Essere o non essere scuola. Di Gianluca Tortora (Circolo Gentile, FdI)

Siccome le sedie della ragione erano occupate, ci siamo seduti dalla parte del torto”. Una celebre frase che si adatta perfettamente alla questione della scuola ai tempi del coronavirus.
Una situazione veramente paradossale a seguito di apertura a settembre, chiusura e ricorso alla DaD ad intermittenza fino a questi giorni, sebbene ci lasci ben sperare la promessa di Draghi di riaprire dopo Pasqua.

Dal famoso paradigma sostenuto anche dal governo “giallorosso”, secondo il quale dalla scuola deriva il quoziente di crescita di una nazione, sino alla confusa gestione delle Regioni, continua la politica del lockdown.
Confidando nella prossima massiccia consegna di vaccini destinati all’Italia, si dovrà affrontare il tema della vaccinazione, pianificando di vaccinare il personale scolastico immediatamente dopo le categorie fragili.
Ma sorge spontanea una domanda per i non addetti ai lavori: se il Governo Draghi ritiene di poter riaprire gradualmente le scuole ora che i numeri dei contagi, dell’occupazione delle terapie intensive sono comunque alti ed il numero delle vittime stabilmente altissimo, cosa è mutato rispetto a qualche mese fa?
O si sta prendendo atto, senza voler ammetterlo, che si devono riaprire le scuole perché in passato sono state fatte scelte errate? Non si può ammetterlo perché altrimenti si fa torto a qualcuno? E agli italiani chi deve pensarci?

Contestualmente resta sempre aperta la problematica legata al trasporto e ai meccanismi di ingresso e deflusso dai plessi scolastici. La scuola è indubbiamente una bolla che può essere penetrata solamente nei momenti di entrata ed uscita dei suoi frequentatori. Le immagini degli autobus stipati sono ancora impresse nella memoria collettiva senza che siano state adottate iniziative per la collettività.

La Dad (didattica a distanza) doveva essere una soluzione temporanea che, invece, potrebbe farci ricadere nel solito copione all’italiana dove nulla è più definitivo di ciò che è temporaneo.
Serve il tanto declamato scatto progettuale finalizzato a coniugare diritto allo studio e tutela della salute pubblica: vogliamo vivere e non sopravvivere.

Gianluca Tortora, Presidente Circolo Culturale “G. Gentile” Fratelli d’Italia