Covid e misure restrittive DPCM, la protesta delle palestre e Partite Iva reggiane: “Lo sport non è un problema, è salute, ed è parte della soluzione”

Ieri sera i lavoratori delle palestre e titolari di partite iva si sono trovati in piazza Prampolini per protestare pacificamente e in modo composto contro le misure restrittive finalizzate al contenimento della diffusione del virus Covid-19 imposte dal governo. Il gruppo organizzatore dell’evento, apartitico, è nato spontaneamente e si chiama ‘Lavoro e libertà’.
Cinquanta minuti di protesta iniziati e terminati con l’inno italiano, segno evidente innanzitutto di un attaccamento al paese allo sviluppo di esso, “ma non con misure assurde che penalizzano inutilmente migliaia di italiani rischiando di portare l’Italia in ginocchio”, hanno detto i manifestanti.

Cristian Panarari

Fra gli amministratori comunali presenti in piazza Cristian Panarari (Gruppo Misto), che dal “palco” dei gradini della statua del Crostolo ha illustrato l’iniziativa e moderato gli interventi, e Cinzia Rubertelli (Alleanza Civica).
“Non c’è alcuna conferma scientifica che dimostri l’origine dei focolai nelle palestre, nei ristoranti, nelle discoteche o negozi”, ha detto Panarari. “Manca chiarezza nella gestione di questa emergenza, così come il rispetto nei confronti di categorie che hanno fatto sforzi enormi per poi dover scoprire pochi giorni dopo se continuare a lavorare o meno”.

“Non siamo negazionisti, -ha gridato a gran voce Angelo Di Stefano, coordinatore nazionale dell’Associazione Partite Iva vissuto per diverso tempo a Reggio Emilia – ma c’è un malessere che fa ancora più paura del virus ed è la miseria. Ai politici chiediamo comprensione e rispetto, perchè far chiudere un’attività comporta anche il dovere morale di aiutare chi è costretto a non poter più lavorare. Siamo stanchi di essere spremuti e usati come ‘quelli che tanto alla fine ubbidiscono’”.

Toccante l’intervento di Germana Tassoni, mamma di uno chef che ora è senza lavoro e dipendente di un bar “Per la prima volta alla mia età mi trovo in cassa integrazione”.

Drammatica la situazione delle palestre, “additate” nelle scelte politiche insieme ai ristoranti luoghi di forte diffusione del virus, una presa di posizione fortemente contestata da Cristiano Cristiani, titolare di una società sportiva e palestra di CrossFit: “ Il post lockdown è stato un delirio totale, ma eravamo pronti a tutti gli effetti dopo aver fatto investimenti importanti (ndr, termoscanner, mascherine, guanti gel disinfettanti speciali particolarmente costosi…) per adeguarci rispettando tutte le regole e i protocolli che ci imponevano di volta in volta.

Cristiano Cristiani

Ma niente… pare non sia servito a nulla, perché ora additano le palestre come luoghi di contagio, ma non è assolutamente vero, perché nei nostri ambienti, al contrario, c’è sempre stata sicurezza totale proprio perché abbiamo rispettato ogni regola sulla sicurezza di contenimento del virus”. “Ora passiamo, insieme ai ristoratori, come il capro espiatorio della nuova ondata di contagi, ma dopo il lockdown terminato a maggio le palestre sono state aperte e problemi non ci sono mai stati.
Il Governo -ha concluso cristiani- deve capire che lo sport fa bene, è benessere, ed è necessario per la salute dei cittadini. Lo sport non è un problema, ma è parte della soluzione!”.

Marina Bortolani

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