“Il pane ovato del Sole”, la dolce tradizione pasquale del borgo di Vetto dei fratelli Ivana, Fanny e Walter Nobili

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Uova di cioccolato, colomba pasquale, ovetti con sorpresa…sono tante le offerte che l’industria del commercio propone sulla tavola degli italiani ogni giorno con l’avvicinarsi della Pasqua.
Al pari ci sono altre proposte: quelle della tradizione, fatte di un sapore diverso, perché riportano la mente e il cuore a un’epoca che non c’è più, ma che qualcuno continua a portare avanti anno dopo anno.

Ecco che a Sole di Vetto, grazioso borgo dell’Appennino reggiano, a due chilometri dal centro del comune, Walter Nobili, insieme alle sorelle Ivana e Fanny, dedicano i weekend antecedenti la Pasqua a fare con le proprie mani il “pane ovato” per poi donarlo agli abitanti del luogo.

“Un tempo -spiega Walter-, quando negli anni ‘70 risiedevano qui diverse centinaia di persone, quasi tutte le famiglie avevano il proprio forno a legna esterno dove infornavano il pane che durava tutta la settimana. Erano i tempi in cui non c’era l’abbondanza di oggi e la gente del posto aveva inventato un pane dolce speciale fatto di farina macinata, uova, agrumi, vaniglia e sassolino”.

E così ogni abitante del luogo aveva il proprio dolce pasquale di cui andare fiero gestendolo come meglio gradiva: i bambini lo divoravano voracemente in un’unica giornata, gli adulti ne assaporavano un pezzettino ogni giorno, come una cosa preziosa da centellinare, mentre gli anziani lo condividevano con la famiglia.

In tanti aspetti della vita si sente oggi sempre più la voglia di ritorno alle origini. Azioni e abitudini ai quali un tempo non si dava particolare valore anche perché non c’erano alternative. Oggi che le alternative ci sono certe cose scaldano particolarmente il cuore.
Walter e le sue sorelle non hanno mai interrotto i valori di una tradizione tipica di un territorio del nostro Appennino racchiusa in pochi chilometri -Sole di Vetto, Cola e Vetto- e gli abitanti della zona attendono ogni anno il dolce dono pasquale della famiglia Nobili avvolto creativamente nella carta stagnola insieme a un ramoscello di ulivo.

Marina Bortolani