Fantuzzi (Reggio città aperta): “Il progetto Silk-FAW insegue l’insensatezza di un modello di crescita infinita in un pianeta finito”

L’informazione locale ha dato in questi giorni un ampio spazio al dibattito sul mega progetto presentato dalla joint venture sino-americana Silk EV – FAW, un “progetto industriale di scala mondiale che porterà un investimento di un miliardo di euro e mille posti di lavoro per realizzare auto elettriche di alta gamma nella nostra città”, come riportato con la consueta enfasi dal sito del Comune di Reggio Emilia, lo stesso che seguita ad affermare che non verrà consumato nuovo suolo quando, in realtà, quell’area oggi è ancora verde.
 
Non ribadirò, ancora una volta, che un progetto come questo rappresenta una lettura del tutto antitetica delle questioni che la pandemia ha portato drammaticamente alla ribalta, ovvero l’insensatezza di un modello di sviluppo che punta alla crescita infinita in un pianeta finito, attraverso la distruzione delle risorse naturali e la granitica difesa di uno stile di vita, il nostro, non più sostenibile nel medio termine e che la costruzione di Suv, anche se elettrici, continua ad alimentare nell’immaginario collettivo.
 
Altro che sviluppo sostenibile, l’ossimoro per eccellenza.
In tutto ciò si inserisce l’obiettivo di sostituire ogni auto a energia fossile con la corrispondente elettrica, per di più di lusso: una follia, appunto. Nonché un chiaro segnale a chi la pandemia l’ha subita: le classi meno abbienti, quelle di cui la nostra amministrazione dovrebbe occuparsi. Pensare di tornare alla normalità, senza domandarci cosa sia la normalità e se il mondo “normale” ante coronavirus sia quello auspicabile per il futuro, sarebbe un grave errore, l’ennesimo.
 
Ma non è questo il cuore della mia riflessione odierna.
Ecco pertanto i quesiti che vi prego non soltanto di pubblicare, ma anche di portare al Presidente (non governatore) dell’Emilia Romagna, al Sindaco di Reggio Emilia e, se possibile, agli investitori.
 
1. Quali garanzie abbiamo che la joint venture sino-americana Silk EV FAW resti a Gavassa, area già peraltro martoriata dal costruendo mega impianto Forsu, e non delocalizzi se dovesse trovare costi inferiori? 
 
2. Sono stati considerati i costi sociali e ambientali legati a un simile e possibile evento?
 
3 Per quanto riguarda i – ventilati – benefici, ovvero la creazione di “buoni” posti di lavoro (non è peraltro chiaro quali siano i cattivi), saranno persone assunte sul nostro territorio o, come non improbabile, già formate nel gruppo e trasferite a Reggio? Quali saranno i contratti a essi applicati?
 
4 Dove sarà la sede fiscale di Silk EV e, soprattutto, dove pagherà le tasse? Riceverà agevolazioni fiscali per l’insediamento a Reggio Emilia?
 
Domande, come si vede, non di un “talebano verde in cerca di visibilità” (definizione che ormai fa tenerezza), ma che ogni amministratore pubblico dovrebbe farsi seriamente.
Ma occorre rispondere ora, non quando sarà troppo tardi.
 
Francesco Fantuzzi – Reggio città aperta