“Leopoldo 1945”: il racconto musicale di Leopoldo Barbieri Manodori in onore dello zio ucciso il 28 aprile ’45

www.nextstopreggio.it

Il 28 luglio di quest’anno cade il centenario della nascita di Leopoldo Barbieri, fratello maggiore di Riccardo, padre di Leopoldo Barbieri Manodori, ingegnere, già consigliere provinciale in Provincia a Reggio Emilia. Per l’occasione l’11 giugno alle ore 16.00 verrà presentato presso l’Agriturismo Il Bove il racconto musicale “Leopoldo 1945”.

Leopoldo Barbieri, studente modello di Scienze Politiche alla Cesare Alfieri di Firenze (un libretto universitario zeppo di 30 e lode), intellettuale vocato alla carriera diplomatica, profondo conoscitore delle dinamiche geopolitiche dell’epoca, si distingueva anche per una consapevole e meditata adesione al Fascismo.
Tanto da fondare, insieme ad altri giovani, il Fascio Repubblicano di Novellara di cui fu eletto Segretario a soli 21 anni.
Di animo gentile e per nulla incline alla violenza, sinceramente cattolico, si battè per la pacificazione durante tutta la guerra civile, prendendo inziative di dialogo nei confronti di esponenti del movimento partigiano ed adoperandosi per evitare il bombardamento di Novellara che avrebbe potuto colpire in particolare la Motori Slanzi.

Non partecipò mai ad alcun scontro a fuoco e si convinse erroneamente che potesse valere anche per lui il detto “male non fare, paura non avere”.
Non ritenne pertanto di fuggire, fu catturato ed internato presso il castello di Fabbrico, dove alcuni lo ricordano intento a meditare l’Imitazione di Cristo.

La sua sorte mutò improvvisamente quando, probabilmente il 28 aprile, si presentarono alcuni gappisti provenienti da Reggio che lo prelevarono, pare addirittura minacciando con le armi i suoi carcerieri, che non ne volevano sapere di cedere il prigioniero in assenza di ordini scritti.
Da quel momento Leopoldo scompare: con ogni probabilità fu ucciso nelle campagne fra Novellara, Campagnola e Fabbrico e lì sepolto. Aveva 22 anni.

Vani furono tutti i tentativi di rintracciare il luogo della sua sepoltura: il fratello Riccardo riuscì a parlare ripetutamente con molti protagonisti della vicenda, ma tutto risultò inutile.
Nella sua tomba vuota del cimitero di Novellara fu deposto un cuscino di fiori.
Il 3 febbraio 1953 l’Università degli Sudi di Firenze, definendolo “caduto per la Patria il 25 aprile 1945”, gli concesse alla memoria la laurea in Scienze Politiche.

“Porto il suo nome -spiega oggi il nipote Leopoldo Barbieri Manodroi-, probabilmente se fosse sopravvissuto mi sarei chiamato in un altro modo.

Leopoldo Barbieri Manodori

Molti dicono che gli somiglio, forse ancora più che a mio padre, non solo fisicamente, ma addirittura in certi gesti e atteggiamenti.
Se da mio padre ho ereditato la professione di ingegnere, da lui ho ereditato in particolare la passione per la politica intesa come costruzione del bene comune.
Ho voluto fortemente, andando anche oltre il recinto delle mie modeste doti di cantautore, commemorarlo con questo impegnativo “oratorio”. Senza aspirazioni revanscistiche, ma semplicemente per ricordare la breve vicenda terrena di chi considero un grande italiano, uno fra i tanti che sono stati ingiustamente dimenticati e considerati quasi un incidente della Storia”.