“Mihailovic: un uomo colpito da un destino terribile o un “guerriero”?” Di Francesco Fantuzzi

www.nextstopreggio.it

Questo mio intervento potrà sollevare anche qualche legittima critica, ma non sono il tipo che rinuncia a esprimere il proprio pensiero nel timore di perdere consenso. Partendo da me stesso: la parola “guerriero” non mi ha mai convinto, sebbene nei miei confronti sovente utilizzata per esprimermi sostegno e apprezzamenti.

Ebbene, la morte dell’ex calciatore Sinisa Mihailovic mi ha profondamente colpito e rammaricato, anche per la sua ancor giovane età: ma la narrazione del guerriero che ha combattuto fino alla fine contro una malattia terribile e spietata come la leucemia sarebbe a mio personale avviso da evitare, per almeno due motivi: l’ormai consueta retorica bellica sdoganata dalla pandemia che tutto circonda e descrive e l’idea che l’uomo contemporaneo possa individualmente “combattere” contro la malattia del secolo.

Per carità: un atteggiamento ottimista è certamente fondamentale nell’approccio a una situazione così drammatica come questa, così come il sostegno dei propri familiari il cui dolore merita esclusivamente rispetto, ma ritengo con convinzione che la possibilità di guarigione non dipenda dalla sventurata persona che ne è colpita bensì, una volta contratta, dell’efficacia delle (spesso pesanti) terapie praticate.
Certamente il caso specifico ha anche ricompreso ed enfatizzato la storia del calciatore e il suo temperamento in campo ma proprio stento, sempre col massimo rispetto, ad accettare l’idea che per affrontare il cancro si debba “combattere” nonché essere “guerrieri”, col rischio che chi non combatte a sufficienza sia inevitabilmente destinato a soccombere.

Francesco Fantuzzi

Al netto del singoli stili di vita e di alimentazione e in una cornice di un mondo sempre più contaminato, il tumore è anzitutto conseguenza di un drammatico e purtroppo sempre più consueto segno del destino, che non guarda in faccia a nessuno e ci ricorda che la madre di tutte le battaglie (per restare alla retorica militare) è la ricerca del senso della vita e del perché non accettiamo più la morte come l’unico evento certo dell’esistenza.

Francesco Fantuzzi