Elezioni, 50 reggiani scendono in campo per la Rubertelli

 “Mai come ora Reggio Emilia ha bisogno di una svolta, di un cambio di passo verso un governo che si lasci alle spalle l’immobilismo di questi anni e affronti i problemi vecchi e nuovi di questa città. Vogliamo un’Amministrazione locale che ascolti le persone, a prescindere dal colore politico. Troppi talenti e intelligenze sono stati soffocati, troppo spesso dialettica e confronto sono stati ridotti ai minimi storici, in ossequio a quel pensiero unico che divide ciascuno di noi in buoni e cattivi”.

Inizia così l’appello al voto che una cinquantina di reggiani, più o meno conosciuti, hanno voluto indirizzare alla città per sostenere la candidatura a sindaco di Reggio di Cinzia Rubertelli (Alleanza Civica). In calce all’appello si trovano parecchi nomi noti della società civile reggiana, espressione del mondo delle professioni e del lavoro.

Molti sono esponenti di quell’area politica moderata che s’ispira ai valori del cattolicesimo democratico. Tra i firmatari si leggono, tra gli altri, i nomi di Emerenzio Barbieri, ex parlamentare del Pdl, della regista teatrale Carla Bazzani, dei medici Omar Caiti e Massimo Pantaleoni, dei medici dentisti Alberto Casali e Dario Caselli (ex presidente della Fondazione Manodori), dell’ex presidente di Confcommercio Paolo Ferraboschi, dell’avvocato Gabriele Ferrari Bergomi, dell’ex segretario della Cisl Mario Poli, di Germana Tassoni, animatrice di uno dei comitati cittadini della zona stazione, dell’ex segretario della Dc, Luciano Vallery, del commercialista Eugenio Menozzi.

“A Reggio Emilia – si legge nell’appello – serve una proposta civica seria e credibile, come quella avanzata da Cinzia Rubertelli, forte, oltre che del suo lavoro d’imprenditrice, dell’esperienza di opposizione portata avanti in Consiglio comunale: cinque anni d’impegno concreto sui problemi veri della città e non basato sulla politica urlata, fatta di slogan e di promesse roboanti. Serve l’esperienza di chi, come lei, ha conosciuto dal suo interno la macchina comunale e la città e ha un profilo di serietà personale e competenze professionali per guidarla. Il populismo è popolare perché denuncia problemi veri, che però spesso non sa affrontare. La competenza e la moderazione, pur meno popolari, sono le virtù che consentono di risolverli. Ci sono temi importanti come quello della sicurezza, che non possono essere liquidati come mere percezioni e quindi negati, o confinati solo nell’ambito dell’ordine pubblico”.