Legittima difesa, Mirabile (Caramella Buona) scrive a Salvini e lancia proposte formative

E’ in discussione al Senato l’iter sulla riforma relativa alla legittima difesa. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia vorrebbero limitare la discrezionalità del giudice nella definizione di legittima difesa, mentre il M5S, che governa con la Lega, è più morbido e non ha presentato presentato una loro proposta specifica. Ma già nella precedente legislatura i pentastellati avevano dichiarato che: “Il cittadino ha il diritto e deve difendersi se la sua incolumità o quella della sua famiglia è in pericolo, restano delle zone d’ombra e di incertezza” nell’attuale legislazione auspicando un’analisi approfondita. Il Pd rimane fermo sulla posizione di una “proporzionalità” tra difesa e offesa e attualità del pericolo.

Sul tema interviene Roberto Mirabile, Presidente fondatore dell’associazione Caramella Buon Onlus, Lobbista alla Camera dei Deputati, Già membro dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Pubblichiamo di seguito la sua lettera aperta al Ministro Salvini.

“Egregio Ministro Salvini,

sono titolare da anni di Porto d’arma per difesa personale, uno dei pochi rimasti ormai nella mia città, in conseguenza delle  limitazioni imposte dalla Prefettura competente.

Finalmente pare che il Governo voglia mettere mano alla riforma della Legittima difesa, argomento che interessa, su fronti opposti, tanti cittadini e che, a mio umile parere, scatena commenti impregnati di ipocrisia da parte di benpensanti e pseudo intellettuali.

Idee personali a parte, desidero sottoporre alla Sua attenzione e a quella del Governo, un aspetto molto importante, che spesso è sconosciuto agli esperti del settore e ai politici.

Arrivo subito al punto focale: occorre affiancare, alla nuova Legittima difesa, una Legge che preveda l’obbligo formativo per tutti (tutti) i detentori del Porto d’arma per difesa personale.

Infatti, Signor Ministro, non esiste nessuna norma che obblighi il sottoscritto a presentarsi al poligono o frequentare un seppur minimo corso “comportamentale” in situazioni di emergenza, quali una aggressione o una rapina, eventi critici che potrebbero rendere necessario l’uso della pistola.

Troppo spesso assistiamo al capovolgimento dei ruoli, quando un negoziante subisce una rapina e, reagendo con la propria arma, viene messo sotto processo come se fosse lui il criminale!

E’ importante essere formati, per evitare questi penosi episodi in cui si confonde il confine fra Caino ed Abele : essere preparati a come reagire nei momenti di criticità. E con questo intendo dire anche non – reagire, ovvero capire quando è meglio lasciare la pistola nel cassetto o nella fondina.

Si tratta, Signor Ministro, di applicare alcune basilari istruzioni di psicologia, al fine di migliorare la sicurezza del singolo e del cittadino in generale.

Ritengo sia assurdo avere un’arma, della quale l’ideale sarebbe certo non averne mai bisogno, e non saperla usare (o non-usare).

Sinceramente, il discorso andrebbe ampliato  ad alcune categorie professionali, come le Forze dell’Ordine e soprattutto gli Operatori delle Polizie Locali e le Guardie Giurate, uomini e donne in divisa, con ruoli molto delicati, che in teoria avrebbero obblighi formativi specifici. In teoria.

Chi sventola la bandiera del lontano far west ipocritamente non fa il bene del cittadino onesto, ma occorre comunque riflettere attentamente per migliorare la sicurezza delle persone per bene, meritevoli di uno Stato che stia dalla loro parte”.