Il personale dei reparti Covid di Scandiano ha incontrato il Papa, grazie a Don Guidetti: “Diagnosi di una giornata speciale”

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E’ con gli occhi pieni di luce ed il cuore colmo di gioia che mercoledì 20 aprile noi curanti dei reparti Covid dell’ospedale di Scandiano siamo stati accolti all’udienza del Santo Padre in piazza San Pietro a Roma.
L’idea è nata un po’ per caso quando il personale ha espresso a don Giuliano Guidetti, sacerdote che ci accompagna e sostiene nei reparti, con leggera e impensabile probabilità, il desiderio di poter incontrare il Papa per ringraziarlo e riconoscergli il sostegno che da lontano quotidianamente ci trasmette e perché no, trascorrere un momento di condivisione e svago extra lavoro.

L’entusiasmo ed il carisma di don Giuliano han fatto sì che tutto ciò prendesse forma e si realizzasse: organizzare per noi questa giornata è stato il dono più prezioso, speciale ed impagabile che potesse farci. E così con fervore ci mobilitiamo, prepariamo striscioni, intoniamo ritornelli, portiamo doni, vogliamo mostrare al Papa quanto in questi due anni di pandemia ciascuno di noi ha speso le risorse più nascoste per offrire cure, affetto, ascolto, e ringraziandolo di quanto la sua presenza sia stata così importante per noi curanti.

In un attimo ci tornano alla mente le situazioni più drammatiche, la sensazione di impotenza e smarrimento che ci hanno pervasi, la tenerezza di quei volti sofferenti e tanto riconoscenti delle nostre umili azioni.

Quanti visi accarezzati, abbracci dati, coperte adagiate, presidi sanitari sostituiti, premure, quanti groppi alla gola ed emozioni da controllare costantemente. Chi viene assistito molto spesso dimentica il nostro nome, forse ricorda lo sguardo, ma sicuramente ricorda le nostre voci, squillanti e compassionevoli, così come le nostre mani leggere, talvolta frettolose, protette dal guanto, ma che tentano di trasmettere calore, precisione nella tecnica, di non violare l’intimità personale ma anche e soprattutto di comunicare fiducia, professionalità e rispettosa vicinanza.

Oltre a questi, ricordiamo poi i momenti festosi con i pazienti: non son mancati karaoke e musica a tutto volume, candeline soffiate, tomboloni di reparto, lavoretti all’uncinetto e di bricolage … che piacere è poter ridere insieme ai nostri malati!!!

Al Papa volevamo documentare quanto cuore ci abbiamo messo, quanta umanità e quella gratuità d’amore che lui ci ha sempre spronato a manifestare.

Ci siamo sentiti figli, mariti, mogli, talvolta genitori nei confronti del malato, ci siamo sentiti e tuttora ci sentiamo l’Essenziale, l’unico riferimento saldo ed indispensabile, noi prima sconosciuti e subito dopo in un attimo i più importanti, con la loro vita nelle nostre mani.

E la forza che quotidianamente esprimiamo ed il modo in cui ci reinventiamo, è sicuramente frutto e merito di chi ci sostiene ed incoraggia in ogni sua misura: chi con la preghiera, chi con qualche prelibatezza, chi con attenzioni, messaggi, sorrisi etc.

E’ don Giuliano che con la sua intensa spiritualità ti penetra dentro con potente leggerezza e stimola ognuno di noi a far emergere i propri “talenti”. Ed è proprio lui “il capo” della nostra spedizione, l’uragano di idee, ironia e sensibili accortezze.

Sono dunque le 7.30 del mattino, dopo il viaggio in pullman iniziato all’1 da Scandiano, quando la nostra truppa si presenta già operativa in piazza San Pietro in Vaticano, tutti in divisa, orgogliosi di indossare il camice bianco quale segno distintivo del nostro lavoro quotidiano di cura. Forniti di uno striscione con scritto: “Personale Sanitario dei reparti Covid Ospedale di Scandiano: SIAMO QUI”, che ci identifica a rappresentanza di ciascuno di noi, che in questi anni di pandemia ha espresso e dato tutto se stesso per non far mancare nulla ai nostri malati.

L’attesa è trepidante, il timore di non riuscire ad assistere l’udienza da vicino ci assale, vogliamo esser notati da Francesco, il Papa degli Ultimi, e manifestargli a parole la nostra immensa riconoscenza.

Don Giuliano aveva richiesto e perseverato (inviando ben 27 e-mail alla Prefettura della Casa Pontificia), costringendoli quasi allo sfinimento, a concederci una postazione speciale! Ci bastano pochi minuti per comprendere che il posto “privilegiato” ci era stato assegnato e con euforia abbiamo vissuto l’attesa tra selfie e scatti di gruppo, risate e spirito di condivisione, quello stesso humor che ci ha dato la forza di superare in corsia Covid tanti momenti piuttosto sconfortanti.

Sono le ore 9, il tempo sembra non passare mai ma … eccolo! Sta arrivandoooooooo!! Sentiamo esclamazioni, incitazioni, urla di gioia, è lì, sulla Papamobile che con il suo sincero sorriso accoglie e saluta tutti per poi scendere e sedersi proprio davanti a noi! L’emozione è unica, indescrivibile. Inizia l’udienza, il silenzio raccolto e le sue parole semplici ma profonde ci incantano.

E’ al termine dell’udienza che giunge per noi il momento più toccante: il Papa si avvicina al gruppo, legge il nostro striscione e sorride, un meraviglioso sorriso che sa di buono, e personalmente ci ringrazia per le nostre generose cure. A questo punto don Giuliano chiede e offre al Pontefice la nostra preghiera di benedizione: ciascuno di noi si raccoglie e stende le mani sul Papa mentre il don pronuncia la benedizione, invocando su di lui lo Spirito affinché gli doni: intelligenza, audacia, umanità, gratuità e umiltà. Il Papa si è sorprendentemente prestato a tutto questo, chinando il capo, con una dolcezza infinita.

Quanto ci siamo sentiti strumenti di un Amore luminoso in quel momento, coinvolti e travolti da una sorta di “stato di grazia” che pure a noi tutti ha fatto bene al cuore.

Al Papa lasciamo poi due doni: la casacca della nostra divisa con tutte le firme del personale curante del nostro ospedale (anche dei colleghi che non sono potuti venire perché erano in servizio); ed una punta di Parmigiano Reggiano invecchiata 36 mesi, quale segno distintivo della nostra zona e con il suggerimento di condividerlo a tavola con i suoi commensali, avendo un effetto taumaturgico. Il Papa salutandoci si allontana, lasciando in ciascuno di noi una grande emozione di intensità e valore che fatichiamo a descrivere.

Qualcuno di noi aggiunge:

– “Una gita a Roma in bus? No grazie, in giornata poi … troppo stancante! Questo è stato il mio primo pensiero ma poi ho pensato che questa poteva essere per me una occasione unica per poter incontrare un Papa così “potente”. Il viaggio si è invece rivelato davvero rilassante perché ho viaggiato con persone che già conoscevo ed ho avuto il piacere di conoscerne altre davvero speciali. Il Papa si è confermato essere una persona davvero speciale, con la sua carica di umanità, semplicità e umiltà, si è unito al nostro gruppo con il suo contagioso sorriso, nonostante le espressioni sofferenti del viso tradissero il dolore che porta ad ogni suo passo! Se dovessi dare un nome alla giornata la chiamerei “IL DONO”.

– “Esperienza unica, meravigliosa, un regalo immenso, Dio ci ha ripagati, emozioni che rimarranno nei nostri cuori per sempre”.

– “Ringrazio infinitamente per il mio lavoro di infermiera, ricco di relazioni e di incontri … addirittura il Papa! E’ stato possibile per quella sete di amore che tutti cerchiamo di soddisfare; di fratellanza che ci rende forti; per quella sete di Dio che ci fa sentire suoi figli e portatori di bene. Grazie!!!”.

– “Ma è successo a noi per davvero? Dopo due anni in corsia di tensioni, sacrifici e lacrime, siamo davvero stati ripagati in tutto … anzi forse di più”.

– “Ho scorto un sottile filo conduttore il 20 aprile scorso, quando i sanitari del reparto di medicina interna dell’ospedale di Scandiano si sono recati in udienza da Papa Francesco (ed io con loro, come famigliare), guidati da don Giuliano, che da mesi presta attività come volontariato nell’ospedale scandianese, portando conforto agli ammalati di Covid: un Papa anziano, visibilmente claudicante e sofferente, la lettura del Libro del Siracide “Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia …”, il discorso del pontefice, che ha insistito sulla dignità della persona in età avanzata, da proteggere e onorare e l’ultima, recente vocazione affidata al “Magati”, incentrata sulle cure geriatriche. Così il cerchio si è chiuso splendidamente e credo che in questo servizio i sanitari, che affrontano quotidianamente le loro fatiche nel nosocomio di Scandiano, possano trovare la propria nobile missione”.

– Arriviamo a Roma senza aspettative, ma con tante speranze … ed è proprio qui che si compie il miracolo: l’esuberante don Giuliano chiede al Santo Padre di poterlo benedire da noi e Papa Francesco, un po’ sorpreso, accetta! In noi il cuore scoppia di emozione, si apre una sorta di dimensione spazio-temporale sospesa, il tempo si è fermato in quel momento per tutti!! L’abbiamo condivisa tutti questa potentissima energia ed emozione … dopo la benedizione. La simpatia del Papa è emersa anche quando rivolto a don Giuliano gli ha detto: “ma non ti manca la parola!” è stato esilarante! Che dire questa giornata rimarrà nei nostri cuori come uno dei più bei ricordi da far riaffiorare nei momenti difficili di questa vita complicata.”

Questa giornata speciale di incontro e condivisione la dobbiamo a don Giuliano che con perseveranza ha architettato tutto in modo da farci provare gioia e una commozione immensa. Con il cuore sollevato e felice per il momento in piazza San Pietro, abbiamo raggiunto il ristorante e dopo il gustoso pranzo con la pancia piena, abbiamo intrapreso la via del ritorno verso Scandiano.

Colmi di emozioni, suggestioni, dettagli da raccontare a chi ci aspetta a casa, non vediamo l’ora di poterli riferire! Questa giornata ha certamente compensato la stanchezza del viaggio e ci ha fatto dimenticare per un po’ le nostre tante frustrazioni lavorative, riempiendoci di energia e motivando gli sforzi futuri per continuare a donare tutto il bene che possediamo.

Un grazie ai colleghi che hanno lavorato al posto nostro, permettendoci questo emozionante viaggio; alla dott.ssa Cristina nostra dirigente, a Monia nostra responsabile e a Flavia nostra caposala, che con il don hanno collaborato per farci vivere questo viaggio di fede, amicizia, amore e speranza.

I curanti del reparto Covid

Lo scopo pienamente raggiunto per cui era stato organizzato il viaggio dei curanti dal Papa era duplice: regalare loro da mesi sotto sforzo, una esperienza gioiosa unica e straordinariamente forte; e concedere un momento di stacco dalla corsia, per godere un’occasione di convivialità in cui poter stare insieme e conoscerci di più. 

Una precisazione necessaria: non è stato solo il don a benedire il Papa, ma tutti i presenti del gruppo con le loro mani, solitamente impegnate a curare e a dare sollievo fisico ai malati in corsia, sono state lo strumento con cui Dio Padre, nel nome di Gesù suo Figlio, ha concesso il suo Spirito.

Il buon esito della giornata a Roma è stato senza dubbio un dono speciale del Signore che ha risposto alle preghiere presentate con insistenza (come insegna il Vangelo di Matteo 7,7), concedendoci di realizzare il nostro desiderio e di conseguire abbondantemente i nostri obiettivi.