Meloni a Reggio Emilia? La proposta di Tadolini: “Si abbia il coraggio di condannare gli eccidi partigiani”

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La mattina del 7 Gennaio 2009 piegai nella borsa da avvocato lo striscione preparato a mano a casa di Renato Braccini la sera prima e con lui ed alcuni amici ci dirigemmo verso la piazza Prampolini. Era nevicato con una certa abbondanza e la piazza era tutta bianca con i picchetti dei soldati schierati.
 
Gianfranco Fini, Presidente della Camera dei deputati, avrebbe passato in rassegna lo schieramento andando verso il grande pennone del Tricolore, davanti ad un palchetto dov’erano stretti – forse per il freddo – le autorità, compresi i locali politici di maggioranza e d’opposizione.
 
Sul sagrato del Duomo notai che non c’erano agenti della sicurezza. C’era silenzio, tutto innevato. Fini arrivava a piedi. Tirammo fuori e dispiegammo lo striscione in stile tazebao a colori dipinto a mano da Braccini, con scritto a caratteri cubitali “Fini a Reggio Emilia bisogna avere il coraggio di condannare gli eccidi partigiani”. Riuscii anche a gridarglielo mentre mi passava davanti. Sul palchetto i “miei” del centrodestra osservarono impietriti. Poi con un volo da Batman arrivarono gli agenti della DIGOS, buttandosi a peso morto sullo striscione. (Per alcuni anni dopo, il giorno del Primo Tricolore dalla Questura ricevetti una telefonata per sapere se avessi intenzione di far qualcosa.)
 
La contestazione passò per poche ore su un lancio ANSA (poi venne subito tolta) e il giorno seguente ebbe un rigo su quotidiano locale.
Anni prima, nel 1995, quando era venuto a Reggio per il dibattito con Veltroni al festival dell’Unità, avevo consegnato a Gianfranco Fini una lettera scritta dall’Ingegner Riccardo Barbieri dove si chiedeva il riconoscimento dei soldati della Repubblica Sociale Italiana (RSI). Ricordo che Fini lesse con attenzione di fronte a me la missiva poi mi guardò e disse: “Sono pienamente d’accordo”.
 
Nel 2009 Gianfranco Fini, che nel frattempo nel 2003 a Gerusalemme aveva condannato come “male assoluto” il Fascismo e la RSI (io uscii dal partito), non disse una parola sul Triangolo della Morte.
Ricordo questo episodio in queste ore a fronte della notizia che il 7 Gennaio prossimo alla cerimonia del Primo Tricolore è stata invitata Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio del nuovo governo di Destra a guida Fratelli d’Italia.
 
Il 7 Gennaio è inevitabile parlare di storia. Credo che la Destra, specialmente se raggiunge le più alte cariche ed istituzioni, debba portare il suo leale contributo, affermando anche quello che la Sinistra tace. Non conosco ancora il percorso della visita della Meloni, magari sarà invitata all’Istituto Cervi: credo che in tal caso sarebbe opportuno che visitasse anche il Cavone di Campagnola.
Ricordare il Triangolo della Morte non ritengo che sarebbe un gesto provocatorio, ma l’unica strada da percorrere per una sincera pacificazione nazionale, che non può consistere nell’approdare la Destra alla storia proposta dalla Sinistra. Occorre il coraggio di guardare tutte le pagine della nostra storia. D’altronde questa rimane quasi una missione che tanti da sempre percorrono nella Destra italiana – abbiamo appena celebrato una Santa Messa per i fratelli Pisanò e continuano i processi contro i libri che studiano i delitti partigiani -. Quello scrissi per Gianfranco vale anche per Giorgia.
 
Luca Tadolini (Centro Studi Italia)
 
P.s. La Questura stia tranquilla non intendo ripetere la contestazione del 2009. Mancherebbe la sorpresa.