DPCM “Cura Italia”, da Reggio Emilia parte denuncia nei confronti del Governo

Il 29 aprile è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto-legge “Cura Italia” del 17 marzo 2020, n. 18, coordinato con la legge di conversione 24 aprile 2020, n. 27. Tale provvedimento contiene una serie di misure finalizzate a far fronte alle conseguenze dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, riguardanti diversi settori, dal sistema sanitario alla giustizia, dal sostegno al mondo del lavoro al finanziamento delle imprese ecc.

Un decreto che ha creato non poche perplessità in buona parte della popolazione. Non si contano infatti i commenti che inondano il web di critiche nei confronti dei DPCM emanati dal Governo, dalle diverse associazioni di categoria, Comuni, enti sportivi, Cei….e tanti, tantissimi cittadini che lamentano anche la mancanza di chiarezza normativa fino a contemplare l’ipotesi di violazione di Diritti costituzionali.

Avv. Erica Romani

Una cittadina reggiana residente a Casalgrande -Cristina Meglioli-, non si è limitata allo sfogo sui social, ma è andata oltre: si è rivolta al suo legale di fiducia Avv. Erica Romani e ha presentato un argomentato Esposto presso la Procura di Roma per verificare e procedere “nei confronti dei responsabili nella messa in opera delle procedure relative alla misure contenute nel decreto “Cura Italia” e successivi”.

La Meglioli, titolare di una piccola ditta edile, ha illustrato nell’Esposto la drammaticità della situazione in cui sono costretti a vivere gli artigiani, gli autonomi e i titolari di ditte a seguito dei provvedimenti governativi che hanno imposto il lockdown: “milioni di italiani si sono trovati nell’impossibilità di svolgere la propria attività, unica fonte di reddito e unico mezzo del loro sostentamento e della loro famiglia”, quindi anche impossibilitati “al pagamento delle tasse, mutui, salari, contributi, bollette fornitori ecc”.

Dopo aver evidenziato che il Governo già il 31 gennaio era a conoscenza dell’epidemia in arrivo (ndr, data in cui lo stato di allerta sanitario fu riportato nella Gazzetta Ufficiale) e che non informando adeguatamente i cittadini non si sono potute prendere misure idonee “mettendo così a rischio la vita delle persone” oltre che la vita delle imprese che “hanno continuato ad assumere obbligazioni, contrarre finanziamenti e mutui”, la denunciante definisce il DPCM “inadeguato e inadatto, senza forza di legge idonea per poter limitare e comprimere le libertà personali e commerciali costituzionalmente garantite”.

Il richiamo è all’articolo 3 della Costituzione per il quale “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

“Quali azioni sono state fatte dal nostro Governo al fine di adempiere al dettato costituzionale? -chiede la Meglioli-. Se la salute è un bene primario, ed è giustissimo che sia così, ed in nome della salute in una situazione si emergenza sono state poste in essere azioni di tutela, non è al pari un diritto quello invocato dall’art. 3 della Costituzione? Per la difesa di questo articolo si è mosso il Governo? In che modo?”.

La denunciante snocciola quindi punto per punto le limitazioni normative e le conseguenze che esse hanno causato nella vita dei cittadini e delle imprese italiane, chiedendo di procedere nei confronti dei responsabili, qualora, una volta accertati i fatti, emergessero eventuali reati.

mb