“Incostituzionale e classista, ecco perché la Giustizia si allontana sempre di più dai cittadini”. L’allarme lanciato dall’Avv. Erica Romani

Avv. Erica Romani

Attenzione a quanto sta accadendo in questi giorni nelle Aule del Parlamento italiano con la ipotesi di modifica dell’art 16 del TU in materia di spese di Giustizia, inserito in sordina all’interno della legge di bilancio.
Se questa norma passa (nella modalità in cui oggi è scritta) accadrà che nessun cancelliere possa iscrivere a ruolo una causa se non sia stato preventivamente pagato il contributo Unificato (costo assai salato).
«Si sta allargando il solco già profondo tra i cittadini e la Giustizia». 

È netta la presa di posizione del Consiglio nazionale forense contro l’ipotesi di modifica dell’articolo 16 del Testo Unico in materia di spese di giustizia.
Un adempimento di natura fiscale e tributario non può condizionare l’accesso alla Giustizia. Ma al di là di questo profilo, ve n’è un altro, di natura politica, che dimostra la volontà «di frapporre un ostacolo all’accesso alla giurisdizione», facendo pagare, sostanzialmente, a cittadini e avvocati «le disfunzioni del sistema giustizia».

Il servizio Giustizia deve davvero ritornare un servizio, non un esercizio di potere, diversamente si violerebbero gli articoli 3 e 24 della Costituzione. Provvedimenti del genere rappresentano un gesto di «ostilità» dello Stato verso i cittadini.

A evidenziare i profili di incostituzionalità è il consigliere CNF Vincenzo Di Maggio: «Ricordo a me stesso che la Corte costituzionale (sentenza 6 dicembre 2002 numero 522) affermò il principio secondo cui non ci possono essere ostacoli di natura fiscale o contributiva all’accesso alla giustizia per il cittadino.”
Già in passato è stata rilevata l’incostituzionalità di tutte quelle norme che fanno dipendere l’esercizio di un diritto dal pagamento di una tassa.

Mi chiedo com’è possibile che vi siano delle menti che arrivano a pensare, oggi, di subordinare i diritti e l’esercizio della tutela giudiziaria al pagamento di somme.  Occorre un’abrogazione totale, senza compromessi, di questa norma assurda e subdolamente inserita in legge di bilancio.
Tutto questo rappresenta una compromissione tale del diritto di accesso alla giustizia che non può essere tollerato e si deve controbattere ad ogni mistificazione, in particolare quella di presentare questa riforma come una panacea, come qualcosa che ridurrà i tempi della giustizia.
In realtà finirà per ridurre i diritti delle persone.

Avv. Erica Romani (Italexit)