Lo scatto d’orgoglio dei comunisti reggiani e il tavolo ottagonale “registratore silenzioso della storia del PCI”

Era gremita la sala del Centro Sociale Orologio ieri pomeriggio, per la presentazione le libro “La storia sul tavolo. Tra due epoche del Novecento, cronache, memorie, riflessioni sul Pci di Reggio Emilia”, a cura di Lorenzo Capitani con testi di Attilio Marchesini, Claudio Franzoni, Massimo Zamboni e testimonianze di Ione Bartoli, Eletta Bertani, Antonio Bernardi, Alessandro Carri, Ildo Cigarini, Franco Ferretti, Dumas Iori, Sonia Masini, Elena Montecchi, Jones Reverberi, Mauro Romoli.

L’iniziativa si inseriva fra i preparativi del Centenario del Partito Comunista Italiano che ricorre nel 2021 ed è stata organizzata dalla Fondazione Reggio Tricolore, impegnata a salvaguardare e valorizzare la memoria, la storia, il patrimonio e la documentazione di un Partito che ha segnato profondamente, fino al suo superamento nel 1991, le vicende politiche e sociali della nostra terra.

Dumas Iori, Presidente Fondazione Reggio Tricolore

Presidente della Fondazione Reggio Tricolore è Dumas Iori che da sempre svolge un lavoro prezioso di coinvolgimento di tutti i protagonisti impegnato a valorizzare al meglio il patrimonio storico e valoriale di un partito che a Reggio Emilia aveva le radici più importanti. Non a caso, quando negli anni ’80 si stavano gettando le basi per il gemellaggio fra Reggio e la città texana di Fort Worth, gli americani inizialmente espressero non poche perplessità: per loro, abitanti del territorio più conservatore degli Stati Uniti, era quasi un paradosso gemellarsi con la città nota negli USA come “la culla italiana del comunismo”. Invece ciò avvenne, e negli anni quel singolare “matrimonio” ha dato -e continua a dare- importanti soddisfazioni a entrambi.

Era gli anni in cui da Reggio Emilia partivano le decisioni più importanti del partito nazionale, tutto si svolgeva attorno al quel tavolo ottagonale “registratore silenzioso della storia del PCI”, come ha evidenziato Capitani, oggetto simbolo della Federazione reggiana, testimone singolare di tutta la sua storia: il “tavolo” della segreteria provinciale, prima quasi “bottino di guerra” delle giornate della Liberazione, poiché collocato nella sala centrale del palazzo sede del Pnf di Corso Cairoli, poi silenzioso accompagnatore di tutte le principali discussioni e decisioni del Pci, anche nella successiva sede di Palazzo Masdoni di via Toschi.

Dopo l’introduzione di Dumas Iori, Lorenzo Capitani ha illustrato il libro ripercorrendone gli aneddoti più significativi e meno conosciuti (ndr, anche per questo vale davvero la pena di leggerlo). Successivamente dopo l’intervento dello storico Mirko Carrettieri è intervenuta Sonia Masini evidenziando che per la sua testimonianza riportata nel libro ha preferito raccontare del padre, un comunista d’altri tempi, disposto a tanto per portare avanti con convinzione i valori del comunismo. “Un orgoglio che oggi non c’è più”, ha specificato la Masini, “non è un caso che non si parli più della storia del PCI, comportamento tipico degli sconfitti che non vogliono più raccontare la propria storia. Si fa fatica a parlare di Togliatti, eppure gli altri (ndr, i cattolici, un tempo militanti nella Democrazia Cristiana) parlano costantemente di De Gasperi. Attenzione, perchè c’è il rischio che passi l’idea che allora c’era un’ideologia sbagliata”.

In sala, nonostante il silenzio attento e rispettoso, si percepiva la tensione emotiva di chi quell’ideologia oggi la sventolerebbe con orgoglio più di ieri, forse perchè, con una sinistra in profonda crisi, la voglia di crederci ancora sta diventando un’esigenza, valoriale prima che politica: l’esigenza di riaggrapparsi a quei valori solo apparentemente andati perduti, complice una generazione particolarmente impegnata nella gestione del potere economico a scapito del confronto politico e quindi della crescita del Paese. Non a caso i grandi assenti ieri erano i giovani.

Marina Bortolani, @nextstopreggio