato bluff”. L’indignazione del sindacato SGB

Che sarebbe stato un pacco vuoto e un bluff il famigerato premio da mille euro al personale del servizio sanitario regionale, promesso e sbandierato nel main stream dal presidente Bonaccini, lo avevamo già detto e scritto a maggio, quando nelle buste paga delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità emiliano-romagnola erano state versate le quote relative alle cosiddette prestazioni aggiuntive per l’emergenza COVID.
Avevamo sottolineato che il cosiddetto “premio”, riparametrato in base al ruolo, al profilo professionale, alle mansioni svolte e al diretto coinvolgimento o meno nei reparti covid o in attività di contrasto all’emergenza epidemiologica, veniva erogato ricomprendendo le risorse del DL 18/20 “Cura Italia” e della premialità, nonché quelle relative alle prestazioni aggiuntive, rispolverate per l’occasione dalla ex legge Sirchia, nate per far fronte alla carenza di personale.

E proprio la remunerazione delle prestazioni aggiuntive, con tariffa oraria di 50€, era stata erogata a tutto il personale della sanità regionale a fronte di una decurtazione di max 8 ore per 400€, eccedenza oraria obbligatoria che ciascuna lavoratrice e ciascun lavoratore avrebbe dovuto maturare nel corso del 2020.
Ebbene, con la busta di ottobre, alla vigilia della seconda ondata emergenziale che si appresta a colpire le strutture sanitarie, alcune aziende usl (tra cui anche l’AUSL di Reggio Emilia) e ospedaliere dell’Emilia Romagna hanno deciso di presentare il conto, salato, alle lavoratrici e ai lavoratori che vedranno decurtarsi le ore lavorate in surplus.
Intanto permangono, nella sanità regionale, una gravissima carenza di personale e una precarietà diffusa che rischiano di avere una ricaduta drammatica sulle condizioni lavorative, nonché esasperare ulteriormente l’emergenza e la pressione sulle strutture sanitarie.
Purtroppo, in questi sei mesi di tregua, il chiacchiericcio sul rilancio della sanità pubblica è rimasto tale. Le azioni messe in campo sono state risibili o assenti, eppure bastava fare poche cose per arrivare preparati alla seconda ondata dell’emergenza COVID.

Come SGB siamo convinti che la ricetta per il rilancio della sanità pubblica debba passare necessariamente attraverso la riapertura e il potenziamento delle strutture e dei servizi sul territorio, l’internalizzazione di tutti i servizi appaltati con contestuale assunzione del personale, il dirottamento sul pubblico di tutti i finanziamenti destinati alle imprese private della salute, il superamento definitivo del precariato con stabilizzazioni diffuse anche in deroga al DL Madia e al decreto mille proroghe (stabilizzare tutto il personale precario che ha lavorato nella emergenza COVID), l’implementazione del personale con una vasta campagna di assunzioni a tempo indeterminato, l’investimento su ricerca, risorse professionali e tecnologiche, il rinnovo del CCNL sanità con aumenti veri e il consolidamento in busta paga dei mille euro (veri!) e il riconoscimento della quattordicesima mensilità a tutto il personale della sanità.
La fuffa di Bonaccini (e di chi l’ha sostenuta sindacalmente) sul premio mille euro con imbroglio, non può bastare. Non può e non deve essere questa la risposta alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità.

SGB (Sindacato Generale di Base) di Reggio Emilia