In carcere “La cena al fresco” con lo chef stellato. Il ricavato per ristrutturazioni interne

Venerdì scorso si è svolta presso il carcere di Reggio Emilia “La cena al fresco”, un’iniziativa di solidarietà ed inclusione sociale realizzata nell’ambito di “B.-Diritto alla Bellezza.

Il carcere di Reggio Emilia si è quindi trasformato: sotto la direzione creativa di Antonio Marras, in collaborazione con Tonino Serra e Modateca Deanna le mura della prigione sono sparite per una notte. Lo chef stellato Luca Marchini ha cucinato e lo ha fatto insieme ai detenuti, li ha guidati e formati per la cena di quella sera preparando piatti di alta cucina per tutti i 420 detenuti dell’Istituto e per i 130 cittadini invitati ad entrare, a cenare assieme ai detenuti e a condividere questo momento.

Un’occasione unica che ha unito all’alta cucina la conoscenza di un luogo e l’esperienza di un incontro. Il ricavato della cena contribuirà ai costi di ristrutturazione della cucina e consentirà il recupero dell’area accoglienza bimbi, uno spazio interno all’Istituto dove avvengono i colloqui coi genitori detenuti. Uno spazio che, prima di ogni altra cosa, deve rispettare i bimbi, le mamme e i papà: il loro diritto ad un abbraccio, il loro diritto a un momento di gioco, a un po’ di colore, al racconto di una storia, ad un ricordo che sia il più bello possibile.

La partecipazione all’iniziativa ha permesso di cogliere l’opportunità di un incontro, andando oltre i pregiudizi, dandosi il tempo della conoscenza. Una testimonianza diretta di come si possano raggiungere risultati positivi anche in contesti particolarmente difficili.

La serata è iniziata visitando alcuni luoghi dell’Istituto, per incontrare e dialogare con alcuni detenuti, conoscere alcuni progetti dell’area trattamentale, in particolare quelli legati al lavoro come occasione rieducativa per i detenuti, ma anche come opportunità di business per le imprese in una logica evoluta di responsabilità sociale che, grazie ad una normativa nazionale particolarmente facilitante, fa del contesto penitenziario un’opportunità interessante e poco conosciuta.

Per tutti l’invito a tenere vivo lo sguardo sulla realtà penitenziaria, a promuovere e proporre itinerari riabilitativi di bellezza, integrazione e lavoro, che sono anche opportunità di business in una logica evoluta di responsabilità sociale che, grazie ad una normativa nazionale facilitante, fa del contesto penitenziario un’opportunità interessante, ancorché non sempre conosciuta.

La cena al fresco è stata una tappa del percorso di condivisione del Manifesto del diritto alla bellezza. Un manifesto vivo, che si scriverà passo dopo passo, storia dopo storia. Nasce grazie alla sensibilità e disponibilità dell’Amministrazione Penitenziaria e della Direzione dell’Istituto, dal loro coraggio di aprire le porte. E per raccontare una giustizia differente, capace di riparare i luoghi e le relazioni.

Accompagnati da rappresentanti della polizia penitenziaria e dai funzionari dell’area educativa, gli ospiti hanno potuto visitare la cucina ristrutturata per l’occasione, conoscere alcuni progetti dell’area trattamentale, tra cui la falegnameria gestita dalla cooperativa “L’Ovile”, la lavanderia e alcuni laboratori artigianali. Hanno potuto dialogare a cena alcuni detenuti, in particolare coloro che hanno lavorato alla riqualificazione della cucina. Hanno avuto una testimonianza diretta delle capacità lavorative e produttive che la comunità dei detenuti racchiude, di come si possano raggiungere risultati positivi anche in contesti particolarmente difficili.

***

Il CARCERE è una parte della nostra città. La Casa Circondariale di Reggio Emilia accoglie circa 420 persone, di cui una decina donne; ha un reparto psichiatrico e una sezione dedicata all’accoglienza delle persone transgender. E’ un luogo a cui la nostra costituzione assegna il compito di recuperare chi ha commesso un errore. E la certezza del recupero, ancor più della certezza della pena, rappresenta il fondamento per una società più sicura e coesa. Non c’è recupero se non c’è rispetto. Non c’è assunzione di responsabilità se non in una relazione educante. Per questo le carceri non possono essere luoghi periferici e dimenticati dalle nostre città, dalle nostre politiche. Per questo “B.-diritto alla bellezza” parte dal carcere, parte col carcere, con chi ci vive e con chi ci lavora, con chi lo visita.

Lo stilista Marras ci racconta: “Un detenuto mi ha raccontato che durante la serata ha rivisto le stelle in cielo, dopo 20 anni. Ecco, mi è bastato questo per sapere che tutto questo ha avuto senso”.

Una serata unica anche per lo chef stellato Luca Marchini, che ci racconta: “Tutti dentro per aprire la mente e il cuore. Quanto pensi a chi si sente costretto fra quattro mura senza essere più padrone del proprio tempo, in quel momento si fa largo in te il valore della tua libertà di scelta. Scegliere come impiegare il proprio tempo, con chi e dove è una ricchezza infinita. Ho visto e lavorato a fianco di persone, certo lì per un motivo, che hanno ancora qualcosa da dare e di certo molto da dire. È stata un’esperienza molto forte, difficilmente dimenticabile e dal valore emozionale e culturale immenso. Ringrazio tutti coloro che l’hanno resa possibile e che mi hanno dato l’opportunità di sentirmi grato e felice della mia vita.”

Luca Vecchi, Sindaco di Reggio Emilia dice: “Per me entrare in relazione con Città senza Barriere è stata una delle emozioni più forti del mandato: il progetto in questi anni ci ha raccontato che un altro mondo è possibile. E’ stato lo stupore di conoscere più in profondità un mondo di cui si vedono solo i bisogni, è stato abbattere una barriera dentro di me. E anche stasera è accaduto: la fragilità mi ha mostrato la sua potenza”.

Annalisa Rabitti, presidente FCR e responsabile del progetto Reggio Emilia Città senza Barriere, ancora emozionata racconta: “Ci è voluto coraggio. Coraggio anche solo per pensare a una serata questa cena, coraggio per accettare di realizzarla, coraggio per venirci. Tutti insieme questa sera abbiamo perso l’equilibrio. Abbiamo incontrato persone, abbiamo scardinato certezze prima di tutto dentro di noi. Ci siamo tolti per qualche ora le giacche di chi siamo, e siamo stati, semplicemente esseri umani.”

La direttrice dell’Istituto, dott.ssa Anna Albano, ha ringraziato gli ospiti per aver raccolto la sfida di partecipare ad un evento inaugurale volto ad accendere l’attenzione e l’interesse nei confronti del mondo penitenziario e della popolazione detenuta.

nsr