Industria della cultura reggiana in ripartenza: un settore da 853 milioni nel pre-pandemia

Dopo i 15 mesi più terribili di cui si abbia memoria dal secondo dopoguerra, la cultura prova a ripartire, come attestano anche alcuni tra i diversi eventi in corso, come Fotografia Europea, e in programma questa settimana: l’inaugurazione dei nuovi allestimenti dei Musei, il Premio “Paolo Borciani”, solo per citarne alcuni.

E’ proprio su questo settore che si concentrano le analisi della Camera di Commercio, con uno sguardo ampio su ciò che il comparto rappresentava alla vigilia della pandemia.

I grandi numeri aggregati dicono, innanzitutto, che alla fine del 2019 il sistema produttivo culturale e creativo della provincia di Reggio Emilia aveva raggiunto gli 853 milioni, ovvero il 4,8% della ricchezza complessivamente prodotta dal territorio reggiano, valore in crescita dello 0,8% rispetto all’anno precedente. Un risultato – spiega la Camera di Commercio – raggiunto grazie all’impiego di quasi 14.200 occupati (+2,7% in un anno), pari  ad una quota del 5,6% sul totale dei lavoratori reggiani.

I dati analizzati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia sono stati resi noti recentemente dalla Fondazione Symbola-Unioncamere e, pur non tenendo conto della crisi causata dalla pandemia essendo riferiti al 2019, inquadrano comunque l’importante incidenza della filiera creativa e culturale sull’economia locale.

Tornando agli oltre 850 milioni prodotti complessivamente, 407,4 milioni (e oltre la metà dei lavoratori, con 7.500 persone impiegate in 2.231 imprese) sono da ascrivere alla componente cosiddetta core, che è composta da industrie creative e culturali, come architettura e design, dalle attività di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico, dalle performing arts e arti visive, oltre che da attività come editoria e stampa, audiovisive, musicali o di comunicazione.

Alla ricchezza prodotta dai settori che sono il cuore della cultura, si deve aggiungere quella proveniente dalle attività creative driven, ovvero tutte le attività economiche non strettamente riconducibili alla dimensione culturale, ma caratterizzate da strette sinergie: una componente di rilevo che, a livello provinciale, rappresenta più della metà del valore aggiunto generato dal settore: 445,3 milioni di euro e più di 6.700 addetti.

Analizzando i settori core del sistema produttivo culturale e creativo emerge che le 521 imprese del comparto editoria-stampa, da sole, producono 103,3 milioni di valore aggiunto ovvero circa un quarto dell’intera componente (407,4 milioni), con una quota percentuale maggiore (26,9%) se si considerano gli occupati del settore (poco più di 2 mila). A seguire, in termini di valore aggiunto, si trovano le attività di architettura e design, capaci di produrre 97,5 milioni di valore aggiunto, grazie all’impiego di circa 1.800 addetti.

Un contributo importante è esercitato, in provincia di Reggio Emilia, anche dalle attività inerenti la produzione di software e videogames che, con quasi 1.100 occupati, generano ricchezza per 64,8 milioni; il valore aggiunto prodotto dalle performing arts e arti visive, poi, sfiorava i 58 milioni alla fine del 2019. A seguire, i comparti comunicazione (41,2 milioni) e audiovisivi e musica (32,6 milioni).

Infine, la ricchezza prodotta dall’attività di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico (+ 2% in un anno), si attestava nel 2019 a 10 milioni, impiegando 210 addetti (+6,8% rispetto all’anno precedente).