I 100 anni di Gianni Rodari, un legame profondo con Reggio Emilia

“Gianni Rodari è stato il più grande scrittore di favole e filastrocche del novecento italiano, segnando profondamente l’apprendimento di intere generazioni di bambini e ragazzi tra gli anni ’60 e ’80. L’immaginazione attraverso l’uso rivoluzionario della parola, sono stati il tratto e la firma indelebile di ogni suo lavoro. Rodari ha scritto su quotidiani come l’Unità e Paese Sera, ha diretto il giornale per ragazzi il Pioniere, è stato attivo collaboratore di associazioni di genitori e insegnanti, ha lavorato in modo originale con tante amministrazioni comunali, anche con quella di Reggio Emilia.

Nel 1972 infatti, il Comune di Reggio, grazie all’idea di Loris Malaguzzi, organizza una settimana di incontri di formazione per gli insegnanti delle scuole dell’infanzia, chiamata “Incontri con la Fantastica” e l’ospite fu proprio Gianni Rodari . Il suo libro forse più conosciuto, “La grammatica della fantasia” del 1973 è proprio dedicato alla città di Reggio Emilia. Oggi 14 aprile, giorno in cui si ricorda Rodari nell’anniversario della morte purtroppo prematura e drammatica, attraverso qualche “copia incolla” di “frasi celebri”, come avviene per Gramsci, volutamente si adombra la tempra politica del personaggio, banalizzandola, “annacquandola”. Rodari era comunista. Come Loris Malaguzzi. Come Nilde Iotti. Ma non si deve dire, perché gli “eredi” politici sono nel frattempo diventati altro. Probabilmente quello che Rodari ha sempre contrastato e “smontato” con l’uso della fantasia.

Nel dicembre del 1943 viene chiamato a rispondere ai bandi della RSI, tuttavia la morte di due dei suoi più cari amici sui fronti di guerra fascisti e l’internamento del fratello nei campi di concentramento in Germania, lo inducono ad aderire alla Resistenza. Gettò infatti l’uniforme ed entrò in clandestinità, iscrivendosi dal successivo 1° gennaio 1944 al Partito Comunista. Dopo la Liberazione intraprese la carriera di giornalista, non a caso dirigendo l’Ordine Nuovo, periodico della federazione comunista di Varese.

In piena guerra fredda, nel 1951, dopo la pubblicazione del suo primo libro pedagogico Il manuale del Pioniere, venne scomunicato dal Vaticano, che lo definì “ex-seminarista cristiano diventato diabolico”. Per tale motivo le parrocchie bruciavano nei cortili il Pioniere e i libri di Gianni Rodari, a dimostrazione di quale fosse il tenore della propaganda anticomunista nel Paese. Il 13 dicembre del 1953 fondò Avanguardia, giornale nazionale della FGCI, Federazione Giovanile Comunista Italiana.

Verrà chiamato nel 1956 da Pietro Ingrao a dirigere l’Unità. Tuttavia non si puo’ rinchiudere il pensiero di Rodari nella “semplice” adesione politica e ideale, ma è pur vero che non è storicamente corretto separare il suo credo da tutto il resto, anzi, è parecchio fazioso, perché è innegabile il contributo di tanti comunisti di questo Paese, prima alla sua Liberazione dal fascismo e successivamente al suo consolidamento e sviluppo umano, politico e culturale. Piaccia o no.

E tutto questo anche per quanto riguarda Gianni Rodari e che non a caso, proprio attraverso l’uso rivoluzionario della parola, seppe schierarsi contro la sopraffazione dell’uomo sull’uomo, contro lo sfruttamento, l’ignoranza e contro l’arroganza delle guerre, dell’imperialismo.

Alessandro Fontanesi, Reggio Emilia