Ricordato De Gasperi, una persona retta che viveva la politica come puro servizio

Alcide De Gasperi credente; discepolo interiore fedele alla causa di Dio; proteso a fare della sua vita l’intensità di una missione; un’esistenza, la sua, segnata dalla Croce. Su queste peculiarità dello statista trentino, di cui è in corso la causa di beatificazione, si è incentrata l’omelia pronunciata sabato 25 agosto nella basilica cittadina di San Prospero da mons. Paolo Rabitti, arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio, nel corso della celebrazione eucaristica nel 64° anniversario della morte del presidente del Consiglio e segretario della Democrazia Cristiana, che sapeva guardare all’umano con la visione del divino.

La annuale funzione religiosa, che da undici anni tradizionalmente ricorda nella preghiera anche gli esponenti cattolici nazionali e locali impegnati in politica, quest’anno ha voluto anche onorare la figura di Aldo Moro, nel 40° della sua barbara uccisione da parte delle brigate rosse. Hanno dato la loro adesione alla celebrazione eucaristica promossa dal Circolo di cultura “Giuseppe Toniolo” le associazioni di ispirazione cristiana: Azione Cattolica, Acli, A.Ge, Aimc, Anspi, Alpi-Apc, Cif, Fism, Fidae, Forum Famiglie, Ucid, Uciim, Ugci, Società S.Vincenzo de’ Paoli.

Lo stesso De Gasperi, che mons. Rabitti ha definito “un gigante”, ebbe a scrivere che il cristiano deve intendere la politica come estrinsecazione della sua fede e come opera di fraternità sociale. Robert Schumann – uno dei tre grandi padri fondatori dell’Europa assieme agli altri due statisti cattolici: De Gasperi e Adenauer – affermò: “Tutta la sua vita discendeva dai principi che aveva accettato una volta per tutte.

La vita religiosa, la democrazia, l’Italia, l’Europa erano per lui dei postulati di una fede profonda, indefettibile. Egli aveva l’anima di un apostolo, ma non di un settario”.
E il brano del Vangelo di Luca proclamato nella celebrazione eucaristica affermava che l’albero buono si riconosce dai frutti: l’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore tira fuori il bene, definizione che ben si attaglia a De Gasperi che voleva essere ricordato soprattutto come “un uomo di fede”. Onestà, dirittura morale, fraternità, integrità, coerenza sono state le costanti peculiarità del suo agire politico.

Tre i capisaldi della vita dello statista che sono stati focalizzati dall’arcivescovo Paolo Rabitti: nitore di vita; amore di sposo e di padre; soprattutto, servizio non accaparramento. Così De Gasperi definiva quest’ultimo aspetto: “Aver carattere vuol dire seguire i dettami della retta coscienza, nell’adempiere a qualsiasi prezzo il proprio dovere, in conformità agli impegni e alle funzioni assunte”. Parole quanto mai emblematiche e cogenti per l’attuale classe politica che da De Gasperi tanto ha ancora da imparare e da imitare!

Il celebrante si è anche soffermato sui rapporti non facili con la Santa Sede durante il pontificato di Pio XII e sulla considerazione che a De Gasperi riservò Giovanni Battista Montini.

Introducendo la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Rabitti, contrassegnata da una folta partecipazione di fedeli e concelebrata da mons. Gianfranco Gazzotti, don Daniele Casini, don Antonio Davoli – all’altare erano i diaconi Cesare Pelosi Bonini, Enver Lusbardi e Alfredo Zannini – il presidente del Circolo “Toniolo”, Luigi Bottazzi, ha delineato le caratteristiche dell’annuale iniziativa: momento di preghiera, di memoria e di riflessione. Inoltre ha annunciato la prossima pubblicazione delle omelie pronunciate dal 2008 al 2018 nelle Messe celebrate da vescovi e sacerdoti reggiani in occasione dell’anniversario della morte di Alcide De Gasperi; la prefazione sarà scritta dalla figlia Maria Romana.

Giuseppe Adriano Rossi

(Nelle foto, l’Arcivescovo Rabitti durante l’omelia; i fedeli nella Basilica di San Prospero; il saluto di Gigi Bottazzi)