“I 99 anni della morte di Lenin”. Di Alessandro Fontanesi

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“Quando avviene di essere battuti, noi comunisti non abbiamo altro da fare che riprendere la lotta per andare avanti.“
In queste parole di Pietro Secchia che fu partigiano e tra i massimi dirigenti del Partito Comunista Italiano, si trova la chiave di lettura sul futuro dei comunisti oggi.
In una data così importante, ossia l’anniversario della morte di Lenin ed al contempo la fondazione avvenuta al Teatro Goldoni di Livorno il 21 gennaio 1921, quando finalmente vennero abbandonati i riformisti e la corrente socialista, il cosiddetto “peso morto della storia”, che poi condussero alla rovina il movimento operaio, tradendo i lavoratori.

Il ricordo di Lenin, padre della Rivoluzione d’Ottobre ed i 102 anni del Partito Comunista Italiano non devono pertanto essere un rituale nostalgico, quel passato è finito, liquidato da dirigenti inadeguati e opportunisti, la prospettiva politica di quel partito oggi è completamente assente, non solo nel dibattito sociopolitico, sono soprattutto le condizioni dei lavoratori che ne hanno pagato pesantemente il prezzo della sua assenza.

I comunisti oggi in Italia sono ininfluenti, divisi, spesso anche sulle questioni importanti, nonostante il quadro internazionale parecchio drammatico, sia tuttavia molto chiaro, a cominciare dalla guerra in Ucraina, iniziata 9 anni fa e non il 24 febbraio scorso e dove alla guida del paese c’è un governo corrotto, sostenuto politicamente e militarmente da partiti neo nazisti, finanziati e armati dalle cosiddette “democrazie occidentali”.

Una guerra per la quale i governi succeduti in Italia, prima Draghi e ora Giorgia Meloni, stanno facendo pagare agli italiani, ai lavoratori, alle famiglie, agli studenti ed ai pensionati, il prezzo di inutili quanto dannose sanzioni alla Russia, che stanno distruggendo l’economia e lo stato sociale del nostro paese, a cominciare dalla sanità pubblica per la quale soldi non ci sono, ma per le armi di Kiev si.

Su tutto questo i comunisti in Italia dovranno trovare la massima unità e fermezza ideologica, guardando alla storia iniziata 102 anni fa, non per sterile rimpianto, ma per incidere nuovamente nelle questioni dirimenti del presente, sapendo prefigurare come per la stagione dei Volontari per la Libertà, il futuro del nostro Paese, mutando le condizioni di vita dei nostri concittadini e ribaltando alla radice un sistema economico e finanziario che fonda le sue basi proprio nello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Alessandro Fontanesi