Il 24enne Davide Barani è stato vinto dalla malattia. La lettera toccante sui social e la telefonata del rocker Ligabue

Davide Barani

Si è spento per sempre il sorriso di Davide Barani, 24enne reggiano ricoverato al Core da mesi a seguito di una leucemia mieloide diagnosticata a maggio. Lascia la mamma Lorena Staderi, il papà Giorgio, la sorella Alessia e la fidanzata Anna, oltre ai tanti amici che gli sono stati sempre molto vicini fin dall’inizio del calvario.
Laureato in Marketing e Organizzazione d’impresa dopo aver frequentato la scuola superiore Bus Pascal, lavorava al McDonald’s a Carpi. Amente dello sport, giocava a calcio a 5 nell’Athletic Futsal Reggio al Buco del Signore.

Davide Barani aveva subito il trapianto del midollo osseo nell’ottobre scorso, donato dalla sorella Alessia con la quale si confidava spesso raccontando i suoi progetti futuri e pieni di speranza fino all’ultimo.
Durante la degenza al Core era stato raggiunto da una telefonata di incoraggiamento del rocker Luciano Ligabue al quale aveva detto che, una volta guarito, sarebbe andato al suo concerto.

I funerali di Davide Barani si svolgeranno il 5 gennaio alle ore 15 presso la Chiesa di Sant’Anselmo al Buco del Signore.

Di seguito riportiamo la toccante lettera scritta dallo stesso Davide e postata sui social il 3 dicembre, un vero e proprio inno alla vita.
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Davide Barani

Sono Davide Barani, e il 17 maggio del 2021 mi è stata diagnosticata una leucemia mieloide acuta. Ed è iniziato tutto la sera prima, con una fitta costante e fortissima alla schiena, che mi ha tenuto sveglio tutta la notte e non c’era oki o Tachipirina che facesse un minimo effetto.
Io, che fino al giorno prima mangiavo per due, lavoravo e mi allenavo sempre al 100%, mi sono trovato ricoverato in una stanza di ospedale, per trenta giorni almeno, e questo è solo il primo ciclo di quelli che mi aspettano.
Non avevo mai provato davvero l’esperienza del “mondo che ti cade addosso”. Tutta quella che è stata la tua vita finora spazzata via in un istante.

Guardare in faccia tua madre e dirle che sei malato.
Spiegare a tutte le persone che ti vogliono bene che hai la leucemia, che non ti vedranno più per un po’, e che dovranno cavarsela senza di te.
Realizzare che tutto il tempo che hai sempre creduto di avere, da qua alla vecchiaia, quello che hai sempre dato per scontato, scontato non è. Ho sempre saputo che il nostro tempo su questa Terra è limitato, ma mai così limitato, credevo.

E poi cominci, con mille incertezze sul futuro, il primo ciclo di chemioterapia.
Inizi a conoscere decine di termini medici mai sentiti prima d’ora. Conosci facce nuove, medici, infermieri e oss, tutti i giorni. Sei attaccato a un “giraffino” con le varie flebo, e non te ne liberi mai, te lo devi portare dovunque.
E sei carico, perché non vedi l’ora che questa brutta storia finisca. Solo che non finisce, dura mesi, anni, e non c’è mai un taglio netto, un momento in cui dici “ora è finita”. Ma resti comunque carico, e ti attacchi alla vita in ogni modo che puoi.

Fai il primo ciclo e dopo un mesetto circa torni a casa, riabbracci i tuoi cari ma niente feste, sei in una posizione delicata e non puoi prendere su niente, per non compromettere la terapia. E aspetti gli esiti, di questa terapia, per sapere di essere in remissione e poter andare al trapianto.

Dieci giorni e si torna dentro per il secondo ciclo di chemio. Passano i cicli ma questa remissione sembra non arrivare mai. Il percorso è tortuoso, gli imprevisti dietro l’angolo. Allora provi nuovi tipi di chemio, siccome a quelle precedenti non hai risposto come ci si aspettava.

Un giorno, all’improvviso, sembra che i pianeti si siano allineati, e i dottori ti dicono che il trapianto si fa. Il donatore ce l’ho sempre avuto in casa, mia sorella Alessia Barani, e ora c’è anche la remissione completa. Il 21 ottobre del 2021 è il giorno in cui nasco di nuovo, il mio secondo compleanno, dicono i dottori. Faccio il trapianto di midollo osseo, passaggio fondamentale e unica vera cura per la leucemia mieloide. Non è un vero e proprio intervento, in realtà è una semplice trasfusione di cellule staminali da donatore compatibile, che andranno a costituire il tuo nuovo midollo, il tuo nuovo sangue e il tuo nuovo sistema immunitario.

Dopo due mesi, le porte dell’ospedale tornano ad aprirsi e tu puoi finalmente tornare a casa. Ritrovare tutti i tuoi cari e i tuoi amici, con tutte le precauzioni del caso, perché anche se il trapianto è fatto ci vuole tempo per rimettersi completamente. E comunque la battaglia non è finita. Gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, il trapianto può non funzionare, la malattia può ricomparire anche in nuove forme e in generale non hai mai certezze su cui fare affidamento.

La battaglia è stata pesante fin qui ed è ancora lunga, ma non è mai tutto brutto. In sei mesi non mi sono mai sentito solo.

Il personale magnifico che mi ha assistito è diventato come una seconda famiglia. Ho ricevuto affetto e sostegno da ogni direzione possibile, dagli amici di una vita come da gente che non sentivo da anni o che mai ho conosciuto. Tutti empatizzano, la malattia è una cosa terribile che nessuno si aspetta o vorrebbe mai dover affrontare.
E così realizzi tante cose.
Perciò, a tu che sei arrivato a leggere fin qua, voglio lasciare i miei “two cents”, quello che penso di aver realizzato in questi mesi chiuso li dentro.

* Il nostro tempo è limitato, perciò non sprecarlo vivendo una vita che non ti appartiene, un lavoro che non ti piace, una relazione in cui non sei felice. Questa vita è l’unica che ci han concesso.

* Diamo così tante cose per scontato, e poi quando non le abbiamo ci mancano come l’aria per respirare. Quante volte mal tolleravo i miei genitori, o mi incazzavo a lavoro, o imprecavo per strada, tutte cose che quando ero là dentro avrei pagato per poter fare. La salute non è scontata, la famiglia non è scontata, il lavoro, gli amici, nulla è scontato in questa vita.

* Essere riconoscenti ogni giorno per ciò che già si ha. E ambiziosi per avere di più. Nessuno dice che devi farti bastare ciò che hai, ma spesso ci concentriamo solo su quello che non abbiamo, solo su quanto l’erba del vicino sia più verde, dimenticandoci di quanto sia bello il nostro prato. Da quando ho realizzato questo ringrazio ogni giorno ciò in cui credo, che può essere Dio, il karma, il destino o quello che preferite, per avermi concesso un altro giorno su questa terra, e cerco di viverlo al meglio, di essere più felice che posso. E credo che vivendo con questa filosofia ci sarebbero molte meno facce tristi in giro.

* Infine, Kobe Bryant diceva: “non lasciate nulla nel serbatoio”. Date tutto, il 100% di voi stessi, non abbiate rimpianti. Non vivete passivamente questa vita, qualsiasi cosa facciate fatela con tutte le vostre energie.