Gael Azzolini, torna a vivere in Appennino e apre un mulino per piccoli produttori

Lancia un locale di successo, gira l’Italia e l’Europa per lavoro (da organizzatore di gare per auto a rappresentante) e, infine, torna al paese di origine dei genitori aprendo un mulino a servizio dei piccoli produttori.

È la bella storia di Gael Azzolini, 43 anni, madre francese, padre vettese, nato a Reggio. Anni fa, per la prima volta, Gael tornò al paese di origine per aprire una locanda di successo (Locanda del Gaio) in Riva all’Enza, a Lido di Vetto. Ceduta l’attività, si mosse in diverse regioni e nazioni. All’ultimo rientro nel vettese, 5 anni fa, la decisione di restare e mettere a coltura alcuni campi dei genitori, abbandonati.
“Fu in questa occasione che scoprii che le aziende agricole dell’Appennino erano sprovviste di servizi essenziali per la preparazione e il confezionamento di cereali e granaglie. Un esempio emblematico il farro, per cui da qui ci si spostava in Garfagnana percorrendo anche 150 km”.

“Era nelle mie corde – spiega Gael – sapere che in montagna si potesse fare qualcosa di buono a servizio della nostra comunità che ha moltissime potenzialità”. Detto fatto: in località Cantoniera, lungo l’Enza al confine tra Reggio e Parma nella Riserva di Biosfera dell’Appennino tosco emiliano, ha rilevato un fabbricato dove ora, su 500 metri di superficie, ha installato – rischiando in proprio, come imprenditore ndr – un impianto per la molitura rigorosamente a pietra, con vagli di vario tipo, decorticatori, magneti , molitori….

È nato così il “Molino Caradello” che lavora in conto terzi e risultati, dall’avvio della produzione, sono incoraggianti e farebbero impallidire i piccoli mulini che, un tempo, caratterizzavano ogni piccolo corso d’acqua dell’Appennino: 1.000 quintali lavorati per conto delle aziende che a lui si rivolgono, 20.000 confezioni prodotte.
“In realtà – spiega Gael – i miei clienti sono soprattutto piccole aziende. Molti agricoltori, infatti, hanno in questi ultimi anni riscoperto la possibilità di mettere a coltura e recuperare piccoli appezzamenti producendo grani antichi, farro, mais, legumi che, attraverso il nostro mulino, possono essere lavorati, confezionati e, se richiesto, anche etichettati in un impianto, il nostro, certificato biologica da Icea”.

Gael ha creato lavoro dato che ha due collaboratori, Giancarlo e Laura, ma il principale merito “è quello di consentire agli agricoltori di riappropriarsi, tramite la vendita diretta, di un valore aggiunto maggiore che, diversamente con la consegna ai grossisti, si perdeva lungo la filiera. I consumatori finali, dal canto loro, comprano direttamente a Km0 dal produttore”.
“Aiutiamo anche direttamente e con diversi consulenti a sviluppare il mercato per ogni singolo agricoltore – spiega il neo mugnaio – , fornendo consulenza di semina in base alle richieste di mercato”.

A chi gli chiede del perché della sua scelta Gael risponde: “crediamo nella produttività delle nostre terre, esprimono un’agricoltura qualitativa che sanno fare agricoltori determinati. Diciamocelo: cereali e legumi dell’Appennino Emiliano non hanno niente da invidiare a quelli del resto d’Italia, figuriamoci d’Europa”.
Ora, grazie al suo lavoro, produttore e trasformatore sono più vicini e queste eccellenze locali possono finire sulla tavola di tutti. La ripartenza, in Appennino, è fatta da storie come questa.

G.A.